Un lungo sospiro di sollievo, condiviso da civili e militari italiani con gli eserciti alleati e i partigiani, accompagna la fine della seconda guerra mondiale. E’un momento di festa e speranza e, insieme, un momento di paura, contrasti e smarrimento: tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1945 l’Italia nuova deve ancora compiersi e il Paese, distrutto e affamato, lotta per il riscatto, verso la rinascita. Due diverse visioni della Liberazione, in bianco e nero e a colori, due modalità parallele di rappresentazione della guerra e della pace futura si alternano e combinano in un originale racconto per immagini nella mostra “WAR IS OVER! L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, 1943-1946”, che inaugurerà il 31 maggio al MOA – Museum of Operation Avalanche di Eboli e sarà visitabile fino al 30 settembre.
La mostra, fortemente voluta dal Comune di Eboli, è stata ideata e realizzata da Istituto Luce Cinecittà, con il patrocinio del Consolato U.S.A. a Napoli, Regiona Campania, Università degli Studi di Salerno – CIREC ed il contributo di Weboli. A cura di Gabriele D’Autilia dell’Università degli Studi di Teramo ed Enrico Menduni dell’Università degli Studi Roma Tre. Regia Video Roland Sejko. Organizzazione Generale Maria Gabriella Macchiarulo Attraverso la selezione di circa 140 immagini, anche inedite, e filmati d’epoca – compresi nel periodo tra il luglio del 1943 (lo sbarco degli alleati in Sicilia) e il 1946 – si svolge la narrazione della guerra attraverso i suoi protagonisti, italiani e americani, e il confronto, unico e suggestivo, tra due differenti punti di vista.
Da una parte gli scatti dell’Istituto Luce, l’organo ufficiale di documentazione foto-cinematografica del regime, dove il “bianco e nero” è espressione prima del cupo declino del fascismo e poi della sobrietà di una classe dirigente che cerca di costruire sulle rovine della guerra; tra queste, molte immagini del fondo “Reparto Guerra Riservati” in cui erano conservati i negativi bloccati dalla censura. Dall’altra, le fotografie dei Signal Corps, l’efficiente servizio di comunicazioni al seguito delle truppe statunitensi, provenienti da un raro repertorio, conservato presso la NARA (National Archives and Records Administration) di Washington e solo in parte conosciuto in Italia. Qui il colore diventa il segno di un’Italia diversa, “rivelata” da operatori e fotografi più attenti al dato sociale e uno strumento di esportazione dell’american way of life che, con la ricostruzione, raggiunge anche l’Italia.
A corredo della mostra alcune videoinstallazioni curate dall’Istituto Luce- Cinecittà, per la regia di Roland Sejko e il montaggio di Luca Onorati tra cui “Vincitori e vinti” e “L’ultima apparizione del Duce”, ideate appositamente per “War Is Over!”, proiezioni di rari filmati italiani e americani che documentano le vicende finali e i drammi della guerra e che mostrano il coinvolgimento di grandi registi di Hollywood (integrati nei Signal Corps) nella guerra mondiale e la gioia e lo stordimento degli innumerevoli momenti della Liberazione italiana, oltre un’originale sintesi delle immagini esposte. “War is Over!” chiude a Eboli il suo ciclo espositivo – dopo essere stata ospitata a palazzo Braschi a Roma nel 2015 ed alla Fondazione FORMA per la Fotografia a Milano nel 2016 – e presenterà anche immagini dell’imponente Archivio fotografico comunale (EBAD – Eboli Archivio Digitale), scattate dall’importante fotografo Luigi Gallotta e riportate nel terzo ed ultimo catalogo della mostra, realizzato dall’Istituto Luce Cinecittà e Contrasto.
Le fotografie in mostra non costituiscono il supporto visuale di un percorso storiografico già scritto: vogliono piuttosto valorizzare la diversità delle due prospettive e le loro connessioni con lo sfondo culturale dei due paesi e il loro immaginario, all’epoca particolarmente segnato dal cinema. L’influenza è evidente nel contesto americano ma emerge anche in Italia, sia pure a fatica e sfuggendo alle maglie della censura, come si può vedere negli scatti con il legionario con i baffi “alla Amedeo Nazzari” o nella postazione sotterranea tappezzata dalle foto delle dive. Molto diverse sono le narrazioni della Liberazione dei due organi, Istituto Luce e Signal Corps, nei punti di vista e nei campi d’azione. Fino al luglio 1943 l’Istituto Luce organizza un attrezzato “Reparto Guerra” al seguito delle truppe italiane su tutti i fronti ma, a causa del suo trasferimento nella Repubblica di Salò, manca una documentazione foto-cinematografica del Regno del Sud nel 1944-45, che è dunque un’esclusiva delle armate alleate. Nel repertorio di Salò sono rimosse le persecuzioni contro gli ebrei, ma sono presenti scatti di arresti e fucilazioni, con una funzione chiaramente intimidatoria.
“Il dopoguerra è già cominciato” è il sottotesto che ricorre nelle foto del Signal Corps dell’Esercito USA, “e riguarderà anche l’Italia”. I film e le fotografie degli operatori Signal Corps restituiscono un mondo popolare che per l’Istituto Luce è poco più di uno sfondo – e che il cinema neorealista non ha ancora esplorato – e, documentando anche la realtà desolante dell’Italia, mostrano al pubblico oltreoceano e, progressivamente, a quello italiano un modello di efficienza e un esempio di benessere per l’Italia post-guerra. LA mostra apre il programma di manifestazioni e testimonianze per le celebrazioni del 75esimo Anniversario dello Sbarco di Salerno che si concluderanno nel mese di settembre al MOA di Eboli.
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