Il cinema italiano mette d’accordo tutti: da un lato il pubblico giovane e quello adulto, dall’altro i critici e i vari addetti ai lavori. E’ quello che è capitato alla 23^ edizione delFestival del Film Italiano a Villerupt, in Lorena, che si è appena conclusa. La manifestazione prevedeva tre premi: quello assegnato dalla giuria principale, il premio del pubblico e quello riconosciuto dalla giuria giovani. I film erano molti, e tutti di indubbio interesse, ma l’attenzione generale si è concentrata su La guerra degli Antò di Riccardo Milani. Una grande conquista, soprattutto tenendo conto del fatto che il regista Riccardo Milani si è occupato personalmente dei sottotitoli in francese per farlo visionare agli organizzatori di Villerupt. Il produttore non ne ha voluto sapere. Anzi alla Cecchi Gori hanno anche rifiutato La guerra degli Antò all’agenzia Italia Cinema per la diffusione americana nelle università (il tour parte il 15 novembre). Il timore della pirateria è il motivo ufficiale. Un problema distributivo che si è avvertito anche in Italia, visto che il film in alcune città non è mai uscito, anzi nei casi più fortunati è rimasto in sala per sole due settimane. Ma il coraggio personale ha premiato Milani, visto che il film ha ricevuto il primo premio della giuria principale, il primo premio della giuria giovani e la “medaglia di bronzo” da parte del pubblico. E’ curioso e singolare il fatto che uno stesso film italiano abbia accontentato pressoché tutti, quantomeno in terra di Francia: spesso le pellicole “dividono” gli spettatori comuni dagli “addetti ai lavori”, e i più giovani rispetto ai meno giovani. Ma ancora una volta il Festival di Villerupt ha evidenziato una piccola grande verità: il buon cinema normalmente piace a tutti. Perché il buon cinema consente numerosi livelli di lettura – da quello più “popolare” a quello più sofisticato, con tutta una gamma di sfumature a seconda dell’età – e dunque ha il raro dono di offrire qualcosa a ogni spettatore.
La guerra degli Antò è infatti un film veloce e frizzante, che però racconta con sensibilità e profondità (con un gusto a metà fra il grottesco e il surreale che richiama molti autori del passato) la storia di quattro punk/perdenti della provincia italiana alla ricerca di una propria dimensione sociale e individuale. Insomma, divertimento e approfondimento insieme, un menù soddisfacente per tutti i palati.
A ritirare i premi nella serata finale sono intervenuti sia il regista che i quattro ragazzi/attori protagonisti: Anto’ Lu Purk (Flavio Pistilli), Antò Lu Zorru (Paolo Setta), Antò Lu Malatu (Federico Di Flauro) e Antò Lu Zombi (Danilo Mastracci). La loro tenuta (soprattutto la pettinatura) era non-punk, ma l’entusiasmo che hanno portato in sala è stato comunque tale da farli sembrare con le chiome colorate e gli abiti stravaganti, esattamente come compaiono nel film. Insomma, visto che la pellicola è piaciuta non solo al pubblico francese ma anche al presidente della giuria principale Sergio Gobbi – che è uno fra i più importanti distributori di film italiani in Francia – c’è da sperare che La guerra degli Antò esca (e con successo) a Parigi e dintorni. Con l’ulteriore speranza che un successo in terra di Francia convinca i distributori italiani a riproporre il film nelle sale di casa nostra, preceduto da quel po’ di promozione che non guasta mai.
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