Proprio al Festival di Roma, nel 2009, avemmo la possibilità di assistere a un’anteprima di footage di Dylan Dog – il film, quello prodotto dagli americani, che per i fan dell’Indagatore dell’Incubo dei fumetti Bonelli si sarebbe rivelato una cocente delusione. Per un motivo o per l’altro, mancavano tanti elementi: l’assistente Groucho, il maggiolone bianco (mezzo di trasporto storico del personaggio), l’ambientazione londinese, i comprimari storici come la medium Madame Trelkovski e l’Ispettore Bloch. Lo stesso Dylan, interpretato dal prestante ma inadatto Brandon Routh, appariva in una versione spuria, americanizzata, ingrezzita che ha convinto poco gli appassionati del fumetto.
Alcuni di questi appassionati – capitanati da Claudio di Biagio (conosciuto per la web series Freaks!) alla regia e Luca Vecchi (The Pills) alla sceneggiatura – seguendo un po’ la logica del ‘facciamonoi’, hanno pensato che, con una buona idea alla base e il supporto economico e pratico di altri appassionati come loro, potevano fare di meglio, e hanno messo su una campagna di crowdfunding per la realizzazione di un mediometraggio ispirato al personaggio, Vittima degli eventi, presentato al Maxxi nella sezione Wired Next Cinema del Festival di Roma e disponibile su YouTube (sul canale dei The Jackal) a partire dal 2 novembre, preceduto da un’altra anteprima, il 31 ottobre, a Cinecittà World. La risposta è stata entusiasta, il budget si è presto formato e così – con il benestare della Bonelli che però non basta a rendere al prodotto il crisma dell’ufficialità – il film ora esiste. E il pubblico, c’è da dire (forse lo stesso che ha partecipato alla campagna) ha reagito molto bene, applaudendo e rivolgendo ai realizzatori in brodo di giuggiole numerosi complimenti.
I meriti ci sono. Una certa sicurezza e inventività in fatto di montaggio e fotografia, scenografie ed effetti speciali curati, interventi di attori noti (L’Ispettore Bloch è un convincente Alessandro Haber, Madame Telkovski una fin troppo ‘giovanile’ – rispetto alla controparte fumettistica – Milena Vukotic, il negoziante del misterioso bric-à-brac Safarà, Hamlin, ha il volto e le movenze di Matteo Bonetti). Ma, per apprezzarlo al meglio, bisogna pur sempre ricordarsi che è un ‘fan film’, un omaggio divertito e, a tratti, anche divertente, che non si può mettere sullo stesso piano di una produzione con tutti i crismi. Si perdonano facilmente un ritmo un po’ lento, un citazionismo di maniera e una regia non sempre del tutto consapevole. Sicuramente la rappresentazione dei personaggi è più vicina alla fonte rispetto a quanto visto nella pellicola statunitense. Ma se possiamo facilmente comprendere l’accento romano di Dylan e l’ambientazione capitolina (motivi di budget, di nuovo), viene da chiedersi se questo Indagatore che fa il fessacchiotto con le donne, gioca occasionalmente a Guitar Hero, sentenzia come Martin Mystère e assume droghe volontariamente, per aprirsi la mente, sia più “vero” di quello che abbiamo visto nel tanto vituperato film d’Oltre-oceano. “L’ansia di prestazione non ce l’ho avuta – commenta Valerio Di Benedetto che ha avuto l’onere di vestire i panni del protagonista – o meglio, mi è venuta solo dopo aver perfezionato il pacchetto. Comunque, si tratta di un prodotto onesto e quindi sono tranquillo. Il personaggio non aveva una voce e noi glie l’abbiamo data, prendendo anche delle decisioni rischiose. Potevamo aprire un concilio di Trento per sentire le opinioni di tutti, ma non avremmo mai iniziato a girare. Bisogna prendere delle posizioni e noi l’abbiamo fatto”.
Brutti o belli che siano, un film e un fan-film sono due cose del tutto diverse. Però, dato il format di 50 minuti, sembra quasi che questo Vittima degli Eventi voglia (pro)porsi come il pilot di una serie. I realizzatori nicchiano simpaticamente (“Mica vogliamo andare al gabbio”, commentano con la loro spiccata romanità) però si capisce che un po’ ci sperano. “Nessuno ce lo ha chiesto – racconta Di Biagio in un Cinecocktail organizzato dopo la proiezione e moderato dalla giornalista Claudia Catalli – ma sentivamo che questa cosa la dovevamo raccontare. Abbiamo capito che si poteva fare solo in quel modo. Dietro ci sono tante professionalità, anzi, noi siamo i meno professionisti di tutti. Ci siamo divertiti e ci siamo sentiti parte di una giostra, altro che lavorare. Certo sarebbe bello se qualcuno che avesse a disposizione un budget di un certo tipo potesse realizzare una serie completa. Abbiamo fatto tutto in piccolo, la Bonelli non c’entra, ci guarda da lontano e un po’ ci controlla, ma con simpatia”.
E infatti in sala c’è anche Roberto Recchioni, attuale curatore della testata Dylan Dog che proprio in questo periodo sta attuando sul personaggio un processo di rilancio e restyling: “Vittima… – dice – è una cosa simpatica e un bel prodotto. Per ora il massimo dell’ufficialità che possiamo concedere sono tante pacche sulle spalle. Ne abbiamo parlato un anno fa, ci sono dei problemi oggettivi di diritti, anche perché, tra l’altro, attualmente i diritti di Dylan non sono nemmeno in mano a Bonelli. Però stiamo cercando di farli rientrare e, nel caso, cercheremo anche di ricordarci di chi si è già applicato al personaggio. Per ora ci concentriamo su altro. Neanche due settimane fa Bonelli ha annunciato che entrerà nel mercato della produzione di opere televisive e cinematografiche e partiremo a dicembre con la serie animata di Orfani”.
Serie o non serie, ufficialità o no, fatto sta che il prodotto c’è. E’ un segno di come marcerà nel futuro la filiera del cinema e dell’audiovisivo? “Il crowdfunding in realtà non funziona – spiega ancora Di Biagio – siamo uno dei pochi casi di successo insieme, non so, a Io sto con la sposa. Il nostro paese è ancora troppo pigro per aprirsi a queste strade. Si parla di cinema ‘low budget’, ma il low budget non esiste. La verità è che non abbiamo potuto pagare nessuno e non è così che dovrebbe funzionare. Abbiamo ‘rubato’ le inquadrature in notturna. Abbiamo adattato ciò che volevamo fare con quelle che erano le nostre reali possibilità. Non mi piace quando si tenta di strafare, e questo vale sia in ambito di effetti speciali che di ambientazione. I nostri protagonisti potrebbero essere anche due pazzi che imitano Dylan e Groucho, non è detto che siano davvero loro. Il problema non è trovare oggetti o ambientazioni. Il problema è che devi metterli in regola. Ma questo la gente non lo capisce ancora. Abbiamo chiesto di arrivare a 30mila euro per poter realizzare il film e abbiamo ricevuto tante critiche, ci hanno detto che erano troppi, che eravamo dei ladri. In questo una produzione aiuterebbe. Ma so di avere ancora tanto da imparare, e se anche dovessi diventare un regista, non mi dimenticherò mai di essere un coglione”.
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