La guerra in Iraq colpisce anche il cinema italiano. Tele+ e Fandango, insieme alla Cgil scuola e all’Arci, hanno annullato l’anteprima romana del film-documentario di Guido Chiesa Sono stati loro. 48 ore a Novi Ligure in programma per oggi.
All’evento organizzato in occasione della giornata mondiale contro il razzismo delle Nazioni Unite, era prevista la partecipazione di studenti, insegnanti e numerosi ospiti tra cui Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana.
Non Guido Chiesa, però, bloccato a casa per motivi di salute. Raggiunto al telefono dice: “Tra la guerra e il contenuto del documentario c’è una connessione: entrambi sono frutto del conflitto tra ricchi e poveri che attraversa il pianeta. E’ lo stesso che si vive nella società italiana, oggi benestante come non è mai stata, ma minacciata da una crisi ormai permanente che rende ancora più temibile la comparsa dell’altro, dello straniero. La paura è parte dell’Occidente, coinvolge soprattutto gli abitanti della sua provincia”.
Il suo film, 58 minuti che Tele+Bianco trasmetterà in anteprima il 25 marzo alle 21.00, è un viaggio nel profondo Nord, quello della cittadina ligure dove l’omicidio di Susy Cassino e del figlio 12enne Gianluca, compiuto la sera del 21 febbraio 2001, scatenò il virus del terrore.
Col montaggio delle immagini dei tg e delle trasmissioni di quei giorni Chiesa ricostruisce l’inquietudine serpeggiante cresciuta di pari pari passo con l’inarrestabile tam tam mediatico. Chi è stato? Ed ecco spuntare il sospetto: albanesi, sono stati loro.
“Il progetto è nato quando l’attore Valerio Rinasco, di Novi Ligure, mi ha descritto le 48 ore precedenti all’entrata in scena di Erika e Omar. Fin da subito ho capito che non era possibile far raccontare quell’esperienza direttamente alla popolazione. Per molte ragioni, non ultima la violenta cannibalizzazione mediatica di cui sono stati oggetto che li ha resi diffidenti” spiega il regista di Il partigiano Johnny.
Così nel film vediamo concitate conversazioni telefoniche, monologhi e interviste, ma quelli che parlano sono attori, gli unici veri abitanti di Novi sono coperti da una mascherina nera sul volto.
“Ho scritto il film insieme a Sandro Pallavicini. Ma prima ci siamo immersi nella cronaca del febbraio 2001 per cogliere appieno la pressione psicologica vissuta dalla genti di Novi. Ci siamo chiesti: che cosa pensavano?. Tuttavia, giudicare i loro sentimenti non ci interessava. Trovo irritante anche lo snobismo del massmediologo che appare nel film e giudica la provincia ‘culturalmente arretrata’: pensarla così significa consegnarla a chi cavalca l’emergenza sicurezza” conclude Chiesa.
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