Verdone a casa di Alberto il Grande


“A dieci anni dalla scomparsa di Alberto Sordi ho voluto insieme a mio fratello Luca rendere omaggio a un attore grande che, oltre a rappresentare al meglio la tradizione dello spettacolo romano, è diventato una maschera universale che ha raccontato molto bene la fragilità, la pavidità, le miserie, i tic tutti italiani”. Carlo Verdone ci tiene molto che il documentario Alberto il Grande, da lui diretto insieme al fratello e prodotto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, sia visto nelle scuole, nelle università, nei festival e negli Istituti di cultura, in attesa che venga prossimamente reso disponibile in rete. “I nostri ragazzi conoscono e studiano solo Lynch e Tarantino, ma per tornare a fare grande il nostro cinema dobbiamo studiare il nostro passato che è fatto di eccellenti artisti a cominciare da Germi, Zavattini, Fellini”. E Sordi, che ben ha rappresentato il DNA di un certo tipo d’italiano con i suoi innumerevoli vizi e difetti: superficiale, furbo, mammone, infantile e cagasotto come ci ricorda Verdone. “La sua era una maschera tanto formidabile per cinismo e cattiveria, da risultare straordinariamente simpatica anche quando faceva nefandezze. Forse Sordi è stato troppo imitato per eccessivo amore e simpatia, come accadde ai tempi del personaggio del medico della mutua”.

 

In Alberto il Grande a raccontare l’artista e l’uomo sono le testimonianze di personalità del mondo dello spettacolo come Christian De Sica, Pippo Baudo, Ettore Scola, Carlo ed Enrico Vanzina, Emi De Sica, Claudia Cardinale, Franca Valeri; le riflessioni del critico Goffredo Fofi; le immagini delle Teche Rai e dell’Archivio Luce; i contributi filmici di Titanus, Filmauro, Medusa e Surf Film.
Il percorso tracciato da Verdone comincia a via San Cosimato nel cuore di Trastevere dove Sordi nasce e vive nei primi anni. “Non mi sono preparato nulla, di scritto, la sera prima di girare, sono andato a braccio, così il discorso era più vero e autentico, non recitato”. E il viaggio continua nella splendida villa dove Sordi ha vissuto a partire dagli anni ’60 fino alla sua scomparsa. E’ stata l’anziana sorella Amelia, a cui il documentario è dedicato, ad aprire per la prima volta le porte e così scopriamo al suo interno il teatro con tanto di camerini, la sala di proiezione, il ricco guardaroba (ma l’uomo vestiva spesso poche e amate giacche) e una stanza simile a una barbieria. “Questa villa rappresenta per me un luogo sacro. La casa di un uomo ordinato, pieno di abitudini e rituali, perché Alberto era una persona normale, seria e rigorosa”.

Con questo documentario Carlo Verdone ha sentito anche la necessità di omaggiare un passato pieno di dignità. Più che mai a dispetto di un presente in cui Verdone, si ha quasi la sensazione, si trovi un po’ fuori posto e a disagio. “Viviamo tempi particolari. Ha ragione Carlo Freccero quando dice che il Papa si è dimesso come avviene a un funzionario. Quanto ai politici, vedo più che mai difficile girare un film su di loro, perché la realtà ha ampiamente superato la finzione, in fondo quel film è già stato fatto”. E soprattutto non parlategli del Festival di Sanremo. Gli bastano le ultime telefonate degli amici che si chiudevano sempre sulle vicende sanremesi. Meglio parlare dei grandi come Sordi, come fa questo affettuoso e piacevole omaggio, in programma questa sera in tre sale del cinema Adriano, con due spettacoli gratuiti alle 19.30 e alle 21.30 e ben 2mila prenotazioni.

autore
19 Febbraio 2013

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