Non poteva trovare data migliore di uscita, l’8 marzo con Eagle Pictures, Women Talking – Il diritto di scegliere di Sarah Polley, tratto dal romanzo di Miriam Toews (2018), a sua volta liberamente ispirato a fatti avvenuti nella colonia Manitoba in Bolivia nel 2011.
Una giovane donna giace a letto da sola e addormentata, con lividi e ferite visibili intorno ai fianchi e all’interno delle cosce, segni rivelatori di violenza carnale. Siamo nel 2010, le donne di una colonia mennonita isolata e senza nome scoprono un segreto scioccante sugli uomini della comunità che hanno controllato le loro vite e la loro fede, drogandole durante la notte per abusare di loro, causando talvolta gravidanze indesiderate. La tradizione della comunità è quella di mantenere la donna in uno stato di non scolarizzazione e analfabetismo.
Il linguaggio del corpo non è ammesso, perché il corpo non esiste. Se accade qualcosa di brutto, probabilmente è stato il Diavolo.
Ma la giovane Salome, vittima e ora madre di un bambino di tre anni, sconvolta dalla verità, attacca alcuni uomini con una falce. Essi vengono arrestati e alle donne, rinchiuse in un granaio, resta una scelta da fare, su tre possibili opzioni: non fare nulla, restare e combattere o andarsene. Dalla loro parte solo un giovane insegnante, che le aiuterà in questa decisione tormentata.
La pellicola vanta una regia solida e sapiente, atmosfere a tinte fosche in uno scenario che tuttavia fa viaggiare la mente, e soprattutto un grande cast composto da Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Sheila McCarthy, Michelle McLeod, Kate Hallett, Liv McNeil, August Winter, Frances McDormand e Ben Whishaw.
“Nel film – dice la regista – un gruppo di donne, per lo più svantaggiate dal punto di vista delle necessità più essenziali, conversa per cercare di capire come spostarsi insieme per costruire un mondo migliore per sé stesse e per i propri figli. Anche se la backstory è violenta, il film non lo è. Non vediamo mai la violenza che queste donne hanno subito, ma solo piccoli spiragli di quello che è avvenuto dopo. Invece, vediamo una comunità di donne unite per decidere, in un lasso di tempo molto breve, quale debba essere la loro risposta collettiva. Quando ho letto il libro, ha scavato a fondo dentro di me, sollevando domande e pensieri sul mondo in cui vivo, che non mi erano mai stati così chiari. Questioni il perdono, sulla fede, sui sistemi di potere, il trauma, la guarigione, la colpevolezza, la comunità e l’auto determinazione. Mi ha lasciato però anche una buona dose di speranza. L’ho immaginato come se si svolgesse in un regno di fiabe, perché anche se si svolge in una comunità ristretta, volevo che suonasse universale. Era necessario far respirare ed espandere il linguaggio del film. Volevo che in ogni inquadratura si esprimesse l’infinito potenziale e le possibilità contenute in una conversazione che riguarda la rifondazione di un mondo spaccato”.
Frances McDormand racconta invece: “il libro ha immediatamente catturato la mia immaginazione. Raramente la fiction di cui fruiamo ha bisogno di essere altro rispetto a ciò che è: un romanzo ben scritto. Ma a volte il materiale richiede maggiore esplorazione ed era il caso di Women Talking. Ci troviamo in un momento di grande confusione, stiamo chiedendo riconciliazione e ricongiunzione tra i generi. Credo che la disamina dell’argomento da parte del libro di Toews sia impegnativa, seria e al contempo meravigliosamente divertente”.
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