1981. E’ l’anno del primo Walkman, del cubo di Rubik e del Commodore 64. Ma è anche l’anno in cui la famiglia dell’undicenne Ricardo Trogi – che di 1981, film oggi in concorso ad Alice, firma regia e sceneggiatura- si era trasferita in un nuova casa in Québec. Un cambiamento che per lui voleva dire soprattutto nuova scuola e nuovi amici. E tutti sembrano avere un tenore di vita dannatamente più alto di quello della sua famiglia. Un dramma per Ricardo, che non brilla certo negli studi e non può permettersi quel fantastico K-Way rosso che sfoggiano i suoi compagni. E’ in gioco il suo onore e così, per farsi accettare, inizia ad inventare una serie di bugie e a fare promesse che, naturalmente, non potrà mai mantenere. Come quella di portare ai suoi compagni la tanto desiderata copia di Playboy, “il corrispettivo per un undicenne dei diamanti per le donne”, spiega ridendo il regista.
Sullo sfondo del film la crisi economica che attraversa la famiglia Trogi, costretta a fare i conti con il mutuo per la nuova casa e l’innalzarsi dei tassi d’interesse. “All’epoca non capivo bene il significato della parola ipoteca, che sentivo ripetere di continuo -ricorda oggi il regista- ne avvertivo solo la carica negativa e la capacità d’intristire immediatamente i miei genitori”.
Nei momenti difficili Ricardo ricorre a una realtà parallela dove suo padre Benito, di origini italiane e che nella realtà passa da un lavoretto all’altro, sarebbe potuto essere un avvocato famoso, capace di provvedere a tutti i suoi bisogni. Ma per colpa dei soldati di Hitler che hanno bruciato la sua scuola, tutto ciò non è potuto accadere. E così nei suoi deliri occasionali, Ricardo immagina di tornare su quei luoghi, per sensibilizzare i tedeschi al disgraziato destino che affligge Benito e i suoi discendenti. Armato di un catalogo di prodotti in vendita negli anni ’80, mostra loro tutto ciò che suo padre ora non può comprare. Primo fra tutti il meraviglioso orologio calcolatrice: chi non si commuoverebbe a un dramma di tale portata?
1981 affrontata, così, le difficoltà di essere figlio di un italiano nel Québec francese. “Nonostante ci siano in Canada molte famiglie miste, ci sarà sempre qualcuno che quella diversità te la farà notare”, spiega con rammarico il regista che continua: “Mi è capitato più volte di vergognarmi di mio padre, anche per le sue origini, ma questo film non vuole essere un omaggio a lui, ma piuttosto al desiderio di essere qualcun altro”. Parlerà invece proprio del padre e di cosa significa per un ragazzo la doppia nazionalità, il suo prossimo film, di cui non sa ancora bene il titolo: “forse 1987“, scherza.
E naturalmente la pellicola non può che parlare anche della prima cotta, quella per la bellissima Anne Tremblay: “Nella realtà sono stato innamorato di lei per tre anni, ma non ho mai trovato il coraggio di parlarle. Ho usato però nel film il suo vero nome e quindi ho dovuto scriverle una specie di lettera d’amore, a 26 anni di distanza, per spiegarle tutto e farmi autorizzare. E’ l’unica donna per cui ho buttato all’aria 5milioni di dollari (il costo del film), e solo per farle una dichiarazione. La mia ragazza attuale me lo deve ancora perdonare!”
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