A Catania l’arte dei trailer e dei videogiochi

L’incontro Le nuove frontiere del videogioco (realizzato in collaborazione con la rivista ‘8 ½’) e una chiacchierata sul mestiere del trailer maker dominano la seconda giornata di TrailersFilmFest


CATANIA – L’incontro Le nuove frontiere del videogioco e una chiacchierata sul mestiere del trailer maker dominano il pomeriggio della seconda giornata di TrailersFilmFest, dopo la presentazione di N-Capace da parte della regista Eleonora Danco. Al primo, moderato dal giornalista Alessandro De Simone e organizzato in collaborazione con Everyeye.it e la rivista ‘8 ½ – Numeri, visioni e prospettive del cinema italiano’, partecipano Andrea Guglielmino (redattore proprio di 8 ½ oltre che di CinecittàNews), Davide Bilotta, marketing manager della sezione games di Warner (che illustra la campagna dietro al recente successo Batman: Arkham Knight) e Daniele Falcone, Marketing Manager di Koch Media. “Videogiochi e cinema si sono sempre inseguiti l’un l’altro – dice Guglielmino – i primi hanno cercato di guadagnare il linguaggio del secondo, di acquisire la possibilità di alternare le inquadrature e di dare ai personaggi dei volti espressivi”.

E sembra esserci riuscito, se si vanno a vedere i trailer dei recenti videogiochi – tra cui proprio Arkham Knight – che attraverso il motore grafico riescono a suscitare emozioni molto simili a quelle dei più moderni kolossal hollywoodiani. “Un tempo – spiega Bilotta – i videogiochi tratti dai film si realizzavano a seguito del successo in sala, cavalcando l’onda con delle produzioni spesso scadenti che trasponevano goffamente quanto visto su grande schermo. Oggi le cose stanno diversamente. Warner sa che Batman è una proprietà intellettuale di alto rilievo, e si muove in parallelo: al cinema affida la storia ai registi più quotati del momento, ma i videogiochi li sviluppa a parte, con un universo narrativo a sé stante e indipendente, puntando alla qualità. E il risultato funziona e attira partnership cross-mediali interessanti, come quella con la band Muse che ha deciso di lanciare il suo nuovo singolo proprio in abbinamento al trailer del videogame”.

“In ottica cross-mediale è interessante il caso della serie campione di vendite Metro – spiega Falcone – tratta da una serie di romanzi dello scrittore russo Dmitry Glukhovsky, senza passare dal media cinematografico. In un certo senso la serie nasceva già interattiva, perché lo scrittore inizialmente la pubblicava a puntate sul suo blog e inseriva nella trama i suggerimenti dei suoi lettori, che man mano crescevano sempre di più”. E le nuove frontiere? “Probabilmente la realtà virtuale di Oculus Rift, un nuovo sistema tecnologico che a breve diventerà lo standard – ipotizzano i relatori – il videogioco ha conquistato il linguaggio del cinema e ora vuole superarlo proiettando il giocatore direttamente al centro dell’azione”.

Il secondo incontro ha per protagonista Edoardo Massieri, grande esperto nell’arte del trailer-making. “Ma non mi considero un artista – dice – anzi fatico a parlare in pubblico. Sono un artigiano un ‘mastro’, come mi ha definito qualcuno. Ho iniziato lavorando a dei trailer audio, poi con i computer la mia azienda è cresciuta e ci siamo messi sulle immagini, tagliando e cucendo anche trailer per film americani importanti, tra cui proprio quelli di Batman. E’ stata una bottega importantissima perché mi ha permesso di studiare gli elementi primari del trailer: la musica, l’effettistica, tutto. Anche se la parte audio resta importantissima. La musica e gli effetti sonori sono per me l’80% del trailer. Individuata quella – che spesso non coincide con le musiche scritte per il film, inadatte a narrare in due minuti – il trailer per me è fatto. Non è mio compito giudicare un film. Se non mi piace cerco comunque di individuarne il meglio, di asciugare al massimo quello che mi lascia, immagini, volti di attori, frasi. Le segno con dei marker e poi mi metto al lavoro. Anche se all’inizio mi sembra sempre un’impresa titanica. Dico sempre ‘non ce la farò mai’. Ma poi ce la faccio. Di solito parlo prima con i produttori, che non vogliono quasi mai farmi incontrare i registi, perché in effetti sono parte in causa e il loro coinvolgimento nella realizzazione dei trailer può essere frustrante. Io però ci voglio parlare, almeno una volta, il regista del film cerco di incontrarlo. Ammetto che una volta, con Nanni Moretti, mi sono trovato in difficoltà. Mi ha chiamato a sorpresa e non avevo idea di dove avesse trovato il mio numero. Voleva che facessi un trailer per i Taviani. Così sono venuti in sala, tutti e tre. Mi sembrava di essere a un esame. E ovviamente le attrezzature hanno cominciato a non funzionare, un classico”.

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01 Ottobre 2015

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