Verdone&Albanese, l’abbiamo fatta grossa. E lo rifaremo

In sala dal 28 gennaio con Filmauro la commedia con venature noir dell'attore e regista romano, in coppia con il noto comico


Un attore esaurito dopo la separazione dalla moglie che dimentica le battute in palcoscenico, Yuri Pelagatti, e un investigatore sfigato che vive con l’anziana zia vedova e rintronata e al massimo si occupa di salvataggi di gatti, Arturo Merlino: sono la strana coppia al centro di L’abbiamo fatta grossa, la commedia degli equivoci con venature noir di Carlo Verdone. In scena un inedito duo comico, quello formato dal comico romano e da Antonio Albanese. Attorno a loro alcuni azzeccati comprimari, da Massimo Popolizio, gangster in giacca e cravatta, alla cantante lirica armena Anna Kasyan. E in mezzo a loro una valigetta con un milione di euro che scotta.    

“Volevo liberarmi rispetto agli ultimi film che mi avevano visto nel ruolo di padre separato, in relazioni sentimentali complicate o alle prese con problemi di lavoro – spiega Verdone – Nella mia carriera ho sempre avuto bisogno di sterzare altrimenti non sarei qui da 37/38 anni”. Nel film, che definisce, una favola con accenti di critica di costume nel finale, gioca una comicità molto fisica, con tante facce, espressioni buffe, avventure rocambolesche… “Albanese ha una comicità molto fisica. Ci uniscono tante cose, la passione per la musica e l’arte, così siamo anche diventati amici. E poi il suo spirito lombardo mi diverte, è uno dei migliori attori che abbia avuto”, dice Verdone. Che non nega di aver tratto spunto da un certo Woody Allen, quello di Broadway Danny Rose, ma anche dalla commedia francese. E sull’eccesso di parolacce, che qualcuno gli contesta, fa immediatamente mea culpa: “Non le ho dette per ottenere una risata facile, non erano neanche scritte, ma sono partite così, spontanee. Forse due o tre sono di troppo e me ne scuso”.

Albanese, dal canto suo, racconta: “Avevo già incontrato Carlo in Questione di cuore di Francesca Archibugi, per un giorno soltanto, ma lì avevo captato la sua umiltà e disponibilità. E’ stato bello confrontarmi con un attore comico che ho sempre amato, fin da quando a 18 anni vidi Bianco rosso e Verdone e mi ha esaltato per la capacità di raccontare il nostro Paese con ironia alta e sublime… Mi piacerebbe tornare a lavorare con lui per sviluppare ancora questo ritmo e mi piacerebbe anche dirigerlo perché vorrei sfiancarlo, quando è stanco è ancora più comico”. Insomma, se il pubblico apprezzerà, potrebbero ripetere l’esperienza: “Abbiamo una traccia succosa per un nuovo progetto che potremmo sviluppare tra un paio d’anni. C’è bisogno di unire le forze, di creare una nuova coppia, nel nostro cinema dove ognuno va per conto suo – riflette ancora Verdone – siamo diversi ma capaci di far accendere la scintilla”. Mentre il produttore Aurelio De Laurentiis mette le mani avanti: “Ok, ma non un film da dirigere insieme”. 

L’abbiamo fatta grossa, scritto da Verdone col solito Pasquale Plastino e con Massimo Gaudioso, è arrivato dopo aver scartato un altro progetto “ostico e raffinato in cui eravamo io, Albanese e un personaggio femminile in stile Jane Fonda. Avendo rinunciato a quello, Plastino mi ha ricordato che nel cassetto avevo la storia di un investigatore privato dalle mille avventure e tanti guai, un detective miserabile, ex carabiniere squattrinato che viene assoldato da un attore scaricato dalla moglie per pedinarla”.

Girato a Roma, in quartieri poco battuti dal cinema, da Monteverde Vecchio, al Castrense, da Ostiense a Centocelle al Nomentano, “per cercare una città anni ’50, non da cartolina e quasi inedita”, con la fotografia di Arnaldo Catinari, L’abbiamo fatta grossa arriverà il 28 gennaio con Filmauro su 850 schermi. E per chiudere Verdone, che da poco si è convertito a Facebook, dà un consiglio di lettura: “L’altro giorno ho postato una lettera di Seneca a Lucilio sul senso della vita. Tutti, dai politici ai normali cittadini, dovrebbero leggere Seneca ogni sera per essere migliori. E’ più efficace di un ansiolitico”.

“Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto, raccoglilo e fanne tesoro. Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza. Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore. Vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente. Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va. Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro”.


autore
26 Gennaio 2016

Uscite

play
Uscite

‘Wicked’. Che esperienza è stata?

Basato sul romanzo bestseller di Gregory Maguire, è al cinema uno dei musical più amati di sempre

play
Uscite

‘Spellbound – L’incantesimo’. L’incontro con i doppiatori italiani

Intervista a Arianna Craviotto, Gigi & Ross e Sissi. Il film d'animazione è dal d22 novembre su Netflix

play
Uscite

‘Per il mio bene’. Maternità, pregiudizi e omaggio a grandi artisti

Intervista a Leo Gullotta e Mimmo Verdesca. Il film in sala dal 5 dicembre con 01 Distribution

Uscite

‘Per il mio bene’: storia di una donna alla ricerca delle proprie origini

In sala il 5 dicembre con 01 il film di Mimmo Verdesca, con Barbora Bobulova, donna che in circostanze difficili scopre di essere stata adottata


Ultimi aggiornamenti