Vite spericolate: Amy e Steve McQueen

Oggi al festival di Cannes sono passati due documentari legati dall’iconicità delle loro figure di riferimento, Amy Winehouse e Steve McQueen


CANNES – Oggi al festival sono passati due documentari legati dall’iconicità delle loro figure di riferimento, Amy Winehouse e Steve McQueen. La prima, cantante Jazz con la fama di una stella del pop, scomparsa il 23 luglio del 2011 a soli 23 anni, stroncata da una vita di eccessi, depressione e disordini alimentari, è protagonista del sincero e diretto Amy del regista inglese Asif Kapadia. Fuori competizione, sarà in sala a settembre con Nexo Digital e Good Films. Tante immagini e video, molti messi a disposizione della famiglia, per raccontare, forse attraverso troppe testimonianze e poca musica, la fragilità di una ragazza dotata di un talento straordinario che da giovanissima si trova a gestire un successo troppo ingombrante. Famiglia che, però, ha ritrattato dopo l’uscita del film, arrivando addirittura a minacciare le vie legali, sostenendo che il film non racconti tutta la verità come aveva fatto invece un precedente prodotto realizzato proprio dal padre della cantante. A uscirne male però è soprattutto il marito Blake Fielder-Civil, che l’ha accompagnata nel percorso verso l’uso di droghe. Notevoli i filmati di repertorio familiare, con Amy bambina e ragazzina, e i momenti di riabilitazione da alcool e droghe – uno dei suoi maggiori successi, Rehab, parlava proprio di questo – oltre al famigerato concerto di Belgrado dove si presentò al pubblico in stato confusionale, in condizioni pessime e nemmeno in grado di intonare una nota.  ”E’ successo qualcosa con Amy – dice il regista – E io volevo capire come questo qualcosa potesse essere accaduto proprio davanti ai nostri occhi. Come può una persona morire così al giorno d’oggi? Non si è trattato di un episodio improvviso: in qualche modo sapevamo che sarebbe potuto accadere perché Amy stava percorrendo quella strada”.

Nel pomeriggio per la sezione Cannes Classics è stato presentato in anteprima mondiale (sarà poi al Biografilm Festival di Blogna) Steve McQueen: The Man & Le Mans, documentario di Gabriel Clarke e John McKenna che mostra qualcosa di mai visto prima: il dietro le quinte delle riprese effettuate per il film del 1971 di Lee H. Katzin durante la 24 Ore di Le Mans dell’anno prima, e disegna anche un ritratto mai visto prima dell’attore. Nel 1970  cQueen decide che Le Mans dovrebbe essere lo scenario del suo film. Non un film come gli altri, ma con degli spezzoni girati davvero durante la corsa, con una roadster attrezzata con tre camere da presa. “Se vogliamo portare avanti questo progetto – diceva il divo – dobbiamo farlo nel modo giusto. Nessun escamotage hollywoodiano: nessun colpo di scena orchestrato ad arte, niente lieto fine. E se dobbiamo dedicarlo a una sola corsa, deve trattarsi necessariamente di Le Mans”. Il film è arricchito da interviste esclusive a Derek Bell, cinque volte vincitore di quel circuito, insieme al David Piper che perse una gamba durante le riprese e a Sigi Rauch, co-protagonista del film originale, e racconta il viaggio nel glorioso passato della gara più impegnativa del calendario del motorsport a livello mondiale, e la determinazione di un McQueen disposto a tutto per realizzarlo, in sei mesi di produzione che lo costringono a fare i conti con il rischio di bancarotta della sua società, la fine del matrimonio e la consapevolezza di essere nel mirino della setta di Charles Manson. Un ritratto inedito di una vita spericolata insomma (come cantava Vasco Rossi citando proprio l’attore) dedicata al cinema come alla passione per le corse automobilistiche, da cui il mito McQueen nasce.

autore
16 Maggio 2015

Cannes 2015

Cannes 2015

Le Figaro riflette sulla delusione italiana a Cannes

Il quotidiano francese dedica un articolo al disappunto degli italiani per il mancato premio al festival: "Forse è mancata una lobby organizzata"

Cannes 2015

Italian Pavilion, dove il nostro cinema parlava (anche) straniero

"Dà l'idea di un Paese che funziona". "L'ulteriore dimostrazione che l'unione delle forze può veramente andare incontro alle esigenze di ogni categoria del cinema italiano".Sono solo alcuni dei commenti sul nuovo spazio del cinema italiano a Cannes, per la prima volta allestito nell'Hotel Majestic, con una terrazza che affacciava sulla Montée des Marches, due sale per le attività professionali e l'ormai famoso ingresso con il tunnel caleidoscopico. E' stato visitato da circa 3mila persone, di cui oltre il 50% stranieri. Sul finale, presente anche il ministro Franceschini."Tutto ciò è stato realizzato con una spesa leggermente superiore a quella che sostenevamo gli anni scorsi per avere il solo spazio sulla spiaggia nel Village International", spiega Giancarlo Di Gregorio

Cannes 2015

L’era Pierre Lescure al Festival di Cannes

Roberto Cicutto, amministratore delegato di Istituto Luce Cinecittà, commenta il contestato palmarès di questa edizione del festival. "Sulle decisioni delle giurie è inutile soffermarci. Si può condividerle o meno ma pretendere di sapere come dovrebbero comportarsi e' da ingenui. Dobbiamo essere soddisfatti che nell’edizione appena finita il cinema italiano e in generale l’industria audiovisiva si è presentata più compatta, con nuovi strumenti per la promozione e l’attrazione di investimenti e soprattutto con un’offerta di film pieni di talento e molto diversi tra loro. Vorrei però segnalare alcuni cambiamenti significativi nel DNA del Festival più importante del mondo"

Cannes 2015

I film italiani mai presi in considerazione per i premi

Rossy De Palma si lascia andare a qualche confidenza sul lavoro dei giurati: "Abbiamo pianto tutti con il film di Moretti, ma volevamo premiare la novità di linguaggio"


Ultimi aggiornamenti