Probabilmente sono ancora due mondi che si conoscono e si annusano troppo poco quelli della critica “tradizionale” sulla carta stampata e dei recensori virtuali che lanciano le loro idee sul web. Da una parte lo spazio fisico sui quotidiani che si riduce sempre di più quando si tratta di cultura e di cinema, dall’altra le infinite possibilità della rete e l’altrettanto infinito potenziale caos. Le Giornate degli Autori hanno voluto fare il punto della situazione con il convegno “Le Stell(ett)e del cinema ai tempi della rete – Chi è, da dove parla, con chi parla il critico internauta”, dedicato al compianto Lino Micciché, a cui è consacrato anche il documentario del figlio Francesco passato nella sezione indipendente. Introdotti da Anne Rita Ciccone e dal padrone di casa Giorgio Gosetti, a discuterne c’erano Francesco Bruni (100Autori), Giovanni Spagnoletti (Afic), Marianna Cappi (MyMovies), Gianni Canova, Fabio Ferzetti, Emiliano Morreale e Daniele Giglioli, moderati da Giacomo Durzi. Oltre ai critici – di entrambi i tipi, seduti in platea – e i rappresentanti di Sngci e Sncci.
“Sul web c’è più spazio per la critica. Ma chi scrive sul web? – esordisce Anne Riitta Ciccone – Con che competenza? L’orientamento del web è fare la media tra le stellette del recensore ufficiale e dell’internauta. E’ analisi del film od opinionismo sanremiamo con televoto?”. La regista parla di “Evoluzione genetica del critico, da quando Micciché chiedeva di semplificare il linguaggio. Forse invece è arrivato un impoverimento”. Le risponde, in qualche modo, Giorgio Gosetti: “Anni fa qui a Venezia ci fu un incontro chiacchierato tra Müller e alcuni recensori web. La provocazione ebbe un senso e ci stimolò a guardare in faccia una generazione di critica web che sottovalutavamo. Sono i recensori delle rete, ormai, i veri protagonisti: hanno più libertà di manovra, di ricerca e non devono sottostare, di solito, a gerarchie stringenti… Ci sono potenzialità straordinarie di linguaggio, di spazio, di libertà di ricerca, di risposta a un pubblico più giovane che non teneva più conto di critica tradizionale. Siamo in grado di cogliere queste opportunità o si porta dentro il web gerarchie e malvezzi? La rete può essere democrazia o anche cacofonia”. Poi il confronto assume toni meno pacati quando lo sceneggiatore-regista Francesco Bruni, dopo aver riconosciuto alle riviste online il merito di parlare in modo approfondito dei film, parla di “un mondo poco regolamentato in cui non ci si assumono responsabilità personali. E poi non è vero che i film vanno male perché sono brutti, ma perché il pubblico non è educato a leggerli bene. E spesso la colpa è anche di certa critica web, poco affettuosa col cinema italiano”. Gli risponde subito il critico del Messaggero Fabio Ferzetti, secondo cui invece “spesso la stampa italiana è troppo accondiscendente e gli autori hanno un atteggiamento utilitaristico nei confronti della critica. Il suo scopo è l’analisi, il dibattito, non il mercato. Deve dilatare i confini del film non essere al suo servizio”.
Su una cosa però, tutti sembrano essere d’accordo: La grande bellezza di Paolo Sorrentino è stato uno spartiacque. Non solo per il cinema italiano, ma anche per la critica, avendo avuto il merito di riaccendere un dibattito costruttivo e serrato. “Io l’ho visto sette volte e ogni volta vedo tutti i difetti, ma allo stesso tempo è un film che mi fa impazzire. Sul web, in generale, invece trovo poco piacere e passione, e molto rancore”. Dal canto suo Paolo Mereghetti fatica “a digerire la mitizzazione del web. Di solito questi giornali online non hanno un committente. Io invece faccio i conti con ciò che sa il mio pubblico, ad esempio se conosce un piano sequenza o meno. Non posso permettermi di darlo per scontato”. Ma sono, ancora, le parole di Gianni Canova a creare più malumori: “La critica web è parassitario. I giovani che si affacciano alla critica online scimmiottano Mereghetti e gli altri, e spesso rinunciano al piacere della visione per il piacere del giudizio”. A lui fa eco il critico letterario Daniele Giglioli: “E’ vero che molta critica web è parassitaria e che i contenuti discendono spesso direttamente dalla carta stampata: èdifficilissimo trovare contenuti originali fatti apposta per il web”. L’unica, vera esponente del mondo online chiamata a intervenire, Marianna Cappi di MyMovies chiosa: “Sul web c’è spazio per tutto, la differenza la fanno la scrittura e la cultura del recensore. La critica non è una scienza, bisogna saper veicolare i contenuti con le giuste argomentazioni e con una buona scrittura. E poi, alla fine, se non c’è il pensiero, non dipende da web né dalla carta stampata”.
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