Viggo Mortensen: “Vicky Krieps ha il carisma di Meryl Streep”

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, The Dead Don't Hurt, secondo film da regista del celebre attore, è un film sentimentale ambientato durante la guerra di secessione americana


ROMA – Una donna esala l’ultimo respiro stringendo la mano del suo compagno. Le ultime immagini che vede, come in un sogno, sono quelle di un cavaliere in armatura, o forse di una condottiera. Sul solco di un’indomita Giovanna d’Arco si muove la vita di Vivienne, la protagonista del secondo film da regista di Viggo Mortensen: The Dead Don’t Hurt. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024, il film è un western sentimentale ambientato durante la guerra di secessione americana, che parte dalla morte della sua protagonista, interpretata da Vicky Krieps, per ripercorrere al ritroso un’esistenza fatta di tanto dolore, ma anche di amore e coraggio.

Mortensen interpreta il personaggio maschile Olsen, un uomo ormai maturo che nell’amore per Vivienne troverà una ragione di vita seconda solo all’ideale di libertà incarnato dalla nascente America. Il celebre attore ha scritto e diretto questo sua opera seconda con il desiderio di omaggiare l’amata madre. “Ho iniziato a scrivere questa storia a Madrid, dove ero bloccato a causa del lockdown. – racconta Mortensen – Mi sono ispirato ai libri dell’inizio del XX secolo che erano di mia madre quando era bambina. Mia madre era una donna indipendente, curiosa, con opinioni forti. Ho iniziato a scrivere mettendomi nei suoi panni e mi sono chiesto dove potessi mettere un personaggio di questo tipo. Mi sono risposto che la frontiera del XIX secolo sarebbe stato il posto perfetto. Ho pensato che sarebbe stato un bel western, genere che ho sempre amato fin da bambino. Il film racconta di una storia d’amore. La storia di una donna indipendente e del rapporto con i componenti della sua famiglia e al di fuori di essa”.

La trama di The Dead Don’t Hurt segue due filoni paralleli: da una parte si racconta cronologicamente la vita di Vivienne, con particolare attenzione per la storia d’amore che nasce con il misterioso Olsen e che la porterà a seguirlo nella sua casa in California. Dall’altra parte, ci sono lo stesso Olsen e il figlio Vincent che lasciano quella stessa casa dopo la morte della donna. A collegare queste trame una serie di personaggi e, in particolare, quello di Weston, classico antagonista da film western che incarna tutto il male e la violenza di quel mondo senza regole.

Cruciale per la riuscita di un film, che Mortensen dirige con cura ed eleganza, è l’interpretazione di Vicky Krieps, protagonista assoluta del film. La sua è una performance davvero magistrale, capace di raccontarci un personaggio statuario e indomabile che, però, dentro di sé nasconde un grande bisogno di tenerezza. “Per me è importante che questi personaggi sappiano esprimersi in silenzio. – dichiara il regista – Puoi immaginare quello che pensano, ma solo se hai degli ottimi attori. Per il ruolo di Vivianne ho pensato subito a Vicky perché quando l’ho vista ne Il filo nascosto mi ha ricordato Meryl Streep. Aveva lo stesso tipo di qualità attoriale, una presenza scenica, un carisma. Quando recita succedono molte cose, anche se sta in silenzio. Ed era proprio quello che stavo cercando. Ci sono tante inquadrature in cui restiamo su di lei senza dire niente. C’è ne è una che è un vero e proprio scontro psicologico da film western: nel montaggio ho deciso di rimanere ancora più a lungo su di lei, perché riusciva a comunicare tantissimo”.

In uscita nelle sale il 24 ottobre, il film sa regalarci un personaggio femminile davvero memorabile. Difficile non collegarlo alla donna più in vista del momento, quella Kamala Harris che potrebbe diventare presto la prima donna Presidente degli Stati Uniti. “Quando scrivo una storia o dirigo un film, il mio punto di partenza non è mai ideologico. – conclude Mortensen – Non cerco di fare una dichiarazione politica. Cerco solo di raccontare una storia. Poi è normale che il pubblico ci attribuisca qualcosa di legato alla propria esperienza personale: è un transfer, un processo che mi piace. Nonostante ci siano state tante donne presidenti in giro per il mondo, c’è ancora tanta riluttanza nel fidarsi del fatto che una donna possa essere sufficientemente forte per ricoprire questo ruolo. Come se dovesse comportarsi come un uomo per esserne capace. Nella nostra storia, Vivienne non prende mai un fucile. Non agisce come un uomo, non è forte fisicamente ma lo è psicologicamente. Sono convinto che Harris sarebbe un ottimo presidente. Vincerà sicuramente il voto popolare, come già aveva fatto Hillary Clinton, il problema è capire in quali Stati. Se non diventerà Presidente sarà solo colpa del nostro sistema elettorale che non è favore del popolo”.

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