“Ci piace pensare al Trento Film Festival come al saggio che indica la luna, sperando che nessuno si limiti a fissare il dito, ma che al contrario il nostro pubblico guardi con coraggio e determinazione al cielo, in cerca di risposte e nuove strade da percorrere” dice il presidente del 71° TrentoFF, Mauro Leveghi. “Il manifesto di Lorenzo Mattotti sembra suggerire il ruolo che l’uomo deve avere nella natura: esserci, non certo sparire, ma con lentezza, profondità e dolcezza, come auspicava il compianto Alex Langer. Nei temi ricorrenti dell’edizione 2023 ritroviamo questa visione e la tensione positiva a cercare non solo la direzione giusta per il cammino dell’uomo, ma anche le modalità del camminare, passo dopo passo”.
È con questo spirito che – dal 28 aprile al 7 maggio – Trento si conferma – come annualmente dal 1952 – città del cinema e delle culture di montagna: oltre 130 film e più di 150 appuntamenti, capaci di parlare a tutte le età. Gli ospiti, italiani e internazionali, sono – tra gli altri – Mauro Corona, Violante Placido con il reading teatrale con musiche dal vivo Più nei boschi che nei libri, viaggio musicale e letterario che ha come temi la natura, le foreste, l’aria limpida delle montagne, l’ecologia del pensiero prima che delle abitudini; Andrea Purgatori; il meteorologo Luca Mercalli; il fotografo Jim Herrington; il Coro Sosat che si esibirà in un tributo alle celebri colonne sonore di Ennio Morricone; la scrittrice e climber Anna Fleming; l’esploratore Alex Bellini; gli alpinisti Hervé Barmasse, Tamara Lunger, Alex Txikon, Sílvia Vidal, David Göttler, Thomas Huber, e tanti altri.
Nell’incontro che stamattina a Milano ha presentato l’edizione 2023 del TrentoFF hanno partecipato il presidente generale del Cai, Antonio Montani, il presidente e la direttrice della rassegna, Mauro Leveghi e Luana Bisesti, e il responsabile del programma cinematografico Sergio Fant. In rappresentanza del Comune di Trento, socio del Festival, è intervenuta l’assessora alla cultura, Elisabetta Bozzarelli.
“Dopo l’entusiasmante edizione del 70° non era facile mantenere lo stesso livello di programmazione, ma anche quest’anno abbiamo dimostrato che il Trento Film Festival non è proprio in grado di fermarsi: nonostante l’età è ancora un bambino curioso e irrequieto” ironizza Bisesti.
“Siamo riusciti a definire un programma di eventi di grande originalità, con format inediti ed esclusivi, toccando argomenti che non sempre sono mainstream ma che rappresentano uno spaccato importantissimo del mondo alpinistico, come il rapporto tra il rischio dell’impresa in quota e l’essere madri e padri. È questa la grande tradizione del Trento Film Festival, ciò che lo ha reso per decenni un appuntamento imperdibile per alpinisti, climbers e appassionati di montagna da tutto il mondo: non limitarsi a replicare temi e format già noti, ma coinvolgere i protagonisti e il pubblico in riflessioni nuove e spesso anticipatorie”.
27 sono i film in Concorso, tra i 130 complessivi: 14 lungometraggi e 13 corti. L’apertura, con l’anteprima internazionale di A passo d’uomo (Sur les chemins noirs) di Denis Imbert, con il premio Oscar Jean Dujardin in cammino attraverso la Francia, apre le visioni alle proposte delle 9 sezioni del programma.
Nel Concorso Internazionale che assegna le Genziane d’Oro e d’Argento – Giuria composta dalla regista Urszula Antoniak, da Anne Farrer, direttrice del Festival Internazionale del Film di Montagna di Autrans, dal fotografo Jim Herrington, dalla scrittrice e sceneggiatrice Francesca Melandri e dal programmatore cinematografico Paolo Moretti – spiccano l’ultima produzione “National Geographic” Wild Life sull’incredibile storia d’amore e di impegno per la natura di Kristine e Doug Tompkins, firmata dai premi Oscar per Free Solo Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin; Songs of Earth (La canzone della terra), prodotto da Wim Wenders e Liv Ullmann; il ritorno in concorso a Trento per Werner Herzog con l’ultimo lavoro The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft.
L’unico lungometraggio italiano in Concorso: l’anteprima mondiale di Montanario, in cui Eleonora Mastropietro analizza il legame tra tecnologia, turismo e alpinismo osservando l’attività della popolare funivia sul versante italiano del Monte Bianco, prima della chiusura del 2020.
L’acclamato Manodopera di Alain Ughetto, premiato come Miglior Film d’Animazione agli EFA European Film Award 2022, è uno straordinario film animato per adulti interamente realizzato con scenari in miniatura e pupazzi, che attraverso la vicenda della famiglia del regista ripercorre l’epopea e il dramma dell’emigrazione italiana attraverso le Alpi, in cerca di lavoro e fortuna in Francia, verrà distribuito nelle sale italiane da Lucky Red.
Tornano le riscoperte d’archivio: dopo la prima mondiale del restauro di Italia K2 lo scorso anno, e l’omaggio a Mario Fantin con i suoi film restaurati, il Trento Film Festival prosegue la collaborazione con la Cineteca di Bologna e il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, presentando per la prima volta la versione restaurata di un altro classico del cinema di montagna italiano, su un’altra spedizione celebre del nostro alpinismo: Everest: La spedizione italiana al tetto del mondo di Guido Guerrasio documenta la missione capitanata da Guido Monzino, con il contributo dell’esercito, che nel 1973 portò per la prima volta il tricolore in vetta alla montagna più alta della terra.
Immancabili i film naturalistici: due i lavori che trattano direttamente lo spinoso e attuale tema della convivenza tra uomo e grandi mammiferi sulle Alpi. L’ors con cui Alessandro Legnazzi rimette in scena tra realtà e finzione, con gli stessi abitanti nel ruolo di attori, la paradossale vicenda dell’orso M13 e della comunità di Valposchiavo nella Svizzera Italiana; mentre Ivan Mazzon e Bruno Boz con Lupo uno offrono un esaustivo resoconto del lavoro dei ricercatori incaricati di monitorare e gestire una famiglia di lupi sulle prealpi venete, con tecniche mai utilizzate nel contesto alpino.
Dalla presenza faunistica a quella umana, con altre due anteprime assolute: in Custodi, Marco Rossitti ha raccolto una serie di ritratti, frutto di anni di lavoro, di luoghi remoti e dei loro abitanti, che se ne prendono cura perché parte essenziale della propria identità; altro rapporto con il territorio del nostro Paese in La lunga bellezza di Luca Bergamaschi, sulle tracce di tre camminatori lungo i 7000 Km del Sentiero Italia, che si sviluppa da Santa Teresa di Gallura fino a Trieste. Non manca l’attenzione per le questioni climatiche e ambientali: Michele Piazza presenta per la prima volta Karma Clima, documentazione del progetto tra musica e attivismo che ha portato alla realizzazione dell’ultimo album della band Marlene Kuntz, attraverso una serie di residenze ed eventi sulle Alpi piemontesi (con una tappa e performance anche a Trento in occasione dello scorso festival).
Terre Alte è la sezione del Festival che racconta lo stato presente dei territori di montagna, e ne immagina il futuro: diverse sono le opere italiane in anteprima assoluta. L’ombra del fuoco di Enrico Pau ci porta tra i paesaggi lunari del Montiferru, in Sardegna, dopo un catastrofico incendio; sempre dalla Sardegna Monica Dovarch torna al Festival con Un pioniere nel sottosuolo, in cui segue il solitario progetto di un uomo di recuperare i tunnel di un sito minerario abbandonato, che diventa un viaggio nel subconscio di un territorio; le alture del Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano fanno da sfondo a La terra mi tiene di Sara Manisera; nuove prospettive e abitanti della montagna anche in Movimento fermo di Silvy Boccaletti, con tre giovani che incarnano una diversa idea di montagna, figure dinamiche che animano spazi marginali dei territori alpini, prealpini e appenninici. Il regista piemontese Sandro Bozzolo è autore di Innesti, con cui indaga la tradizione dei castagneti per ripercorre il rapporto col padre Ettore, casellante autostradale e appassionato castanicoltore.
Tra i cortometraggi di Terre Alte, due gli italiani: l’animazione Fogu di Francesco Mescolini e Marco Rinicella, e il film-performance Rumore di Luana Giardino.
Alp&ism, la corposa sezione dedicata ai più spettacolari film di alpinismo, arrampicata e avventura, conta 10 lungometraggi e una ventina di film più brevi: L’ultima via di Riccardo Bee di Emanuele Confortin rievoca la figura dello scalatore bellunese, uno dei più forti dell’epoca in cui è vissuto, ma la cui eredità alpinistica resta in parte avvolta nel mistero; il veterano del festival Fulvio Mariani in Il Ragno della Patagonia crea un parallelo tra le gesta di uno dei pionieri dell’alpinismo patagonico, il Ragno di Lecco Casimiro Ferrari, e quelle del giovane Matteo della Bordella, che ne rivive le imprese; con Mirella d’arte e di montagna Paola Nessi ci regala un omaggio a Mirella Tenderini, celebre scrittrice, traduttrice, scopritrice di tesori letterari, e donna di montagna.
Per la sezione Family, dopo un clamoroso successo in Francia (in Italia arriverà nelle sale grazie a I Wonder), Le Chêne di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux è un nuovo esempio del miglior documentario naturalistico francese.
Per Sesto Grado, sezione dedicata alle proposte più originali e radicali: dall’Italia Dove vanno i vecchi dèi che il mondo ignora? di Giuseppe Spina e Giulia Mazzone, originale esplorazione cinematografica del paesaggio e del mito dell’Etna.
Film di chiusura sabato 6 maggio, Rispet, anteprima del coraggioso lungometraggio d’esordio della regista trentina Cecilia Bozza Wolf, interamente girato in Valle di Cembra con attori non professionisti, opera che rientra nella selezione di Orizzonti Vicini, per cui tornano al festival Michele Trentini e Andrea Colbacchini con Paesaggio rifugio. Visioni e incontri da un altrove alpino; Dodici di noi di Federico Scienza e Manuela Boezio; A noi rimane il mondo di Armin Ferrari; Storia di un violino e del suo albero di Matteo Ceccarelli.
La sezione Destinazione… torna a esplorare paesaggi e culture del continente africano, rivolgendo lo sguardo all’Etiopia, per invitare lo spettatore a confrontarsi con immagini, storie, paesaggi e tradizioni di un Paese unico e affascinante, e affrontando fenomeni geopolitici epocali, troppe volte ignorati o sottovalutati.
Tra le proposte del T4Future, sezione del Festival dedicata alle nuove generazioni, Sgranate gli occhi con Alberto Emiletti, redattore di “Internazionale Kids”, che porterà a Trento i migliori reportage fotografici da tutto il mondo pubblicati su “Internazionale” e “Internazionale Kids” e proiettati su grande schermo.
Dall’Artico all’Etiopia, 16 mostre indagano le mille sfaccettature di una montagna sempre più cangiante attraverso una pluralità di linguaggi artistici: Lorenzo Mattotti: Patagonia documenta, attraverso una selezione di serigrafie e chine, un viaggio intrapreso dall’illustratore stesso. Le opere provengono da un taccuino nel quale l’artista ha immortalato gli immensi paesaggi della Terra del fuoco, che tanto hanno suggestionato viaggiatori provenienti da ogni angolo del globo.
Nell’ampia offerta della manifestazione, anche la sezione MontagnaLibri: in Piazza Duomo spazio alla 37ma edizione della vetrina internazionale dell’editoria di montagna.
Il film francese, Sur Le Chimins Noirs il titolo originale di Denis Imbert, ha inaugurato la 71ma edizione della manifestazione trentina: l’attore premio Oscar protagonista, in sala dal 19 ottobre
La 71ma edizione del Festival premia il film spagnolo di Ainara Vera, storia di una skipper che ha scelto i ghiacci per fuggire ai traumi dell’infanzia. Menzione Speciale all’ucraino Plai. A Mountain Path
L’intervista con l’illustratore e regista de La famosa invasione degli orsi in Sicilia, ospite a Trento per Patagonia, mostra dei disegni dal suo taccuino del viaggio argentino: un volume illustrato accompagna l'allestimento
L’intervista allo scrittore, alpinista e scultore, tra letteratura – da Arrampicare a Le cinque porte – gusti e riflessioni sul cinema: “i film di Bud Spencer e Terence Hill saranno immortali, e i Fantozzi”