CANNES – Tre sguardi d’autore per un film d’eccezione che scruta le bellezze segrete del pianeta. Al Certain Regard è passato Il sale della terra, documentario firmato da Wim Wenders – di cui a Cannes è stato celebrato il trentennale di Paris, Texas – e da Juliano Ribeiro Salgado, figlio del grande fotografo brasiliano Sebastião, che arriverà nelle sale italiane con Officine Ubu.
È una emozionante vertigine visiva e un incontro molto umano tra due artisti che condividono la stessa passione per le immagini (anche Wenders coltiva una carriera parallela di fotografo) Il sale della terra, che inizia con gli scatti impressionanti con cui l’artista ha immortalato migliaia di persone abbarbicate ai bordi di una miniera d’oro brasiliana, un enorme buco riempito da uomini-formiche. “Ammiratore incondizionato del suo lavoro”, Wenders racconta nelle note di regia di aver incontrato di persona Salgado solo 5 o 6 anni fa. “Ci siamo visti nel suo atelier parigino e mi ha mostrato gli spunti iniziali del suo progetto Genesis. Poi un giorno mi ha chiesto se potevo pensare di aggregarmi a lui e a suo figlio Juliano per un’avventura in cui entrambi erano già coinvolti e per cui sentivano la necessità di un altro punto di vista, di uno sguardo esterno”.
Dentro immagini che sembrano dipinti e insieme contenitori di un umanità brulicante o di una natura possente, Wim, Sebastião e Juliano si muovono assorti. Il padre si confronta con il figlio, si avvicinano, si conoscono meglio, mentre magari si rotolano silenziosamente sul terreno per avvicinarsi a un orso bianco. Per lo spettatore è un viaggio affascinante. Per il regista tedesco un’esperienza indimenticabile: “Mi ha scattato molte foto mentre giravamo, anche di noi dietro la macchina da presa – ha scritto il regista – e così potrei avere l’onore di apparire in qualche immagine firmata da Salgado, ma non credo che li conosca i miei film quanto io conosco le sue foto. E comunque è lui il soggetto del mio film, e non il contrario”.
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