Dario Argento: un nome che evoca visioni estreme, immagini che si insinuano nella mente dello spettatore e non lo abbandonano. Il suo cinema è fatto di incubi coreografati con precisione chirurgica, un labirinto di ossessioni in cui la suspense cresce fino a diventare insostenibile.
È nella violenza che il suo cinema raggiunge la massima espressione, quando ogni movimento, ogni inquadratura, ogni dettaglio si sincronizzano con un’ossessione quasi morbosa. Non si limita a mettere in scena la morte, ma l’atto stesso dell’uccisione, trasformando l’orrore in una danza ipnotica di sangue e ombre. Hitchcock diceva che i suoi film non erano fette di vita, ma fette di torta. Le fette di torta di Argento sono condite con schegge di rasoio.
Ed è proprio questa capacità di trasformare il grottesco in arte a rendere i suoi film materia di studio, dibattito e restauro costante. Nonostante le sue trame spesso arzigogolate e certe concessioni al surreale, Argento ha ispirato analisi ossessive come quelle raccolte nel libro Broken Mirrors, Broken Minds di Maitland McDonagh. E nessun altro film come Profondo Rosso è il simbolo perfetto di questa fascinazione eterna.
Cinquant’anni fa, il 7 marzo 1975, usciva nelle sale italiane Profondo Rosso, un film destinato a diventare un pilastro del cinema horror e un punto di riferimento per intere generazioni di registi e appassionati. In questi giorni, Cat People lo riporta in sala per celebrarne l’anniversario.
Diretto da Argento, questo thriller dalle tinte gotiche e surreali non solo consacrò definitivamente il regista romano, ma ridefinì il genere giallo all’italiana, intrecciandolo con elementi da incubo che avrebbero influenzato l’horror mondiale.La sua estetica, la tensione magistralmente costruita, la colonna sonora ipnotica e l’intreccio che gioca con la memoria e la percezione hanno reso il film un’esperienza unica e irripetibile. Argento sa come costruire una suspense insostenibile, ma non resiste alla tentazione di abbandonarsi a guizzi di violenza stilizzata, quasi barocca. Eppure, è proprio questa fusione tra raffinatezza visiva ed eccesso sanguinolento a rendere il suo cinema così potente. David Hemmings, con il suo sguardo spaesato e inquieto, è perfetto nel ruolo del protagonista che si muove in un labirinto di incubi e ombre.
Dopo il successo della cosiddetta “Trilogia degli Animali” (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio), Dario Argento sentì l’esigenza di spingersi oltre i canoni classici del giallo. Profondo Rosso nasce da questa volontà di sperimentare, unendo mistero, violenza grafica e un’atmosfera allucinata e inquietante, sostenuta dalla straordinaria colonna sonora dei Goblin, che da quel momento sarebbero diventati i musicisti feticcio del regista.
Al centro della storia c’è Marc Daly (David Hemmings), pianista inglese che assiste all’omicidio della sensitiva Helga Ulmann (Macha Méril). Inizia così un’indagine che lo porterà a scoprire segreti sepolti e a sfiorare la follia. Il film si muove tra omicidi stilizzati, enigmi visivi e suggestioni gotiche, mescolando riferimenti al cinema di Mario Bava e alla pittura di Edward Hopper e Francis Bacon.
Uno degli elementi più riconoscibili di Profondo Rosso è la sua estetica: il rosso acceso del sangue, il contrasto tra ombra e luce, le inquadrature deformanti. L’uso dello zoom e del grandangolo, insieme ai dettagli quasi ipnotici (la bambola meccanica, il disegno infantile, il riflesso nell’occhio), contribuiscono a creare un senso di inquietudine costante.
All’uscita, il film fu accolto con entusiasmo dal pubblico e ottenne incassi record, superando anche pellicole internazionali dell’epoca. Il mix di thriller, horror e psicologia funzionò perfettamente, tanto da fare scuola. La critica, inizialmente scettica, con il tempo rivalutò Profondo Rosso come uno dei capolavori del cinema di genere. Ad oggi, è ancora considerato uno dei migliori horror di tutti i tempi.
– Dario Argento appare nel film più di quanto si pensi. In molte scene in cui l’assassino compie gli omicidi, le mani inquadrate sono proprio quelle del regista.
– In alcuni mercati internazionali, il film venne distribuito in versioni ridotte, con sequenze eliminate e doppiaggi modificati. Solo negli ultimi anni si è potuta recuperare la versione integrale con i dialoghi originali.
– La villa abbandonata che Marc esplora esiste realmente. Si tratta di Villa Scott, a Torino, un edificio liberty che all’epoca era un collegio femminile. Dopo il film, divenne meta di appassionati di horror.
– Maestri del cinema come Quentin Tarantino e Guillermo del Toro hanno dichiarato di essere stati profondamente influenzati da Profondo Rosso. Il film è un riferimento costante per chiunque voglia cimentarsi nell’horror stilizzato e visionario.
Mezzo secolo dopo, Profondo Rosso continua a inquietare e affascinare. Dario Argento, con questo capolavoro, ha scolpito il suo nome nella storia del cinema, creando un’opera che non smette di influenzare e ispirare. E mentre le luci si abbassano e le note dei Goblin iniziano a risuonare, non possiamo fare a meno di immergerci ancora una volta in quell’incubo meraviglioso chiamato Profondo Rosso.
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