“Essere tristemente famoso non è divertente, diventa un’occupazione strana”. Lo ha detto Michael Cimino a proposito delle traversie affrontate dal suo Heaven’s gate (I cancelli del cielo), del 1980, oggi proiettato, in apertura della sezione Venezia Classici, nella nuova versione restaurata, che l’ha riportato alla durata integrale di 216 minuti. Il regista, che oggi, in sala Perla, ha ricevuto prima della proiezione il premio Persol, è stato protagonista di un vero e proprio minishow, a fianco del direttore della Mostra Alberto Barbera.
“E’ un onore particolare – ha detto Barbera, di fronte, fra gli altri, al direttore del Festival di Cannes, Thierry Fremaux – inaugurare questa sezione alla quale tengo moltissimo con il restauro di un capolavoro assoluto nella sua versione da 216 minuti, brutalmente tagliata all’epoca dell’uscita, rendendo la trama incomprensibile. E’ una delle più grandi ingiustizie compiute nella storia del cinema. Cimino è uno dei più grandi registi non solo del cinema americano, ma mondiale ed è uno scandalo senza paragoni che gli sia stato impedito per 15 anni di fare film”.
Il cineasta ha prontamente chiosato: “Alberto esagera sempre, si fa trascinare, sembra uno sceneggiatore americano”. Ha anche spiegato di averci messo del tempo prima di accettare la supervisione del restauro, curato dalla Criterion, del suo western epico, che si rivelò all’uscita un flop commerciale e fu accusato, per gli alti costi di produzione, di aver contribuito al fallimento della casa produttrice, la United Artists.
Cimino ha punteggiato il suo intervento con battute scherzose, come quella sull’amicizia con Barbera, che ha presentato come “il mio capo. Mi costringe a venire a Venezia perché sa che odio i vaporetti, ho paura affondino… penso lo faccia apposta”, e sul premio Persol: “E’ bellissimo, a forma di leone, Dino de Laurentiis lo avrebbe amato, visto che si riempiva lo studio di immagini di leoni per trasmettere potenza”. E infine: “Mi ha hanno detto che sono stato troppo lungo…devo tagliare pure qui”.
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