Quali sono, nell’era di internet e del web, i nuovi canali di finanziamento della cultura? Il crowdfunding può davvero rappresentare un nuovo modello, partecipativo e dal basso, di reperimento di risorse per finanziare progetti culturali innovativi? A partire da questi ed altri interrogativi, 8½ organizza a Torino mercoledì 26 novembre alle ore 14,30 (in collaborazione col Torino Film Festival) un incontro moderato da Gianni Canova sul tema: “Fra miserabilismo e mecenatismo – Esiste in Italia l’industria culturale?”. All’iniziativa, che si terrà presso il “TFF Press & Lounge” (Piazza Castello, 165) interverranno Alberto Barbera, Alberto Abruzzese, Maite Carpio Bulgari, Emiliano Morreale e Domenico Sturabotti.
I numeri e le statistiche parlano chiaro. I nostri consumi culturali continuano a essere tra i più bassi d’Europa. Perché? di chi è la colpa? Nessun altro paese europeo ha un’offerta culturale solida come l’Italia: da noi ci sono ad esempio 48 teatri d’opera, mentre Francia, Stati Uniti, Russia, Spagna e Gran Bretagna ne hanno, tutti insieme, solo 34. E tuttavia leggiamo meno degli altri, andiamo a teatro e a concerti meno degli altri paesi, e quanto alle presenze alle Mostre i nostri dati sono deprimenti. E poi: cosa intendiamo per arte? Gli opinion leader che scrivono suoi giornali ci mettono Pompei e il Cenacolo vinciano. Gli Uffizi e la Valle dei Templi. La Pietà di Michelangelo e i Bronzi di Riace. I più spregiudicati si spingono fino a citare Il Quarto Stato di Pelizza da Volpedo e magari finanche un quadro di De Chirico. Ma si fermano lì. Mai una volta che uno di quelli che si occupano a tempo pieno dei destini ultimi dell’Arte e della Cultura si degni di citare anche il cinema e più in generale l’universo dei media come parte integrante del nostro patrimonio culturale. Ancora: perché? Forse perché siamo ancora prigionieri di un pregiudizio tardo-romantico e vetero-umanistico che esclude dalle “belle arti” tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia? O perché da noi una vera industria culturale non è mai esistita, e tutt’al più si è barcamenata fra assistenzialismi e protezionismi, è vissuta di rendite e clientele, si è lasciata coccolare ( e viziare…) senza mai farsi carico dei tratti fondativi e costitutivi di ogni attività industriale: il rischio, l’intraprendenza, il coraggio dell’innovazione…
L'incasso complessivo del Torino Film Festival è di 259mila euro, trend positivo tenuto conto della diminuzione degli schermi passati da 11 a 9
"Solo in questa città possono capitare cose come questa, peraltro a spese dei contribuenti. Davvero penoso", scrive su Facebook il senatore Pd Stefano Esposito
"Non so ancora quale ruolo avrà. Ho incontrato Iggy Pop a New York, lui per me è un mito e viceversa. Così mi ha chiesto di avere una parte nel film. Ha una faccia rude e forte, un fisico strano ed è una persona colta, che conosce bene il cinema e la musica. Il film, una coproduzione canadese, americana e tedesca, s’avvale anche del crowdfunding che finirà l’8 gennaio, un modo di avvicinare il mio pubblico", dice il regista che al TFF ha presentato la versione restaurata di Profondo rosso
Triangle, distribuito da Istituto Luce Cinecittà, vince al TFF il Premio Miglior film sul mondo del lavoro “per la sua capacità di intrecciare in maniera non rituale, storie che si legano in un filo che danno continuità alla memoria del tempo". Miglior Film di Torino 32 è Mange tes morts di Jean-Charles Hue; 2 Menzioni speciali, una della giuria e una ai personaggi intervistati, vanno a N-Capace di Eleonora Danco; Miglior Film per Italiana.doc è Rada di Alessandro Abba Legnazzi