Dal 24 al 28 novembre torna a Roma l’Irish Film Festa, l’appuntamento dedicato alla cinematografia irlandese, giunto quest’anno alla IV edizione.
In programma una panoramica di opere recenti che danno conto della varietà di temi, generi e suggestioni del cinema irlandese contemporaneo. I titoli saranno accompagnati a Roma da attori, produttori e registi noti alle platee dei festival internazionali.
Il film d’apertura, già applaudito a Locarno (dove ha vinto, tra gli altri premi, il Pardo come migliore opera prima e quello per la migliore interprete femminile) è Nothing Personal di Urszula Antoniak, racconto dell’incontro tra due solitudini, quella di Anne, ragazza olandese arrivata in Irlanda per condurre una vita nomade ed eremitica, e quella di Martin (Stephen Rea, protagonista sabato 27 di un vero e proprio “focus”), che vive isolato e lontano da tutti e le propone di lavorare per lui in cambio di vitto e alloggio.
Inoltre, Peacefire di Macdara Vallely, storia di un giovane teppista, figlio di un uomo dell’IRA, costretto nell’Irlanda degli anni ’90 a diventare un informatore della polizia; e The Escapist di Rupert Wyatt, coinvolgente esempio di film carcerario interpretato da Brian Cox, Joseph Fiennes, Dominic Cooper e Liam Cunningham.
Per la prima volta il festival propone anche un cartoon, ispirato nei raffinati disegni (in 2D) ai codici miniati dell’Alto Medioevo: The Secret of Kells, ambientato in un’abbazia minacciata da un’invasione vichinga.
Oliver Hirschbiegel, il regista tedesco de La caduta (il controverso film sugli ultimi giorni di Hitler) è autore di Five Minutes of Heaven, storia – ispirata a fatti realmente accaduti – di un ex-militante dell’Ulster Volunteer Force e del fratello di un ragazzo da lui ucciso. A dare il volto ai protagonisti, due pesi massimi del cinema irlandese, Liam Neeson e Jasmes Nesbitt.
Ggrande attenzione per il documentario, con due titoli: Waveriders di Joel Conroy, che fa luce – in un viaggio che ci porta dalle coste dell’Atlantico a quelle del Pacifico (e ritorno) – sulle origini del surf come oggi lo conosciamo, attraverso la figura del leggendario George Freeth (1883-1919), nato alle Hawaii da padre irlandese e considerato il primo vero surfer moderno. E poi, direttamente dal Sundance Film Festival di Robert Redford (dove ha vinto il Cinematography Award), His and Hers di Ken Wardrop, che esplora il rapporto di ben 70 donne di ogni età con gli uomini della propria vita.
Due film, inoltre, celebrano il genio del più grande regista irlandese, Neil Jordan: il suo esordio, Angel (1982), storia di un mite sassofonista che si trasforma in angelo sterminatore; e il capitolo più recente della sua filmografia, Ondine (2009), una storia d’amore e magia, pescatori e sirene, incanto e paura, interpretata da Colin Farrell.
Accanto alle proiezioni, il 24 novembre, Going Irish, un convegno che ha l’obiettivo di esplorare possibilità, tempi, modi e strategie per un accordo bilaterale di coproduzione tra Italia e Irlanda: una prospettiva resa attuale dal set irlandese del nuovo film di Paolo Sorrentino, This Must Be the Place. All’incontro parteciperanno produttori e addetti ai lavori di entrambi i Paesi.
E ancora, una sezione competitiva riservata ai cortometraggi (in concorso, tra gli altri titoli, anche il candidato all’Oscar The Door di Juanita Wilson), presentazioni di libri (Joyce and the Cinema), conferenze sul doppiaggio e sulla mitologia irlandese.
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