Per realizzare il suo primo lungometraggio, Partes usadas, Aarón Fernández Lesur ha scelto un tema strano ma popolarissimo in Messico come il commercio dei ricambi d’auto, “l’attività più diffusa nella capitale del mio Paese” ci ha confidato lo stesso regista. Quattro cortometraggi all’attivo e una formazione cinematografica francese alle spalle, il filmmaker messicano ci ha raccontato di essere innamorato del neorealismo italiano e di aver sempre trovato nelle pellicole di De Sica, Rossellini e Pasolini grossa fonte d’ispirazione, “specie nella commistione tra poesia e naturalismo tipica dell’artista emiliano”. Oggi Lesur ammira pellicole come A via Lactea di Lina Chamie o Historias minimas di Carlos Sorin, perché “sono storie in cui persone comuni cercano di vivere e sopravvivere al tram tram quotidiano”. E se possibile in qualche caso provano a uscirne: è il caso di Ivan quattordicenne che vive in Messico insieme allo zio Jaime, un mediocre rivenditore di pezzi di auto usate. Entrambi sognano una vita migliore e mettono da parte i loro risparmi per emigrare a Chicago. Ben presto però i due capiscono che per realizzare il loro sogno occorre molto più denaro, sarà allora che Jamie farà del nipote un ladro di ricambi per auto. Ivan, tipo sveglio e determinato, si rivelerà subito all’altezza del compito coinvolgendo coinvolgendo nei furti anche il suo amico Efrain. Le cose sembreranno andare finalmente per il verso giusto, finchè Ivan scoprirà le vere intenzioni dello zio.
C’è un significato metaforico o nascosto nel titolo del film e in generale nella vicenda del film?
Più di uno. Anzitutto il titolo Partes usadas in spagnolo può avere due traduzione diverse: la prima letterale di pezzi di ricambio veri e propri, e la seconda più filosofica indica esseri umani che vengono sfruttati, un po’ come i pezzi all’interno di un ingranaggio.
Lei ha raccontato molti temi forti all’interno della pellicola come lo sfruttamento minorile e il tradimento. Voleva mandare un messaggio preciso al pubblico dei più giovani? Non è assolutamente un film moralista. Mi interessava mostrare la parabola discendente di un ragazzo, che innocente al 100% non è stato mai, ma è pur sempre un 14enne che invece di studiare a scuola o giocare con i coetanei è costretto a crescere in fretta e a diventare una pedina in un gioco più grande di lui.
Una volta capita la situazione però Ivan riesce a trarre vantaggio da tutto questo a discapito di Efrain
Sì, forse il vero tema del film è proprio la relatività di certe situazioni, ovvero come la nostra percezione cambia a seconda dei diversi punti di vista. Ad esempio la relazione vittima/carnefice cambia spessissimo nella pellicola così come nella vita reale: prima è Ivan ad essere sfruttato dallo zio, ma poi sarà lui stesso a tramutarsi in boia per il suo amico Efrain. Credo che mi interessasse raccontare come tradiamo facilmente qualcuno, non importa quanto sia legato a noi. La lealtà è qualcosa su cui passiamo sopra con disinvoltura e non dovrebbe essere così, nemmeno da ragazzi.
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