Woody in giallo parla inglese


W. AllenPrendi i soldi e scappa… Woody il newyorchese si è trasferito oltreoceano, nella piovosa Inghilterra, perché lì non ci sono petulanti major a mettere il naso nel suo lavoro. Così Match Point, a Cannes fuori concorso, nelle nostre sale con Medusa in autunno, è il suo primo film fuori dagli States, dopo 35 storie di Manhattan e dintorni, al massimo ambientate a Los Angeles. Girato nella Londra upper class, tra la City e le gallerie d’arte di Belgravia, è targato Bbc e avrà subito una replica perché gli inglesi hanno annunciato, proprio qui al mercato, che anche il prossimo progetto del cineasta americano ancora senza titolo (una commedia brillante in cui reciterà pure lui) avrà come set l’Inghilterra. Woody però ritroverà la connazionale Scarlett Johansson, la sexy e fascinosa giovane interprete di Lost in translation che qui fa la vittima sacrificale sull’altare dell’altrui ambizione. Unica americana (e unica autentica star) in un cast tutto europeo in cui spicca l’irlandese Jonathan Rhys Meyers, attor giovane in forte ascesa dopo aver lavorato anche con Oliver Stone in Alexander. È lui, col suo sguardo liquido e insinuante, il protagonista di Match Point, emulo, anche se alla lontana, dell’hitchcockiano Farley Granger in Delitto per delitto. Dando lezioni di tennis in un club esclusivo riesce rapidamente a sposare la figlia un po’ scialba di un ricco uomo d’affari, ma senza rinunciare a viversi la bruciante passione per l’ex fidanzata del cognato, un’irresistibile yankee, aspirante attrice un po’ sfigata, che ha le curve giuste della bionda Scarlett. Ovvio che la liaison metterà a repentaglio la sua inarrestabile scalata sociale.
Torna al giallo, il settantenne Allen, con un film dove i dialoghi sono come al solito curatissimi ma non certo comici. Citano infatti il Dostoevkij di Delitto e castigo e denuncia “l’ingiustizia di tanti crimini che nella società rimangono impuniti”. Però a chi avvicina questa storia di adulterio e duplice omicidio a Crimini e misfatti, risponde: “Personalmente non vedo somiglianze con quel film, allora perché non accostarlo a Criminali da strapazzo?”. Parla di fortuna Match Point, spiega Woody, che ammette di lavorare per curare la sua depressione, come quei pazzi che si tranquillizzano dipingendo con le dita. Quella fortuna che, quando la pallina colpisce il bordo della rete durante una partita di tennis, la fa cadere nel campo dell’avversario anziché nel tuo. Ma non la fortuna che aiuta gli audaci. “E’ vero che il protagonista resta impunito ma ha perso se stesso, ha sacrificato la sua anima in nome della sua avidità; ha conquistato uno status sociale invidiabile, eppure si sente soffocato nel suo ufficio, nella ricca famiglia che l’ha adottato, padre contro il suo volere. Ha trovato il suo posto, certo, ma è il posto sbagliato”. Un posto al sole, come diceva il titolo di quel vecchio film con Monty Cliff diviso tra Liz Taylor e Shelley Winters. Altra fonte, diretta o indiretta, dello script. Ma lui nicchia: “Il film l’ho visto, il libro da cui è tratto, An American Tragedy, non l’ho neppure mai letto”.

autore
12 Maggio 2005

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