Si chiama Manga Impact l’ambizioso progetto congiunto di retrospettiva e mostra dedicato al cinema d’animazione giapponese e alle sue ispirazioni fumettistiche, realizzato in regime di collaborazione tra il Festival di Locarno (da oggi al 15 agosto) e il Museo del Cinema di Torino.
Manga e Anime, ovvero i fumetti giapponesi e i cartoni animati che ne vengono tratti, sono realtà artistiche solo parzialmente apprezzate e comprese in Occidente, a causa del pregiudizio che vede il prodotto animato o disegnato esclusivamente come operazione commerciale diretta a un pubblico di ragazzi.
Quando nel 1978 arrivò in Italia il primo anime, Atlas Ufo Robot, l’annunciatrice Maria Giovanna Elmi introdusse la serie con una lunga presentazione, per preparare gli spettatori, che conoscevano solo le fiabe animate Disney, allo “shock” di dover assistere a uno spettacolo totalmente nuovo e inedito, dove la facevano da padrone colori sgargianti ed epiche battaglie intergalattiche.
E se gli indici di ascolto salirono alle stelle, soprattutto per l’entusiasmo dei giovani spettatori, le reazioni dei genitori furono ben diverse, sollevando proteste per la presunta violenza dei contenuti e contribuendo a diffondere luoghi comuni e leggende metropolitane sui cartoni giapponesi che poi si sarebbero rivelate molto difficili da sradicare.
Si va dalla presunta realizzazione “al computer” delle serie – che ai tempi non era tecnologicamente possibile – alla diffusa convinzione che “i personaggi dei cartoni giapponesi sono tutti uguali”, quando spesso si trattava del medesimo personaggio, protagonista di più serie, che veniva di volta in volta ribattezzato dagli editori italiani, mai troppo attenti a realizzare una corretta trasposizione. Esemplificativo, riguardo a ciò, il caso di Koji Kabuto, pilota del Mazinga Z e co-protagonista di Ufo Robot, dove però si chiamava Alcor.
“In fondo – si dicevano i funzionari della Rai, che trasmetteva le prime serie – sono solo cartoni per bambini”.
Non così in patria, dove fumetti e cartoon sono considerati alla pari di qualsiasi altra espressione artistica, forieri di valori e innovazioni in campo sociale, culturale ed estetico e rivolti a fasce di pubblico di ogni età, a seconda del genere.
Proprio come accade con i film “live action” da noi, ci sono manga di ogni tipo: dall’erotico, alla commedia, all’horror, alla fantascienza. Manga Impact si propone di portare il pubblico a riscoprire in modo esaustivo questo strutturato universo, con un progetto che presenta, innanzitutto, una retrospettiva ricchissima.
“Di solito i festival si concentrano su retrospettive tematiche o monografiche – spiega Carlo Chatrian, curatore del progetto – in questo caso sarebbe stato limitativo. Il nostro tentativo è quello di tracciare delle linee direttrici per orientare il pubblico, sia di appassionati che di semplici curiosi, su un territorio vastissimo, come su una immensa carta geografica.”
Una carta dove ci sono le grandi città e i piccoli villaggi, i grandi autori e le opere meno conosciute ma altrettanto significative. Un viaggio, insomma. Come quello del protagonista di Viaggio in Occidente, il celebre racconto popolare cinese che ha ispirato decine e decine di cartoni orientali: da Monkey del 1967 al recente Dragonball, passando per il fantascientifico Starzinger del ’78 a uno storico cortometraggio, che sarà possibile visionare al festival, in cui lo “scimmiotto” si reca nientemeno che alle Olimpiadi.
Un viaggio lungo, ma non filologicamente rigido, dove a fianco dei reperti archeologici – gli anime delle “origini”, dal 1917 agli anni ’40 – si possono ammirare anche le opere moderne, dal Mobile Suit Gundam di Yoshiyuki Tomino, degli anni ’80, alle recenti produzioni degli studi Ghibli e Gainax.
Si parla di una trentina di lungometraggi rappresentativi dei vari filoni dell’animazione giapponese, a partire da Hakujaden (The White Snake Enchantress) del 1958, primo lungometraggio animato del paese, fino al recente The Sky Crawlers del 2008.
Si vedranno pietre miliari del genere science-fiction come Patlabor 2 e Ghost in the Shell, accanto a lungometraggi tratti da serie TV di successo, molto conosciute anche in Italia, come Cyborg 009, Galaxy Express 999, Capitan Harlock e Kimba il leone bianco, ispiratore del disneyano Re Leone.
Ci saranno poi lungometraggi più recenti, di grande successo internazionale, come Akira, Metropolis e Nausicaä della valle del vento, ma anche un insieme di opere particolari e meno conosciute, come Belladonna of Sadness, 5 Centimeters per Second, The Book of the Dead.
Completa il programma il primo volume del tarantiniano Kill Bill, sintomatico, con le sue sequenze realizzate in stile anime, della forte influenza esercitata dalla produzione animata nipponica fuori dai propri confini.
Non mancheranno le serie tv, con una carrellata di circa venti prodotti di successo, a partire da Astro Boy, prima serie tv animata giapponese, del 1963, qui proposto nella sua versione a colori del 1980 e in procinto di tornare in versione 3D in una coproduzione Giappone USA in corso di realizzazione.
E poi I cavalieri dello zodiaco e Conan il ragazzo del futuro, Dragonball e Il mistero della pietra azzurra. Per ogni serie saranno presentati i primi due episodi in versione originale sottotitolata.
Previste inoltre sezioni dedicate ai cortometraggi di Osamu Tezuka, autore di Astro Boy e inventore a tutti gli effetti dell’animazione giapponese moderna, e di Kihachiro Kawamoto, maestro dell’animazione d’avanguardia, conosciuto per il suo lungometraggio in stop-motion The Book of the Dead, assieme a incontri, workshop e omaggi a registi e creatori di spicco dell’animazione giapponese, che saranno presenti a Locarno: Yoshiyuki Tomino, Isao Takahata e Ichiro Itano.
Ma Manga Impact va ben oltre il già ricco programma presentato durante la kermesse svizzera. “Ci siamo resi conto che la retrospettiva non sarebbe bastata – conclude Chatrian – I manga sono necessariamente legati a tutta una serie di prodotti paralleli che non possono essere tralasciati”. Ecco dunque l’aggiunta di una mostra dedicata al merchandising, ai fogli di acetato con i fotogrammi originali, e soprattutto ai giocattoli e ai robot collezionabili, che molto spesso costituivano la ragion d’essere di una serie animata, dato che le case di produzione commissionavano fumetti e cartoon appositamente pensati per vendere i “bambolotti” di ferro.
A Locarno sarà possibile averne un piccolo assaggio, poi l’evento continuerà dal 16 settembre al 15 novembre al Museo Nazionale del Cinema di Torino, nella Mole Antonelliana.
C’è anche un libro, in corso di pubblicazione per Phaidon, che costituirà un esaustivo compendio di quanto fatto sotto il marchio Manga Impact.
Nel frattempo si può visitare il sito http://www.mangaimpact.com/ per essere costantemente aggiornati.
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