CANNES –“Io come Vittorio Gassman nell’Armata Brancaleone?”. Vincent Cassel, sex symbol del cinema di Francia, re erotomane nel Racconto dei racconti di Matteo Garrone, dominato dal desiderio sessuale, generosamente svestito in alcune scene di grande suggestione pittorica attorniato di giovanette nude mollemente sdraiate, prende il complimento del regista come un complimento. “Il cinema di quel periodo è il più bello, qualunque paragone mi si faccia con un italiano da Gassman a Mastroianni a Sordi lo prendo, vedete in me quel che volete”, dice l’attore. La preparazione del film, racconta Cassel, è stata anche fisica, “bisognava non far diventare questo re una macchietta mantenendo equilibrio tra commedia dell’arte e dramma”. Il suo personaggio, il re di Roccaforte, si innamora del canto di una donna e immagina che sia una giovane vergine eterea. In realtà quella voce appartiene a un’anziana rugosa disposta però a tutto pur di diventare regina.
Il quotidiano francese dedica un articolo al disappunto degli italiani per il mancato premio al festival: "Forse è mancata una lobby organizzata"
"Dà l'idea di un Paese che funziona". "L'ulteriore dimostrazione che l'unione delle forze può veramente andare incontro alle esigenze di ogni categoria del cinema italiano".Sono solo alcuni dei commenti sul nuovo spazio del cinema italiano a Cannes, per la prima volta allestito nell'Hotel Majestic, con una terrazza che affacciava sulla Montée des Marches, due sale per le attività professionali e l'ormai famoso ingresso con il tunnel caleidoscopico. E' stato visitato da circa 3mila persone, di cui oltre il 50% stranieri. Sul finale, presente anche il ministro Franceschini."Tutto ciò è stato realizzato con una spesa leggermente superiore a quella che sostenevamo gli anni scorsi per avere il solo spazio sulla spiaggia nel Village International", spiega Giancarlo Di Gregorio
Roberto Cicutto, amministratore delegato di Istituto Luce Cinecittà, commenta il contestato palmarès di questa edizione del festival. "Sulle decisioni delle giurie è inutile soffermarci. Si può condividerle o meno ma pretendere di sapere come dovrebbero comportarsi e' da ingenui. Dobbiamo essere soddisfatti che nell’edizione appena finita il cinema italiano e in generale l’industria audiovisiva si è presentata più compatta, con nuovi strumenti per la promozione e l’attrazione di investimenti e soprattutto con un’offerta di film pieni di talento e molto diversi tra loro. Vorrei però segnalare alcuni cambiamenti significativi nel DNA del Festival più importante del mondo"
Rossy De Palma si lascia andare a qualche confidenza sul lavoro dei giurati: "Abbiamo pianto tutti con il film di Moretti, ma volevamo premiare la novità di linguaggio"