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GIANNINI: MURATORE, IDRAULICO, ELETTRICISTA
Giancarlo Giannini intervistato da Valerio Cappelli sul “Corriere della Sera”, riferendosi dapprima alla stella sulla Walk of Fame, racconta: “È il mio premio più importante, più di un Oscar perché corona una vita. … Parlare di me mi mette a disagio. Mi piace vivere in solitudine, leggere, fare lavori manuali, il muratore, l’idraulico, l’elettricista. … Sono un perito, ho dei brevetti. Per Robin Williams in Toys costruii una giacca che emette suoni e altre 2.500 cose”. Ma “per la Mostra di Venezia io non esisto, premiano tutti, a me manco un gatto nero. Sono interessato a scoprire l’umanità delle persone, la gioia di vivere, questo dicevo quando insegnavo al Centro Sperimentale, prima che mi mandassero via con una telefonata, nemmeno una lettera di ringraziamento. Ma sono stato fortunato nella mia vita. Cominciò tutto per caso, dovevo andare in Brasile per i primi satelliti artificiali quando un amico mi suggerì di iscrivermi all’Accademia, pensavo si riferisse alla moda e non al teatro, non sapevo nemmeno cosa fosse”.
LA TIMIDEZZA DI ALESSANDRO BORGHI
Su “la Repubblica”, Arianna Finos intervista l’attore, “spoilerando” che non si parla di Rocco Siffredi. Si tenta invece un bilancio artistico e personale a partire da Delta, 26mo film dell’attore, una sorta di western ambientato tra Ferrara e Rovigo. Sono amicizia, moda, boxe, Cucchi, Hollywood le parole chiave per Borghi. “Ero timido, goffo, avevo paura di farmi male. Crescendo, recitando, ho capito che invece cerco stimoli nuovi che hanno a che fare con la paura. Ricordo l’accoppiata II primo re e Sulla mia pelle: 4 mesi in protolatino e poi, 2 settimane dopo, il film su Cucchi, venti chili di meno. Sul set di Delta mi sono immerso a Torre Abate, di notte, zero gradi in acqua. Arrivo e vedo che rompono il ghiaccio col martello. Borbotto contro me stesso, vado sott’acqua per trenta secondi, i sensi si assopiscono, esco felice”.
MORANTE “LA NERA”
Beatrice Bertuccioli per “Il Giorno – Il Resto del Carlino – La Nazione” intervista Laura Morante, new entry nella serie Christian – Seconda Stagione. Ma chi è la Nera? “Forse un essere divino o semidivino, sicuramente non del tutto umano. Perché nonostante le stimmate di Christian siamo in un universo pagano con un olimpo vastissimo di dei che si fanno la guerra e lei è uno degli attori di questa guerra”. E Che difficoltà comporta recitare in una storia nata da un fumetto? “Ho uno strano rapporto con il mio mestiere e forse per me è più difficile recitare quando non c’è un confine netto tra finzione e arte del recitare, e questo non dal punto di vista delle capacità attoriali ma da un punto di vista morale. … Quindi se la divisione è più netta, se è chiaro che stiamo giocando, da quel punto di vista mi sento più tranquilla. Mi sembra meno immorale”.
TARANTINO IN BIO
Esce oggi Cinema Speculation, l’autobiografia del regista (60 anni lunedì prossimo), una full immersion nella sua formazione artistica. Ne scrive Gloria Satta sul “Messaggero” e si domanda anzitutto: “Come si diventa il regista più geniale e influente dell’ultimo mezzo secolo? L’unico capace di divorare, digerire e poi rielaborare in forma ultra-personale tutto il cinema che ha visto, amato e sognato?” La risposta sta proprio nel libro: “si comincia a 5 anni guardando film con gli adulti, in mezzo al pubblico rumoreggiante, e si continua per tutta la vita con una passione onnivora che privilegia i generi (azione, horror, commedia, poliziesco, thriller…) fino a sfociare nell’ossessione, a rasentare il fanatismo. È questo il senso del libro di Quentin Tarantino, una travolgente full immersion nella formazione artistica, una vertigine cinefila imbottita di citazioni, riflessioni, analisi e ricordi in cui Tarantino inabissa felicemente sé stesso e il lettore, a cui rivela fin nei dettagli l’origine e i segreti della sua ispirazione”.
LO PSICHIATRA DI BARBARESCHI
Paola Medori sull’edizione romana del “Corriere della Sera” racconta Luca Barbareschi sul set per il primo ciak di The Penitent, da lui scritto e diretto. Una produzione made in USA, tratta dall’omonima pièce teatrale di David Mamet. Sei settimane di riprese, tra Roma e New York, per raccontare un caso di cronaca: la storia di uno psichiatra, che vede la sua vita e la sua carriera andare in rovina, dopo aver rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente dal carattere violento, scatenando una serie di incontrollabili eventi.
CARO BOX OFFICE
Alice Sforza su “Il Giornale” titola: Nascondendo i dati negativi non si aiuta il cinema. La giornalista ha ricevuto una lettera da un lettore, che commenta e sottolinea così lo status di salute del botteghino. “Pubblico una cortese lettera che mi ha spedito il lettore Ennio Pozzerle, nella quale mi tira le orecchie perché, a suo dire, sono negativa quando riporto i dati del botteghino cinematografico. Non oso pensare come potrò informare il signor Pozzerle che anche nell’ultimo fine settimana il box office, in Italia, ha registrato un segno meno (ben del 15%) rispetto a sette giorni fa. Colpa di chi si limita a riportare i dati? Direi di no. Lei, caro Pozzerle, ci attribuisce un potere che non abbiamo. È davvero convinto che alla gente ‘non viene voglia di contribuire a cambiare le cose’ perché riportiamo fedelmente gli incassi in calo? Vogliamo, invece, parlare della qualità dei film che finiscono nelle sale? Una volta, la Commedia all’italiana era il nostro fiore all’occhiello, con capolavori che il mondo ci invidiava. Ora, a lei che è un appassionato di cinema, non cadono le braccia nel vedere che gli italiani, salvo rare eccezioni, si limitano a mettere in scena solo remake di commedie francesi? E lo fanno pure male? Abbiamo mortificato il nostro punto di forza. Tiriamo fuori gioielli come Perfetti Sconosciuti e poi escono titoli come Quasi orfano. Ricetta segreta? Cominciare a copiare meno e a pensare di più sarebbe già un inizio. Smettere di rimpicciolire sempre di più le finestre tra l’uscita in sala e il primo passaggio in tv. Scrivere copioni meno politically correct, che visto uno li hai visti tutti.
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