2 aprile 2024, la rassegna stampa

Le interviste a Michael Douglas ed Edoardo Leo, il Cinéma du Reel a Parigi, la mostra e il libro sulle 'Architetture inabitabili' e la seconda “età dell’oro” di Cinecittà sulla Radio Televisione Svizzera.


Ogni mattina CinecittàNews vi presenta un panorama delle notizie con cui i media seguono il mondo dell’audiovisivo.

 

MICHAEL DOUGLAS: FRANKLIN FIGURA FONDAMENTALE PER LA DEMOCRAZIA

Studiando la sua storia “mi sono reso conto quanto fosse fragile la democrazia americana al suo inizio e quanto lo sia 247 anni dopo: deve essere protetta e nutrita, abbiamo paura di perderla”, racconta a Chiara Ugolini su ‘la Repubblica’ l’80enne premio Oscar, protagonista della serie di Apple tv+ Benjamin Franklin in arrivo il 12 aprile. “In questo periodo di elezioni nel mio Paese è un’idea che deve rimanere molto chiara in testa. So che è una questione che riguarda anche altri Paesi, Italia compresa”.

LE ARCHITETTURE INABITABILI E IL ‘MIRAGGIO CALVINIANO’ DEL GAZOMETRO

Su ‘il Foglio’ Giulio Silvano recensisce la mostra ospitata alla centrale Montemartini di Roma e l’omonimo volume curato da Chiara Sbarigia per Marsilio Arte: tra le tante architetture citate la Torre Branca di Milano, il Lingotto torinese, la Tomba Brion nel trevigiano, la land art trapanese di Burri e il Gazometro a Roma, definito da Edoardo Albinati “una specie di miraggio calviniano, ancora lì a rammentare della base materiale dell’esistenza: come il fossile che segnala, in negativo, con il solco vuoto, il corpo dell’animale vivo”.

EDOARDO LEO: IL MIO CLANDESTINO È UNA STORIA DI REDENZIONE

“Se mai una serie dovesse avere un intento educativo, credo che il succo di questa stia proprio nella forza dell’uomo che mette al servizio degli altri il proprio fallimento”, racconta a Maria Enza Giannetto su ‘Telesette’ il protagonista de Il clandestino – Un investigatore a Milano, la serie di Rolando Ravello al via dall’8 aprile su Raiuno per sei settimane. “Il mio personaggio ha di fronte due strade: quella di chiudersi in se stesso e isolarsi oppure quella di mettere a disposizione il suo dolore ed espiarlo aiutando gli ultimi, chi sta peggio di lui”.

LA SECONDA ETÀ DELL’ORO DEGLI STUDI DI CINECITTÀ

Su RTS, Radio Televisione Svizzera, è andato in onda un reportage della corrispondente Valerie Dupont così intitolato, con interviste all’AD Nicola Maccanico e al responsabile della Falegnameria degli studi, Paolo Perugini. “La maggior parte dei film di Fellini sono stati girati nell’immenso Studio 5”, racconta Dupont, “e oggi il restauro di questo luogo mitico simbolizza la rinascita della ‘Città del cinema’, che nel 2013 ha rischiato il fallimento”. “Il nostro obiettivo era quello di trasformare un sentimento malinconico nel desiderio di far rivivere i luoghi dove hanno lavorato i grandi maestri del cinema, e trasferire questo desiderio ai grandi autori di oggi”, spiega Maccanico. “Il mondo delle piattaforme streaming ha permesso la crescita di tutto il settore audiovisivo. In più le serie permettono di occupare gli Studi per tempi più lunghi rispetto a quelli dei film”. “Angelina Jolie, Denzel Washington, Daniel Craig: in questi ultimi anni le grandi star del cinema sono tornate a Roma”, aggiunge la corrispondente. “Uno degli asset di Cinecittà è il suo know-how artigianale: negli ultimi due anni nei suoi studi sono stati costruiti i set di oltre 50 produzioni, grazie alle maestranze che realizzano le idee degli scenografi, come ad esempio la ricostruzione in legno della cappella sistina”. “Ricordo che per la serie The Young Pope” – racconta Paolo Perugini – “lo scenografo ha chiesto che il pavimento della Cappella Sistina fosse inciso: quindi ho dovuto dividerlo tutto, in più di mille pezzi, per lavorarlo”.

LA PALESTINA AL CENTRO DEL ‘CINÉMA DU REEL’ DI PARIGI

“Noi come registi palestinesi in questo momento non possiamo muoverci nella ‘normalità’. I nostri film devono contribuire alla discussione politica altrimenti non servono”, afferma il regista, filmaker e autore Mohanad Yakubi in una conversazione sui ‘Cahiers du cinéma’ ripresa da Cristina Piccino su ‘il manifesto’, in occasione della chiusura dello storico festival del documentario parigino. “Francamente mi sento un po’ perduto. Mi chiedo cosa possiamo fare noi, cosa posso fare io, mi sembra assurdo stare in un posto, parlare, pretendere una normalità mentre altrove succedono cose orribili”.

02 Aprile 2024

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