BERLINO – Ancora una donna avventurosa e indomita, protagonista assoluta alla 65esima Berlinale. Stavolta tocca a Gertrude Bell, l’archeologa e scrittrice (1868-1926) divenuta consigliere politico dell’Impero britannico in Medio Oriente e considerata un Lawrence d’Arabia al femminile. La interpreta Nicole Kidman nel kolossal di Werner Herzog, Queen of the Desert, passato in concorso. Un inedito connubio quello tra la diva australiana e il regista tedesco, appassionato di avventure esotiche ed estreme, da Fitzcarraldo in poi. Per il 73enne autore, che abbiamo applaudito anche per documentari straordinari come Grizzly Man e Cave of Forgotten Dreams, questa è una svolta non da poco. “Magari l’avessi prima fatto un film con una donna protagonista, ora continuerò a farli”. Per lui è una prima volta, come è la prima volta che si lascia andare a una storia romantica. Gertrude Bell, donna capace di mediare tra Occidente imperialista e mondo arabo, ospitata con tutti gli onori da dignitari islamici e considerata dai beduini la regina del deserto, visse infatti due soli amori, terribilmente infelici. Quello con un giovane consigliere dell’ambasciata inglese a Teheran (James Franco, che al festival vedremo anche in Every Thing Will Be Fine di Wim Wenders), a cui lei resterà indissolubilmente legata come la metà di una moneta spezzata, e quello, altrettanto impossibile, con un diplomatico sposato (Damian Lewis), che perderà la vita al fronte, durante la prima guerra mondiale. “Alla vicenda di Gertrude Bell mi ha avvicinato un amico di Homs – racconta Herzog – che mi ha fatto conoscere le sue lettere e i suoi diari. Nella storia di questa donna ho trovato tanto: il Medio Oriente, lo spazio, il deserto, la poesia. È una fantastica figura femminile e la sua vita interiore la considero più affascinante degli intrighi politici in cui fu coinvolta, prima e dopo la seconda guerra mondiale”. Insieme a T.W. Lawrence meglio noto come Lawrence d’Arabia (nel film è Robert Pattinson), l’aristocratica ribelle fu tra l’altro artefice della nascita dello Stato dell’Iraq, tanto che nel mondo arabo la chiamavano “creatrice di re”.
Naturalmente per un autore come Herzog, pur nei limiti di una produzione spettacolare e ad alto tasso divistico, il paesaggio è soprattutto ricerca interiore, voce dell’anima. “Abbiamo filmato il deserto come mai prima avevo fatto e la tempesta di sabbia che vediamo è vera”, racconta il regista di Kaspar Hauser e Nosferatu. Che ha voluto sottolineare anche come Gertrude si fosse innamorata dei beduini e del loro stile di vita. “Li capisce, entra in sintonia con loro, ne apprezza la dignità. Nei media di oggi gli islamici sono demonizzati, non senza ragione, ma questa vicenda mette in rilievo la tessitura necessaria alle relazioni tra culture e popoli così diversi”. E aggiunge un suggerimento per uscire dalla drammatica situazione attuale del Medio Oriente: “Cancellare i confini, fare un grande paese arabo ma non come vuole l’Isis, bensì secondo la cultura originaria di quei luoghi e quelle genti che Gertrude aveva così ben compreso”.
Anche Nicole Kidman è stata contagiata da questo grande amore per il deserto. “Sono paesaggi di enorme bellezza – ha detto l’attrice – nel mio lavoro mi piace esplorare storie e luoghi. E quando Werner mi ha condotto in Marocco, ho chiesto se potevo portare con me i miei figli. Così c’era una tenda anche per loro. È stato straordinario non vedere niente se non l’orizzonte. Ho fatto cose mai fatte prima. Ho dormito sotto le stelle e ho fatto il bagno in un abbeveratoio vestita solo di una camicia di lino, una scena che non era in sceneggiatura e che è stata aggiunta proprio per me. Sono ricordi deliziosi che mi porterò sempre appresso”. Mentre per James Franco la scena in cui lui mostra a Nicole un trucco con le carte da gioco è “la scena più erotica che abbia mai girato in vita mia”.
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