Così come Cappuccetto Rosso veniva incaricata di attraversare il bosco per portare un cesto di viveri alla nonna malata, così è chiamato a fare Daniele, il giovanissimo protagonista di ‘A muzzarell’, il nuovo film di Diego Santangelo in arrivo nelle sale il 15 febbraio 2024. Nella “cesta” questa volta ci sono delle squisite mozzarelle e “il bosco” sono i quaranta km che separano Castel Volturno da Bagnoli nei Campi Flegrei, dove vive la nonna morente del ragazzino. Di rosso non c’è un cappuccio, ma un vestito, quello indossato da Martina, “amichetta” di Daniele chiamata ad accompagnarlo in questa Odissea attraverso una Campania onirica e realistica al tempo stesso.
Sono tanti i personaggi – reali o immaginari non ci è dato saperlo – che incontrano i due protagonisti nel loro travagliato viaggio. Un’ispirazione neorealista “emerge dalla scelta di affiancare ai protagonisti e alcuni attori di spicco, attori in massima parte non professionisti, – come dichiara lo stesso regista – individuati nel loro contesto quotidiano e dalla fotografia impietosa della condizione di emarginazione e di disagio sociale delle aree a nord di Napoli, nel casertano, soprattutto di Castel Volturno e dintorni, per poi descrivere i Campi Flegrei, come la terra di salvezza e di redenzione di un viaggio ideale”.
A interpretare i due protagonisti troviamo Daniele Aiello e Martina Varriale. Sulle loro esili e giovani spalle grava il peso di due personaggi – spacciatore lui, aspirante influencer lei – che rappresentano il dramma di una generazione campana schiava della povertà e di un mondo digitale contro cui non si hanno gli strumenti per opporsi. Il discorso centrale del film secondo le parole dello stesso Santangelo è “la condizione di forte rischio e di potenziale devastazione che vivono i nostri adolescenti, soprattutto quelli che oggi si affacciano alla vita, cresciuti nella frenesia della mobilità di genitori sempre in corsa – assenti, spesso divorziati, disperati, che hanno smarrito la rotta della genitorialità – nella più assoluta incomprensione nel mondo che non ha più regole e valori, un mondo digitalizzato e ‘socialized’. Le seduzioni, le dipendenze e i guasti psicologici che trasformano la vita di questi ragazzini in un inferno: delineando una società di bulli in competizione per la griffe, il cellulare, la curva da stadio, l’anoressia da app che filtra forme e liscia pelle creando cloni perfetti, un mondo impossibile ma concretamente virtuale, che si sostituisce al mondo reale fatto di affetti e relazioni umane”.
Per restituire la realtà allucinata e deviata che aveva in mente, Santangelo utilizza uno stile registico coraggioso, evidente nelle variopinte scelte musicali – con brani trap, neomelodici e classici della musica leggera che si alternano a una sognante colonna sonora originale – e, soprattutto, nel tamburellante montaggio, che ci aiuta a interpretare il film come una vera e propria fiaba nera metropolitana, dove sogno e realtà si mischiano per veicolare una morale. In ‘A muzzarell’ i giovani di oggi sono chiamati a “trovare la strada” verso casa, alla ricerca di una purezza e di una leggerezza forse assente nell’infanzia di molti. Qualcosa di genuino e semplice come quelle mozzarelle che, nel corso del film, vengono frequentemente addentate con gustosa voracità.
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