Il Premio Oscar 1979 per la fotografia di Apocalypse Now è stato tra i più attivi e convinti sostenitori del ritorno in anteprima mondiale del capolavoro di Francis Ford Coppola. Tornato sulla Croisette in una versione integrata di buoni tre quarti d’ora e presto distribuito nelle sale.
Musica rimasterizzata, preservazione del negativo in digitale, inserimento di alcune scene (molto chiacchierata quella tagliata nel 1979 della telefonata tra Mista Kurtz e il presidente Nixon) che, oggi come allora, lo rendono tra le pellicole immancabili dagli appassionati del “war movie” e non solo.
Un film che ha segnato e, grazie al restauro, continuerà a segnare l’immaginario di tutti noi e di cui anche Vittorio Storaro parla come “del film più costoso, lungo, distante e emozionante” che abbia mai fatto.
Com’è nato il progetto di rieditarlo?
Nel ’79 la circuitazione del prodotto obbligava al rispetto di certi tempi di montaggio. Probabilmente è vero che sia Coppola che gli spettatori non sarebbero stati pronti allora ad accettarlo nella versione di oggi.
A parte la durata (3 ore e 23 minuti, ndr), a suo avviso, cosa abbiamo guadagnato?
Sicuramente la comprensione di alcune scene, che il pubblico di allora non era forse in grado di cogliere appieno. L’agguato della tigre, per esempio, è piu esplicitamente metaforico. La reazione dei soldati che fuggono spaventati di fronte a un animale della giungla mentre potrebbero usare il fucile acquista il senso di incontro con la parte oscura di noi. La vera paura è nei confronti dell’ignoto, nella parte più remota e sconosciuta.
Sul piano più strettamente tecnico come si è proceduto al restauro?
Il normale deterioramento di un film a colori registra una perdita di definizione dell’l% l’anno, Apocalypse Now era arrivato al 25/26%. Ho così convinto Coppola a ripartire dal negativo originale, rieditandolo con il sistema Technicolor Dye Transfer che ha riprende procedimenti dell’antesignano Technicolor che risaliva agli anni ’30. In questo modo si può riprodurre un positivo non deteriorabile nel tempo.
Che potranno fruire anche le generazioni a venire…
Mi auguro che i giovani cineasti prendano Apocalypse Now come film di riferimento. Un po’ come è successo per 2001 Odissea nello spazio. Le tecniche del digitale sono un investimento per il futuro. Questo restauro ne è già un esempio.
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