18 dicembre 2023, la rassegna stampa 

Sulle principali testate odierne, l’addio a Otar Ioseliani; Greta Gerwig e un’infanzia senza Barbie: “mamma contro gli stereotipi”; il successo mondiale del 'DOC' di Argentero; l’intervista a Laure Calamy e quella a Barbara Chichiarelli, molto più che “l’amante del Duce”


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ADDIO A OTAR IOSELIANI

È Alberto Crespi su “la Repubblica” a omaggiare la poesia del cinema del regista georgiano, venuto a mancare a 89 anni, a Parigi, infatti: “dal 1982 ha lavorato in Francia, Paese dove poi si è stabilmente trasferito. A differenza di altri esuli, a cominciare da Andrej Tarkovskij, il suo cinema non ha minimamente risentito della lontananza dalla Madre Patria: che per lui era la Georgia, terra con un’identità culturale fortissima anche negli anni in cui era parte dell’Urss. In Ioseliani tale identità si sintetizzava in tre cose: ironia, malinconia, ‘savoir vivre’ … La prima era forse la più importante: era un uomo spiritosissimo, strepitoso raccontatore di barzellette, capace di osservare le follie del mondo con un umorismo lieve e ‘lunare’. La terza, non a caso espressa in francese, era fondamentale: raramente abbiamo incontrato un artista così abile nel godersi la vita e nel barcamenarsi in ogni situazione”.

GRETA GERWIG, UN’INFANZIA SENZA BARBIE

Sul “Corriere della Sera” scopriamo che Greta Gerwig, regista di Barbie, poiché “mamma era contro gli stereotipi” – come riporta la giornalista Paola De Carolis – da bambina non abbia avuto una frequentazione con la bambola che poi l’ha portata in vetta alle cime del cinema mondiale. La regista, comunque “ha ringraziato la madre per averla incoraggiata a dedicarsi allo sport — da giovanissima è stata campionessa californiana di scherma — e per averla sopportata durante gli anni dell’adolescenza. Più inaspettato, forse, è l’elogio della regista a David Bowie, senza il quale, ha detto, non avrebbe trovato il modo di esprimere la sua creatività. ‘Stranamente Bowie non era tra la musica che sentivamo a casa, ho ascoltato le sue canzoni solo all’università. Credo che se non fosse esistito non avrei mai fatto nulla’, ha spiegato selezionando la canzone Moonage Daydream tra gli otto brani che porterebbe con sé su un’isola deserta. ‘In particolare un verso, `tieni il tuo occhio elettrico su di me’. Non sapevo cosa volesse dire, ma ne ero ossessionata. Scrivevo la frase ovunque, su tutti i miei quaderni, sui libretti degli appunti, nei diari”. Come si è sentita di fronte al successo della pellicola? ‘È stato un momento surreale, straordinario’”.

SUCCESSO MONDIALE PER IL DOC ARGENTERO

Più di una testata riprende l’arrivo della terza stagione di DOC. Nelle tue mani e Titta Fiore sul “Mattino”, parlando del ritorno del dottor Fanti interpretato da Luca Argentero, evidenzia che dopo i record d’ascolto in Italia, la fiction sia stata venduta in Francia, Ungheria, Canada, Australia e Giappone, mentre Sony e Fox preparano un adattamento americano con una donna per protagonista. La giornalista chiede al protagonista: “Qual è il segreto della serie?” e secondo lui si tratta di “…una storia che parla al cuore, e questo aspetto va forte a tutte le latitudini. Ha emozionato noi per primi e poi i buyers di tutto il mondo. Arrivati alla terza stagione, la cosa più difficile era mantenere alto il livello di tensione, ma Pierdante Piccioni, il medico cui ci siamo ispirati, è stato bravo a tenerci ancorati alla realtà”. L’altro grande tema è “la gestione del camice da primario”, ovvero la gestione del potere. Dice l’attore: “L’approccio economico delle moderne aziende sanitarie stride con la visione della medicina che ha Doc. Oggi i reparti sono sempre più specializzati, gli esami sempre più costosi e il paziente viene considerato una fonte di reddito. Invece, per me, al centro di ogni azione deve esserci la persona. Utopia? Può darsi, ma è un’utopia a portata di mano, basta volerlo. La serie parla di questo’”.

LAURE CALAMY, DA CALL MY AGENT A SOGGETTO DEL DESIDERIO

Laure Calamy è tra le attrici più prolifiche e amate di Francia … volto riconosciuto a livello internazionale grazie alla serie Chiami il mio agente!, in cui è Noémie Leclerc. In Tutti a parte mio marito di Caroline Vignal, in sala dal 21 dicembre, è Iris: dentista con uno studio avviato, madre di due bambine. Sta per compiere 50 anni e con il marito non fa più sesso da molto tempo. Quando le suggeriscono di trovarsi un amante, all’inizio rimane inorridita, poi scarica un’app di appuntamenti. Con il telefono trova di tutto”, ricorda Valentina Ariete su “La Stampa”. Per l’attrice, “Noi donne abbiamo costruito la nostra sensualità pensando che il piacere lo troviamo quando siamo desiderate. Quando siamo noi l’oggetto di desiderio. Una donna che desidera è ancora qualcosa che fa fatica a imporsi. Però è questa è la strada che dobbiamo cercare di percorrere. È necessario che le donne si sforzino di essere in sintonia con quelli che sono i propri desideri, malgrado tutto quello che ci è stato insegnato e inculcato”.

BARBARA CHICHIARELLI, MOLTO PIU’ CHE L’AMANTE DEL DUCE

“Per chi la ferma per strada, soprattutto a Roma, è ancora la sorella dell’Aureliano di Suburra. Nel frattempo Barbara Chichiarelli, 38 anni, ha investito la popolarità in progetti d’autore e d’impegno: Favolacce dei D’Innocenzo, La dea fortuna di Özpetek, la serie The good mothers, sulle donne ribelli di ‘ndrangheta, premiata alla Berlinale e ora in corsa ai Critics’ Choice Award. A teatro ha appena portato un monologo, Cattiva sensibilità, e ha girato la serie M. Il figlio del secolo di Joe Wright, dal romanzo di Antonio Scurati” – girato a Cinecittà (ndr) – scrive Arianna Finos su “la Repubblica”. L’attrice “interpreta Margherita Sarfatti, amante e mentore di Mussolini. ‘Lei è il pigmalione di Mussolini. La vita è bizzarra perché mesi prima, quando non immaginavo di interpretarla, sono andata a una mostra-retrospettiva di tutte le sue opere. È stata una delle prime critiche d’arte in Europa. Una figura affascinante che ho approfondito, studiando biografie e carteggi. Viene raccontata come l’amante di Mussolini, ma è stata molto di più. Lo ha ispirato non solo nelle scelte politiche, ma anche rispetto all’immaginario che ha creato il fascismo: il ritorno al neoclassicismo, alla romanità, ai fastidi un impero padrone del mondo… penso al fascio e ad altre simbologie che lei ha veicolato e catalizzato. Il primo libro si ferma al delitto Matteotti, ma negli altri due si racconta l’evoluzione del rapporto. Lei si allontana quando Mussolini prende una deriva che non condivide, si allonta già prima delle leggi razziali, per divergenze politiche’”.

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18 Dicembre 2023

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