Il primo lungometraggio d’animazione del duo di registi Tibor Bánóczki e Sarolta Szabó, “White Plastic Sky“, presentato al 73esimo Festival di Berlino nella giovane sezione Encounters, racconta un futuro distopico, quello del 2123 che tanto lontano non sembra dai nostri giorni. Il film racconta di una razza umana giunta allo stremo e che sopravvive solo grazie ad un grande sacrificio collettivo: all’età di 50 anni, ogni cittadino si sottopone ad una mutazione che lo trasformerà in un albero. “White Plastic Sky” è una storia d’amore e di ricerca di salvezza, in cui il protagonista, Stefan, cercherà di salvare l’amata moglie, appena trentenne, dalla sua scelta di immolarsi ante-tempo.I registi, originari di Budapest, descrivono la genesi di “White Plastic Sky” e la sua dolorosa attualità in un mondo, come il nostro, sottoposto ormai ad una “poli-crisi”,una crisi che coinvolge l’umanità tutta e che comprende guerra, pandemia e mutamento climatico.