La battaglia del riconoscimento del diritto d’autore anche da parte delle grandi piattaforme del web con la direttiva europea attualmente all’esame del parlamento italiano.
In prima linea, come riporta l’ANSA, la produttrice discografica e cantante Caterina Caselli, e accanto a lei, chiamati in campo dalla Siae, sia in presenza che in collegamento digitale, una rappresentanza di artisti delle varie Arti, dalla musica al teatro, al cinema, per cui parlano Carlo Verdone e Andrea Purgatori.
Capofila è Mogol, presidente della Società degli autori e degli editori, che racconta la battaglia, vissuta fin dal primo giorno del suo mandato, affinché a Strasburgo il Parlamento europeo approvasse la direttiva sul copyright: “In quel caso l’onestà ha vinto, adesso però i governi sono chiamati ad accettare questa disposizione”, ricorda, confermando appoggi da tutte le parti politiche e dal ministro della cultura Franceschini.
“Nessun colore politico, solo una questione di giustizia – afferma il DG Siae, Gaetano Blandini -, allo Stato italiano del resto questo provvedimento non costa nulla”.
Ma “la paura è tanta” fa notare Verdone, che si concentra sulla crisi seguita alla pandemia, che rischia davvero di far precipitare la creatività italiana nel baratro, di togliere il futuro ai giovani “da sempre l’elemento vitale e imprescindibile della creatività”. E resta il fatto, sottolinea Andrea Purgatori a nome delle associazioni del cinema, che non si può procedere con i tempi normali del Parlamento, non si può aspettare ancora un anno o peggio un anno e mezzo, “i più giovani e i meno conosciuti non ce la faranno”, così come i tantissimi lavoratori precari del mondo dello spettacolo.
I conti in rosso della Siae sono già una brutta premessa: “Per il 2020 stimiamo una perdita da 300 a 350 milioni di incasso da diritti d’autore rispetto al 2019 – precisa Blandini – cioè oltre il 50% degli incassi e questo significa che nel 2021 distribuiremo molto poco ai nostri associati”.
Verdone mette a fuoco che: “Senza un decente e giusto diritto d’autore la creatività non potrà crescere, avremo opere modeste fatte tanto per fare”. Paura e indignazione, perché la resistenza dei grandi gruppi del web a pagare le tasse “su quello che li rende miliardari … è qualcosa di immorale”, denuncia il regista romano.
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