In una Trieste “pulita e malinconica” c’è un’adolescente come tante, Nadia. È bella ma schiva e per questo non molto popolare. Quando incontra un suo coetaneo, spigliato e affascinante, e decide di seguirlo a casa sua, accade qualcosa di terribile, che le cambierà la vita. La ragazza che ha volato è il nuovo film di Wilma Labate, presentato nella sezione Orizzonti Extra della 78esima Mostra del Cinema di Venezia. Classe 1949, la regista mette in scena la sceneggiatura scritta da due dei più giovani e promettenti talenti del cinema italiano, i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Una distanza biografica, quella tra autori e regista, che dona al film l’autenticità dei sentimenti più puri, quelli che prescindono dalla biografia e dall’anagrafe, che filtrano ciò che non è essenziale, lasciando solo le emozioni.
“I dialoghi erano bellissimi – ammette Wilma Labate – e sono stata molto fedele a come sono stati scritti. Loro sono due maschi giovani e io sono un’anziana femmina e questa è già una grande diversità. Non ho fatto altro che cucirmi addosso la loro sceneggiatura”. Una storia molto semplice, una storia che potrebbe fare parte della vita di tante giovani ragazze in tutto il mondo, ma che la regista, ha scelto di ambientare in un luogo specifico, Trieste: “Volevo ambientarla fuori dal disagio, in un luogo normale. Una città che si capisce e si conosce poco, non la puoi giudicare in una settimana di turismo. Una città dalla malinconia molto forte e dalle strade pulite. Una città che funziona, perché ahimè le cose brutte succedono anche in questo tipo di posti”.
La ragazza ha volato è un film autentico, che punta tutto su un realismo veicolato in primis dall’interpretazione dei due protagonisti, Alma Noce e Luka Zunic, ancora troppo giovani per essere viziati dalle sovrastrutture di altri attori più navigati. “Ho lavorato molto bene con loro, l’approccio che hanno avuto è stato di puro istinto – spiega la regista – Mi sono molto appassionata a questa cosa e ho cercato di lasciarli liberi, senza ingabbiarli troppo in eventuali schemi”.
In particolare alla protagonista viene affidata la responsabilità di portare avanti una narrazione spesso silenziosa, affidata in toto alla sua espressività: “Trovo che Alma sia molto bella, soprattutto dietro la macchina da presa. – continua Labate – C’è molto gusto a inquadrarla, una soddisfazione che non accade spesso. È un film praticamente muto. Tanto che lei aveva voglia di parlare, mi diceva: finalmente qui parlo! Però non ce ne era bisogno, volevo fare un film silenzioso perché lei ha un primo piano che parla”.
“L’istinto puro” dei due attori viene messo alla prova in particolare nella scena che spinge in avanti la narrazione nel primo atto del film. Una scena cruda e dolorosa, ma girata con un’eleganza e un “pudore” che lascia senza fiato. “Io all’inizio forse ero un po’ spaventata – rivela Alma Noce – perché non è una cosa piacevole neanche per finta. Invece poi sono arrivata sul set e sia Luka, che è sempre stato carinissimo, sia Wilma, che tutta la troupe mi hanno messo a mio agio. Quel giorno, però, quando abbiamo finito, sono tornata in albergo e ho pianto per tre ore, ho avuto proprio un crollo emotivo”. Il trucco, insomma, per due attori così giovani è stato quello di affidarsi all’esperienza della regista, come afferma l’attore Luka Zunic: “Le indicazioni di Wilma sono state fondamentali, sul set abbiamo lasciato parlare gli occhi e le emozioni”.
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