Il prossimo film di Walter Hill sarà una reimmaginazione di Che fine ha fatto Baby Jane?, classico del thrilling con Bette Davis e Joan Crawford. A darne notizia è lo stesso regista, che ha tenuto una masterclass al Festival di Roma dove è ospite per presentare il suo ultimo film Bullet to the Head con Sylvester Stallone. “Di solito – dice – nei miei film le donne servono per lo più a rendere la storia interessante. Ma è anche vero che sono abituato a storie di scontri violenti, per cui, perché no?”.
“L’America ha perso il contatto con le proprie radici rurali – ha aggiunto poi il maestro dell’action e del western – il declino inizia quando comincia la parodia. Mi piacerebbe fare di nuovo un film sulla Frontiera, se mi capitasse una buona storia. Se ci fosse un segreto su come fare buon cinema, probabilmente non ve lo direi. Tutti possono imparare i principi, ma padroneggiarli del tutto è una cosa che probabilmente non riesce a nessuno. Semplicemente, si fa del proprio meglio. A emergere è la personalità di chi racconta le storie, se questa è forte, allora il pubblico si sentirà coinvolto. Mi infastidisce parlare di arte, principalmente il cinema è artigianato, questa storia della fantasia e dell’immaginazione al potere è vecchia come il cucco. Keats diceva che una poesia non si scrive, si scopre, ognuno deve fare il meglio che sa fare con quel poco di strumenti che ha, stando attento a non mettere il business davanti alla narrazione. Credo nel ritmo, nella brevità e nell’economia della parola, non mi piacciono i film troppo lunghi o sopra le righe, amo l’armonia, la musica. Non uso storyboard, li trovo limitanti, tanto quando poi arrivi sul set è tutto diverso da come lo avevi immaginato seduto alla scrivania. E’ un gran casino, ma è divertente. Il modo migliore per guadagnarsi da vivere. Anche se sono una persona felice, nei miei film metto sempre un elemento malinconico, come il blues di Ry Cooder, con cui ho collaborato per anni. Penso a Strade di fuoco, oppure a Mississippi Adventure, ambientato in luoghi dove è facile entrare in contatto con la natura, con la povertà, coi problemi del paese”.
C’è modo anche di parlare di Stallone, che ieri ha raccontato di essere stato preso in considerazione per il ruolo di protagonista di Driver l’imprendibile, poi andato a Ryan O’Neal. “Non saprei – dice il regista – non me lo ricordo, ma se ve l’ha detto, sicuramente ha ragione. Penso sia stato molto cosciente che in Bullet to the Head l’ho usato per rappresentare una forma di cinema un po’ sorpassata. E’ un tipo sveglio, ha diretto dieci film, non lo manipoli mica così facilmente. Ma siamo andati molto d’accordo perché in fondo, volevamo fare tutti e due lo stesso film. Gli piace moltissimo essere una star, non si nasconde. Adora che al ristorante gli riservino il tavolo migliore”.
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