12:27 – Minervini e il ventre dell’America

Raccontare “il ventre dell’America, quello più disagiato, che i politici ignorano e di cui anche al cinema non si vuole parlare”. E’ l’obiettivo di Roberto Minervini, italiano emigrato negli Usa da 12 anni, alla Mostra in Orizzonti con Low Tide, dramma familiare su una madre (Melissa McKinney) che non si prende minimamente cura del figlio 12enne (Daniel Blanchard), preferendo uomini, sballi e feste. Una storia girata, con soli 50mila dollari, con attori non professionisti e quasi totale assenza di dialoghi.

“Negli Usa sono arrivato 12 anni, non per il cinema, ma per la ragazza americana diventata mia moglie – spiega all’Ansa Minervini – In America è possibile fare film per 30-50 mila dollari perché la gente è veramente disposta a rimboccarsi maniche e partire da zero”. Tornerebbe a girare in Italia? “Mi piacerebbe… Ad esempio con una storia ambientata in Puglia, fra i bambini e i genitori di un’associazione che conosco, che offre assistenza ai malati di Aids”.

Dopo The passage (2006), Low Tide, “è la seconda parte della mia trilogia, già completata (il terzo film è al montaggio), ambientata nella parte del Texas che mi affascina, quello fatto di città minuscole e persone nascoste, rimasto fuori dalla ricchezza portata dal petrolio. La storia – continua Minervini – è ispirata dall’infanzia di un bluesman ‘Mean’ Gene Kelton, molto noto a livello locale, morto due anni fa. Eravamo diventati amici e lui mi aveva aiutato ad essere accettato da quelle comunità texane, che vivono con grande dignità e non accettano normalmente cineprese puntate in faccia”.