Daniel Espinosa: “Con ‘Madame Luna’ ritorno al realismo del cinema”

Presentato a Taormina, il film incentrato sullo sfruttamento dei migranti in Calabria ha come protagoniste Meninet Abraha Teferi, Hilyam Weldemichael e Claudia Potenza. Nelle sale dal 18 luglio


TAORMINA – La giovane Almaz sembra una tra le tante persone disperate che arrivano in Italia attraversando il Mediterraneo e che si ritrovano a iniziare la difficile trafila tra i centri di assistenza. Ma lei non è come le altre: nasconde, infatti, un passato di criminalità in cui si faceva chiamare Madame Luna. Possiede, soprattutto, delle capacità speciali: è un’incredibile poliglotta e ha una leadership naturale. Queste qualità la faranno diventare indispensabile per un’organizzazione criminale che sfrutta la forza lavoro dei migranti. Ma Almaz ha già visto troppa violenza e prepotenza nella sua vita per poterne sopportare ancora, soprattutto quando in palio entra la sicurezza della sua nuova amica Eli.

Presentato in anteprima al 70 Taormina Film Festival, Madame Luna uscirà nelle sale dal 18 luglio distribuito Europictures. Il film segna il ritorno del regista svedese di origini cilene Daniel Espinosa al cinema europeo “di realtà” dopo una lunga parentesi hollywoodiana (Safe House – Nessuno è al sicuro, Child 44, Morbius). Protagoniste sono Meninet Abraha Teferi (Madame Luna) e Hilyam Weldemichael (Eli), entrambe italiane con origine eritree e alla loro prima esperienza su un set. A completare un cast prettamente femminile troviamo Claudia Potenza nei panni di Nunzia, importante membro del caporalato calabrese.

“Girare Madame Luna è stato un modo per tornare al cinema, alla ragione per cui ho iniziato a fare film: parlare di quella parte della società di cui normalmente non si parla. – spiega Daniel Espinosa nella conferenza di presentazione a Taormina – Volevo tornare al realismo, lavorare con persone che hanno meno esperienza e iniziare insieme un viaggio di scoperta del cinema. Un film personale perché vengo da umili origini. All’inizio doveva essere un documentario, ma non è stato possibile, allora abbiamo pensato di realizzare un film di finzione, era già un progetto molto valido, ma andava trasformato ed è lì che è intervenuto lo sceneggiatore Maurizio Braucci, con cui abbiamo deciso di ambientare il film in Sicilia. Abbiamo girato a Lamezia Terme e Agrigento. Tutti gli attori e migranti che recitano nel film provengono da quelle zone, sono tutti locali”.

L’impresa più difficile di tutto il film è stata quella di trovare la giusta protagonista. “Tutti i film hanno esigenze specifiche, ma in questo caso era quasi impossibile. – continua il regista – Volevo una storia aderente alla realtà e quindi avevo bisogno di una donna che parlasse tante lingue: inglese, italiano, francese, tigrino, arabo. Che fosse un’eritrea di 25 anni. Una missione suicida anche perché ho sempre detto che se non l’avessi trovata non avrei fatto il film. A un certo punto, dopo sei mesi di casting, ho pensato veramente che questa donna non esistesse, poi ho trovato Meninet a Bologna e il progetto è finalmente partito”.

“Il casting è stato come un segno del cielo. – aggiunge Meninet Abraha Teferi, che parla nella realtà italiano, francese, tigrino, inglese e un po’ di arabo, riuscendo così a incarnare la caratteristica principale di Almaz – L’ho trovato tramite Instagram. L’ho letto e ho detto: devo essere Madame Luna, devo provarci. Non avevo idea di cosa fosse un casting. Nella mia arroganza pensavo che sarei stata scelta subito, ma mi hanno fatto sudare 40mila camicie. Non pensavo si trattasse di una produzione così grande, volevo solo mettermi alla prova davanti alla camera e con attori professionisti. Non pensavo che attori professionisti come Claudia mi avrebbero aiutato, ma è stato il contrario. Ho scoperto che fama e umiltà possono andare a braccetto. Era lei che veniva da me, bussava al mio van e mi diceva di provare una scena. Il set è stata un’esperienza tosta, bella e stressante”.

Girato con un taglio molto crudo, un montaggio essenziale e un’immersione totale nel mondo reale, Madame Luna regala uno spaccato concreto della condizione in cui vivono molti immigrati nelle campagne del sud, costretti come in uno stato di neo-schiavismo in cui comanda il più forte e il più violento. La presenza di attori immigrati e locali aumento questo senso di realismo, che per strutturarsi ha bisogno anche dell’esperienza di attori professionisti, come Emanuele Vicorito, Luca Massar e, soprattutto, Claudia Potenza, terzo vertice di un triangolo tutto al femminile, in cui ognuno cerca di sopravvivere, anche a discapito degli altri. “Ogni volta che faccio un film che mi piace molto mi sento un’esordiente. – dichiara l’attrice – Non ho provato la sensazione di essere una professionista davanti a degli esordienti, a volte mi sembrava che ero io a imparare da loro. Ero davanti a delle persone con un sentimento molto forte, erano centrate, le ammiravo molto. Questo lavoro si basa su uno scambio umano e da lì che attingiamo i sentimenti che usiamo per fare questo mestiere bellissimo. Volevamo fare qualcosa che fosse più simile possibile alla realtà. O questo film si faceva senza filtri o non si faceva: così voleva Daniel. Nunzia si trova in una dicotomia, donna in un mondo maschile in cui deve tiare fuori un potere, far vedere gli artigli. La sua è una scelta-non scelta, simile a quella in cui si trovano molte donne oggi. Si racconta la possibilità di non avere scelta”.

Con una protagonista complessa e carismatica, una messa in scena consapevole e un finale potente, Madame Luna riesce a raccontare una dinamica di crudele sfruttamento che troppe volte dimentichiamo e che si ripete ogni giorno nelle nostre campagne e nei nostri cantieri. Mentre la politica e i media italiani guardano da un’altra parte, un regista svedese Espinosa punta i riflettori sul marcio che sta alla base del nostro sistema agro-alimentare ed edilizio. Un atto coraggioso di cui si sentiva il bisogno.

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17 Luglio 2024

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