Vigilia in aeroporto


Mi sono...Cosa succede in un aeroporto bloccato dalla neve alla vigilia di Natale? Che i progetti di vacanza dei viaggiatori vanno in crisi, ma mentre i passeggeri adulti potrebbero affrontare e risolvere la situazione affittando una macchina o prenotando un albergo, cosa può fare un gruppo di ragazzini minorenni senza genitori? Durante le festività natalizie Warner Bros presenta, in associazione con Village Roadshow Pictures, un film che può risolvere questo interrogativo. Si tratta di Mi sono perso il Natale: storia di un gruppetto di “minori non accompagnati”, in gergo UM (Unaccompanied Minors, come il titolo originale del film), rimasti bloccati durante una tormenta di neve nella saletta loro riservata dai funzionari di un aeroporto, insieme ad altri ragazzi senza genitori provenienti da ogni parte del paese.

 

A vegliare su di loro l’irascibile responsabile delle relazioni con il pubblico Oliver Porter (Lewis Black) e il suo zelante assistente Zach Van Bourke (Wilmer Valderrama). Ma alcuni decidono di riconquistare la libertà perduta. Tra questi: l’adolescente difficile Spencer (Dyllan Christopher), la ricca e viziata Grace (Gina Mantegna), il maschiaccio Donna (Quinn Shephard), il secchione Charlie (Tyler James Williams) e l’appassionato di fumetti Timothy Wellington, detto “Beef” (Brett Kelly). Braccati dalla security dello scalo i fuggitivi imparano a mettere da parte le loro evidenti diversità e si alleano per sfuggire alle grinfie delle autorità. I ragazzi trasformano il Natale in aeroporto in un vero e proprio pandemonio. La pellicola è tutto un piombare in mezzo al trasporto bagagli, schizzare via tra le valige in attesa e scivolare in canoa lungo i fianchi innevati della collina, ma soprattutto la dimostrazione che la riuscita delle vacanze non dipende dal posto in cui ti trovi ma dalle persone con cui sei.

In uscita nelle nostre sale il 5 dicembre il lungometraggio è diretto da Paul Feig conosciuto per numerose serie televisive cult americane (Freaks and Geeks, Arrested Development, The Office): “Cerco sempre di raccontare storie su famiglie e su persone che sono legate fra loro”- ha detto il regista – “Qui ci sono cinque ragazzi quasi tutti figli di divorziati che durante le vacanze vengono mandati da un genitore all’altro. E mi ha appassionato l’idea che dei perfetti estranei che capitano insieme scoprono di avere qualcosa in comune. Inoltre non vedevo l’ora di realizzare una commedia divertente, d’altri tempi, come quelle con le quali sono cresciuto. Volevo cogliere lo stile comico delle slapstick basato linguaggio del corpo”.

I protagonisti del film interpretano la difficile fase adolescenziale in cui vorrebbero essere una cosa e invece sono un’altra, con l’aggravante di una serie di conflitti personali dovuti alla non facile condizione di avere genitori disattenti o separati, ma è proprio uno dei protagonisti più conflittuale, Spencer, a svelare con disarmante semplicità il trucco emotivo di chi si sente lontano dalla propria famiglia di origine: crearne una del tutto nuova con gli amici e le persone che gli stanno intorno.

autore
22 Dicembre 2006

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