CANNES. Allo Short Film Corner il regista Dario Leone presenta il cortometraggio Dreaming Apecar, con Lorenza Indovina e Mircea Andreescu e Stelian Corniciuc.
Prodotto dalla Redibis Film di Daniele Segre e Daniele De Cicco e sceneggiato da Chiara Nicola, Dreaming Apecar ha per protagonista Caterina che a quarantacique anni ha perso il lavoro. Trovarne un altro sembra impossibile e così è costretta ad accettare di fare la badante. Si dovrà occupare di Gheorghe, un esuberante ottantenne romeno in sedia a rotelle, che è stato portato in Italia contro la sua volontà dopo essersi fratturato il femore dal figlio Ionel, cinquantenne titolare di una ditta edile, a Torino da più di trent’anni.
Caterina, di carattere timido e chiuso, viene così catapultata in un mondo che non conosce, a fare un lavoro che non avrebbe mai immaginato di fare. Gheorghe non parla italiano, vuole tornare in Romania e ha un carattere diretto ed estroverso. E, ovviamente, abitudini e usanze molto diverse dalle sue. Caterina ci mette tutto l’impegno per adeguarsi alla nuova realtà, anche facendo per Gheorghe strane commissioni in cui avvengono misteriosi scambi di oggetti e denaro. Così quella che poteva essere un’esperienza terribile si trasforma a poco a poco nell’occasione per cambiare, per essere meno rigida e più aperta, anche grazie alla presenza di Ionel e di altri romeni conosciuti a una festa.
Ma proprio quando comincia a sentirsi più serena, una sera Gheorghe scompare misteriosamente. Ha inizio una corsa nella notte per le strade di Torino: Caterina sa di doverlo ritrovare o perderà di nuovo tutto: il lavoro, i nuovi amici e il cambiamento che è appena iniziato dentro di lei.
“Le badanti, che pazientemente si prendono cura di persone anziane e/o non autosufficienti, sono per la grande maggioranza straniere – spiega Dario Leone nelle note di regia – Ma con la crisi economica lo scenario sta mutando. Essa infatti sta portando la classe media italiana verso una situazione economica e sociale che comporta sacrifici e perdita delle comodità acquisite. Il lavoro disponibile è limitato, e ne paga enorme dazio chi tra le vecchie generazioni si è ritrovato disoccupato (per fallimenti o riduzioni del personale) e costretto a cercare qualunque tipo di lavoro.
L’altro lato della medaglia mostra chi, immigrato in Italia, dopo anni di duro lavoro è riuscito a compiere un salto di classe economico-sociale e un notevole miglioramento di qualità della vita. Torino – scrive ancora i lregista – è la città campione di questo fenomeno, in cui vive la più numerosa comunità romena d’Italia, in gran parte impiegata nell’edilizia”.
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