Von Trotta: “Ingeborg Bachmann innamorata di Roma. Come me”

Dopo Hannah Arendt e Rosa Luxemburg, Margarethe Von Trotta prosegue la sua galleria di grandi personaggi femminili con Ingeborg Bachmann


BERLINO – Dopo Hannah Arendt, Hildegard Von Bingen e Rosa Luxemburg, Margarethe Von Trotta prosegue la sua galleria di grandi personaggi femminili con Ingeborg Bachmann, la poetessa austriaca morta a Roma nel 1973 in circostanze drammatiche (per l’incendio provocato dalla sua sigaretta accesa nella casa di via Giulia, forse mentre era intorpidita da barbiturici).

Il film, in competizione alla Berlinale, si intitola Reise in die Wuste e si concentra essenzialmente sulla storia d’amore tra Ingeborg e lo scrittore svizzero Max Frisch. I due si incontrano a Parigi nel 1958, sono già affermati e famosi, si frequenteranno per quattro anni tra Zurigo e Roma. Lei è una donna emancipata, lui un conservatore, un uomo geloso, e non disposto a vivere una relazione aperta, inoltre patisce il successo di lei.

Protagonisti del film sono l’attore tedesco Ronald Zehrfeld e la lussemburghese Vicky Krieps, una delle attrici del momento dopo Il filo nascosto e Il corsetto dell’imperatrice. Nato su proposta della produzione svizzera, il progetto si è incastrato perfettamente nei gusti e nelle passioni della regista tedesca ottantenne: “Conoscevo bene l’opera letteraria di Ingeborg e una volta l’ho anche incontrata, a Roma nel 1972, eravamo con Volker Schlöndorff a casa di Hans Werner Henze. Sarebbe morta l’anno dopo e all’epoca era già debilitata, ricordo che parlò ben poco”.

Von Trotta userà poi un verso di Ingeborg Bachmann nel film Gli anni di piombo (1982). “Per me era quasi predestinato incontrarla, ma dovendo fare una ricerca su di lei mi sono resa conto che non era facile rendere giustizia a un’artista così versatile, complicata ed enigmatica, per questo mi sono concentrata su un periodo breve, di sei anni, i quattro trascorsi con Max Frisch e i due successivi, quando soffriva per la separazione e cercò conforto e guarigione in un viaggio nel deserto con l’amico austriaco Adolf Opel”. Da lì viene il titolo del film, “un viaggio nel deserto emotivo e fisico, in cui attraversa la sofferenza di essere stata lasciata ma anche il senso di liberazione. Con Frisch aveva cercato di mettere insieme impegno e libertà. Era ben consapevole che, in quegli anni, era difficile per una donna affermarsi ed essere presa sul serio”. Nel rapporto con un collega nasce una rivalità difficile da gestire: “Il film, che racconta tutto per flashback, inizia con un incubo in cui Ingeborg si vede umiliata da Max”.  

Anche i luoghi giocano un ruolo importante nella vicenda: Parigi, Zurigo, Berlino e Roma. “Io stessa ho vissuto a Roma e il film mi ha permesso di esprimere il mio amore per l’Italia, seguendo la scelta di Ingeborg di trasferirsi in una città amata da tanti tedeschi. A Roma Ingeborg poteva camminare lungo le strade assolate, riposare nei caffè, parlare con il grande Ungaretti. Ma quando Frisch si trasferisce nella Capitale le cose non vanno altrettanto bene, lui non parla la lingua, non capisce le persone e si sente abbandonato”.

Infine sulla scelta di Vicky Krieps: “Il suo sorriso è unico, viene dall’anima e nessuna attrice, per quanto brava, potrebbe uguagliarlo. Mi ricorda molto un sorriso folgorante che Ingeborg aveva, per esempio in un’intervista televisiva quando il giornalista rimane sconcertato dalla sua risposta e lei improvvisamente si illumina nel volto in quel modo. Volevo restituire proprio quel sorriso e Vicky ci è riuscita perfettamente”. 

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