Zambardino e l’industria audiovisiva ai tempi dello streaming

Presentato all’Italian Pavilion il libro dell'economista dei media Bruno Zambardino che indaga lo scenario digitale dove accanto ai soggetti tradizionali operano i nuovi operatori globali


CANNES. “Se guardi un programma televisivo sul tuo iPad, allora non è più un programma televisivo? Il dispositivo e la lunghezza sono irrilevanti. Per i ragazzi d’oggi non c’è differenza tra guardare Avatar su un iPad, o guardare YouTube su un televisore o guardare Il trono di spade sul loro computer. Sono tutti contenuti. E’ semplicemente il racconto. Gli studios e i canali tv che ignorano questi cambiamenti – che si tratti della crescente sofisticazione della narrazione o dell’inesorabile ma imprevedibile innovazione tecnologica – resteranno indietro”.
Questa citazione di un intervento di Kevin Spacey all’Edinburgh Television Festival apre il volume di Bruno Zambardino ‘Dal possesso all’accesso. L’industria audiovisiva ai tempi dello streaming’ (edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo, pp.258, € 12,90), presentato oggi all’Italian Pavilion dall’autore insieme a Nicola Borrelli, Dg Cinema MiBACT, Antonio Urrata, direttore della Fondazione Ente dello Spettacolo, Roberto Cicutto, presidente e AD di Luce Cinecittà, e Laura Delli Colli, presidente del Sngci.

Zambardino, che insegna ‘Economia ed organizzazione dei media e dello spettacolo’ all’Università Sapienza di Roma e ricopre diversi incarichi, articola la sua approfondita ricerca in quattro i capitoli: Tra Stato e mercato: le politiche europee di sostegno all’audiovisivo; L’evoluzione della domanda; La filiera dei contenuti audiovisivi; Gli stakeholder del settore audiovisivo.

Le premesse del libro di Zambardino partono dalla constatazione che nel settore audiovisivo cresce la pressione competitiva tra soggetti tradizionali e nuovi operatori globali: non esistono più rendite di posizione, il perimetro di gioco si estende a dismisura e si assiste a una rapida ridefinizione dei modelli di business e a un riposizionamento dei vari player all’interno del mercato della produzione e distribuzione dei contenuti. Nel nuovo panorama, che offre grandi opportunità al mondo della creatività e della produzione indipendente, si pongono due importanti sfide: da un lato l’industria dei contenuti audiovisivi dovrà sperimentare con coraggio nuovi modelli commerciali e distributivi ; dall’altro le istituzioni dovranno essere capaci di elaborare politiche pubbliche a livello nazionale ed europeo più appropriate al nuovo contesto per valorizzare la produzione originale e stimolare la creatività.

“Il filo conduttore del libro è la centralità dei contenuti audiovisivi e il titolo, il cui copyright è di Jeremy Rifkin, è una provocazione – spiega Zambardino – Tema fondamentale è come far entrare nel nuovo contesto digitale quei soggetti come Netflix che ormai realizzano risultati 10/20 volte superiori a quelli delle reti tv, soggetti che ormai investono parte dei loro profitti nella produzione di contenuti audiovisivi”.

Per Nicola Borrelli, Dg Cinema MiBACT, il merito del libro è quello di individuare  lo scenario completo dell’audiovisivo che si presenta diverso e in divenire rispetto a qualche anno fa e indica la necessità di modificare le regole europee, senza avventurarsi nel campo delle soluzioni possibili.

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