A Chiara di Jonas Carpignano, applaudito a Cannes 2021 dove ha vinto l’Europa Cinemas Cannes Label alla Quinzaine des Réalisateurs (leggi l’articolo), selezionato per gli Efa, gli Oscar del cinema europeo che si terranno a dicembre, comincia il suo viaggio in sala, distribuito dal 7 ottobre da Lucky Red. Inoltre è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI.
Chiara, interpretata dalla eccezionale esordiente Swamy Rotolo, scopre improvvisamente che il padre tanto amato non è un impiegato del catasto quando lo vede fuggire in piena notte dalla finestra con la madre ad aiutarlo. Scopre da sola il bunker segreto in casa e dettagli sulla sua ‘professione’. E’ coraggiosa Chiara: si mette in discussione, mette in discussione il padre, i familiari conniventi, ma quando il tribunale dei minori viene a prenderla per ‘salvarla’ lei non ci sta e scappa. Il film racconta una realtà che non molti conoscono: c’è un protocollo legislativo, ‘Liberi di scegliere’ ideato dal presidente del tribunale dei minori Roberto di Bella per togliere i minori in serio pericolo psichico ed anche fisico all’interno delle famiglie di mafia e farli crescere altrove con famiglie pronte ad accogliere. Questo, secondo moltissimi, è uno dei pochi fari di speranza in terre condizionate dalla malavita organizzata, dalle ‘ndrine.
“E’ il terzo che giro a Gioia Tauro”, dice Jonas Carpignano, il talentuoso regista 37enne nato a New York di origine italiana, con cittadinanza americana, accento calabrese e un padrino cinematografico d’eccezione come Martin Scorsese. “Non ho mai visto una sparatoria, non si può negare che ci sia un tessuto sociale difficile e complesso ma vivere qui non è come ci hanno abituati le fiction, è molto più normale, è un microcosmo, un laboratorio di globalismo, con giovani non diversi da tutti gli altri. La differenza – prosegue – è che tuo padre si può trovare a fare un lavoro malavitoso e non sempre è una scelta ma l’unica cosa possibile e al tempo stesso amare la tua famiglia”.
Tutta la famiglia Rotolo ha partecipato al film e tutto il cast è preso dalla strada, un ‘neorealismo’ accentuato dal fatto che “non ho mai dato loro la sceneggiatura volevo sorprenderli, dando loro la possibilità di viverlo più che interpretarlo”, aggiunge Carpignano. “Faccio film che riflettono il mondo che raccontano, lontani dai cliché , più vicini possibile alla realtà “, spiega il regista che con A Chiara conclude la trilogia di Gioia Tauro iniziata con Mediterranea (2015) e proseguita con A Ciambra (2017). Girato a Gioia Tauro (dove Carpignano fa anche un festival di cinema), nel quartiere storico di Piano delle Fosse con abitanti ormai habitué del suo cinema come la famiglia Rotolo, con la comunità rom di Ciambra, porta al cinema una Calabria non arcaica ma moderna con tutte le sue contraddizioni.
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