Wes Anderson, folgorato da Cinecittà

“Prada ci ha chiesto un corto e ci ha lasciato totale libertà creativa, così ho pensato che mi sarebbe piaciuto girare a Roma, a Cinecittà, dove avevo fatto Life Aquatic nel 2004. Sono stato spesso a Roma negli ultimi anni, adoro questo Paese. Poi, pensando proprio a Cinecittà e quindi a Fellini, abbiamo pensato a qualcosa che ricordasse Amarcord e potesse essere costruito intorno a Jason Schwartzmann come protagonista”. Attesissimo e poi applauditissimo, Wes Anderson ha intrattenuto oggi pomeriggio la platea del Festival di Roma con generosità e umorismo, giocando con i suoi amici e sodali Roman Coppola e Jason Schwartzmann – con lui protagonisti della CineChat condotta da Mario Sesti – e con gli spettatori. L’occasione era, appunto, la presentazione in prima mondiale di Castello Cavalcanti, il cortometraggio prodotto dalla maison di moda (dopo A Therapy di Roman Polanski con Ben Kingsley e Helena Bonham Carter) girato proprio a Cinecittà con protagonista un pilota della “Molte Miglia” (Schwartzmann, appunto) che finisce per schiantarsi sulla statua che domina la piazza del paese dei suoi avi italiani. Il tutto, sulle note del tema di Signore e signori di Germi, solo uno dei cineasti nostrani a cui Anderson riconosce un importante debito creativo. Del cinema italiano attuale, “non ne arriva molto negli Stati Uniti, ma ho visto l’ultimo film di Paolo Sorrentino La grande bellezza e mi è piaciuto molto, credo sia il suo migliore. Per il resto ho amato Gomorra di Garrone, Io sono l’amore di Guadagnino e mi piace molto il cinema di Nanni Moretti e Toni Servillo come attore”. Il regista, che in febbraio aprirà il Festival di Berlino con The Grand Budapest Hotel, non esclude, infine, di tornare a girare in Italia: “Mi piacerebbe, la prossima volta vorrei girare uscendo dall’isolamento degli studi e in maniera più libera, per le strade”.

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