Wes Anderson, dal Texas con genio

L’ultimo attesissimo film di Wes Anderson arriva nelle sale il 28 settembre dopo l’ottima accoglienza al Festival del Cinema di Cannes. La vivace pulizia delle inquadrature e la simmetria dello sguard


Asteroid City atterra nelle sale il 28 settembre. È l’ultimo attesissimo film di Wes Anderson dopo l’ottima accoglienza al Festival di Cannes. Inutile dire che anche in questo caso ci propone il suo cinema altamente stilizzato, quella estetizzazione suprema che lo rende unico nel panorama cinematografico mondiale. Qui però la vivace pulizia delle inquadrature e la simmetria dello sguardo raggiungono culmini mai visti prima. È forse il più incandescente di tutti i suoi film finora realizzati. Inoltre il suo impatto emotivo, nelle ultime opere un po’ sacrificato sull’altare della geometria visiva, qui è davvero notevole.

HUSTON, ABBIAMO UN GENIO!

Dal Texas con stile. E genio. Quel Texas che ha fatto la sua parte nella rivoluzione del cinema indipendente americano degli anni Novanta. La vita è un sogno del 1993 fece conoscere al Mondo il talento infinito di Richard Linklater che vien da Austin. E da Houston, con un poliziesco fuori dagli schemi, è emerso Wes Anderson. Un colpo da dilettanti esce nel 1996. È il suo esordio alla regia, scritto a quattro mani con Owen Wilson, “gonfiando” il loro stesso cortometraggio (titolo originale Bottle Rocket) che era finito nientedimeno che al Sundance.

In Italia non è mai uscito al cinema e in America fece un sonoro flop al botteghino, ma i semi della unicità di Anderson erano finiti nel terreno giusto. Fu un trampolino di lancio comunque per lui e i suoi collaboratori, come gli attori Owen e Luke Wilson e il direttore della fotografia Robert Yeoman. Quando Martin Scorsese paragona il tuo esordio a quello di Renoir e quando vinci agli MTV Movie Awards il premio come miglior nuovo film-maker si può star certi che non resterà un’opera prima e unica. Così va avanti L’ingaggio di Bill Murray per il secondo film di Anderson, Rushmore, crea uno scatto di crescita alla sua filmografia, benedetta anche da un altro premio importante: miglior regista agli Indipendent Spirit Awards.

Tra l’altro, ancora oggi, a quasi 25 anni di distanza dalla sua uscita quasi per tutti i critici questa opera seconda rappresenta il suo più riuscito gioco di equilibrio tra design visivo e autentica commozione.

E POI ARRIVANO I TENENBAUM

La crescente reputazione di Un colpo da dilettanti e Rushmore, e quella di Anderson come autore moderno dallo stile innovativo, hanno generato un notevole clamore per il suo terzo film, The Royal Tenenbaums. Con il suo cast stellare, la commedia epica sarà il film di Anderson con il maggior incasso fino a Grand Budapest Hotel e lo farà entrare nelle grazie dell’Academy con una nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura.

I Tenenbaum rappresenta anche il momento in cui Anderson assume la totale padronanza della sua arte e del suo mestiere di regista: mentre la sensibilità eccentrica e le composizioni misurate delle inquadrature esaltavano le ambientazioni reali dei suoi primi due film, da quest’opera in poi si sarebbero estese ad ogni aspetto del suo lavoro. Guardare un film di Anderson significa accedere ad una nuova dimensione in un pot-pourri di scenografie ornate e dai colori pastello, linee e angoli puliti al limite della geometria euclidea, stacchi di montaggio impeccabili, musica pop scelta con precisione e dialoghi e azioni fuori dagli schemi. Forte di questo credito e di una community sempre più fedele al suo credo visionario, Anderson ottiene 50 milioni di dollari e carta bianca per girare tutto ciò che voleva con La vita acquatica di Steve Zissou. E se questo significava costruire la propria nave, girare in acque agitate e nei mitici studi di Cinecittà e assumere Henry Selick per animare i cavallucci marini: si poteva fare!

Life Aquatic con un Bill Murray epocale e un cast di nuovo incredibile (Owen Wilson, Cate Blanchett, Anjelica Huston,  Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Michael Gambon) fece fiasco e la critica sancì il naufragio in nome di una lentezza di ritmo che proprio non riuscì a mandar giù. Eravano nel 2004 e non c’era flop che potesse fermare l’onda ormai inarrestabile del suo estro creativo.

UN TRENO, UNA VOLPE, IL REGNO DELLA LUNA NASCENTE E TANTI CANI

Anche se Un treno per Darjeeling, che arriva 3 anni dopo, è per lo più un film minore, al limite dell’auto-parodia, continua a disegnare la parola ascendente dell’enfant prodige texano. Ma è con il progetto successivo: un film d’animazione in stop-motion basato su una storia di Roald Dahl che Anderson ritrova anche il vero successo di pubblico.

Fantastic Mr. Fox conquista spettatori di tutte le età e apre il passo a quello che molti considerano la sua opera più equilibrata: Moonrise Kingdom con Edward Norton e Bruce Willis, tra gli altri: un’avventura intima di primo amore, una storia di formazione in ambiente scout, una fuga liberatoria che ha ottenuto le migliori recensioni della sua carriera e il suo primo incasso significativo in un decennio.

Il periodo d’oro di Anderson continua con il capolavoro Grand Budapest Hotel, un vertiginoso viaggio attraverso la storia alternativa, la meta-finzione, le sparatorie, i dipinti rinascimentali e un edificio stupendo che più Anderson non si può. Il film frutta ad Anderson un’altra nomination all’Oscar per la migliore sceneggiatura, la sua prima nomination per la migliore regia e si aggiudica la statuetta per la colonna sonora originale, il montaggio, la produzione e i costumi. Dopo quattro anni, l’intervallo più lungo tra un film e l’altro, il genio di Houston realizza un altro film in stop-motion: il distopico L’isola dei cani, ambientato in Giappone e capace di portarsi a casa un’altra nomination agli Oscar: miglior film d’animazione e Orso d’argento come miglior regista alla Berlinale.

È del 2021 l’ultimo film prima di Asteroid City: The French Dispatch. Un’ode affettuosa allo spirito del giornalismo che però resta intrappolata in un estetismo così esasperato da svuotare di umanità la storia. Il grande semiologo scrittore Roland Barthes ne “il piacere del testo” affermava la “perfezione è irrespirabile”. Forse è proprio a questa asfissia che Anderson condanna lo spettatore che vede questo film, ancora una volta stilisticamente impeccabile e in grado, come pochi altri, di “contenere moltitudini”, di osare con il linguaggio cinematografico fino ai confini estremi.

E ora tocca ad Asteroid City raccogliere il testimone dei suoi 10 predecessori e anche se forse non conquisterà nuovi fan, continuerà a strabiliare chi lo ama e ad essere originale e distintivo nel suo modo esoterico.

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23 Settembre 2023

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