Vittorio Sgarbi rompe l’astinenza dalla Mostra e fa la sua prima apparizione festivaliera: una prolusione più che una banale conferenza stampa. L’occasione è la nascita dell’Istituto per il cinema e l’audiovisivo dei paesi latini (c’è anche un sito internet), l’ospite Cinecittà Holding. Presenti dunque Felice Laudadio e Luciana Castellina, insieme a Gillo Pontecorvo, Sandro Silvestri e Fernando Solanas, i più attivi promotori dell’iniziativa, Carmelo Rocca e Rossana Rummo per il ministero, quindi moltissimi produttori e distributori, tra cui Fulvio Lucisano e Gianni Massaro.
Sgarbi vede nel cinema latino un contraltare a quello americano. Si dichiara anticapitalista e si erge a difensore delle lingue non inglesi. La platea, affollatissima, annuisce e talvolta applaude. Sgarbi – sotto il braccio una copia del Giornale e un best seller molto letto nei salotti come La civiltà della conversazione – ha tutta una sua corte di ammiratori (e ammiratrici) addirittura adoranti. In tanti vogliono avvicinarlo, qualcuno addirittura gli consegna una lettera privata.
I cronisti, più scettici e disincantati, lo aspettano al varco per chiarire le polemiche contro la Mostra di Baratta e Barbera (vedi damnatio della Biennale, la battuta sulla Mostra decadente era atmosferica, o magari alla Thomas Mann… Mai avuto nulla di cui dolermi del presidente Baratta”. Indica la scadenza dei vertici della Mostra, ad aprile, come un impedimento tecnico a qualsiasi avvicendamento: non ci sarebbe tempo di attrezzare una 59° Mostra. “E’ inevitabile che il prossimo festival sia di Barbera”, dice. A Baratta rimprovera però, tra le righe, di non essere abbastanza manager: “si auspicava una maggiore presenza degli sponsor privati, un minor finanziamento”. Rinvia ogni decisione a Urbani, che per ora l’ha spedito in avanscoperta su tutti i fronti, come una guida indiana. Conferma i malintesi con Barbera enfatizzati da un quotidiano locale. “Più volte abbiamo sollecitato incontri e dato suggerimenti, per esempio quello di invitare la vedova di Balthus alla cerimonia del Leone d’oro a Rohmer, ma Barbera non ha neanche risposto con una telefonata. Sono andato a Majolati Spontini, alla prima del film di Depardieu, anche un po’ per ripicca”. Conferma la presenza del governo alla serata di chiusura: “Alla premiazione verranno il ministro e il presidente Ciampi”. Smentisce un’antipatia verso la Mostra perché di sinistra. Ci scherza su persino. “Era intollerabile un cinema di regime. Volentieri avremmo perduto le elezioni, ma stiamo al governo per consentire al cinema di stare all’opposizione. Negli ultimi sei anni anche la satira si è espressa pochissimo, è diventata maliconica, adesso avrà la sua rivincita”. Il primo a tentare la strada di una satira di destra, e con successo di pubblico, è lui. “Come Ferrara vengo dalla sinistra culturale italiana e so che siamo al governo per merito di una massa di idioti che ci hanno votato. Per ogni uomo di cultura di destra, ce ne sono venticinque di sinistra: Veneziani, Bettiza e Iacopetti vanno tutelati come specie protette dal Wwf”.
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E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk