Valerio Di Benedetto: da Dylan Dog a Cuore di tenebra

L'attore rivelazione di 'Spaghetti Story', interprete di Dylan Dog nel fan-film 'Vittima degli Eventi', è ora a teatro con l'adattamento del romanzo breve di Joseph Conrad


Apparso anche in serie di successo come Romanzo Criminale e The Pills (online) Valerio Di Benedetto sta pian piano costruendo un percorso che denota capacità di professionista poliedrico e versatile, che non si limita a cercare ruoli ma è in grado anche di costruirseli in prima persona, progettandoli insieme a squadre di persone fidate. Crede nel “darsi da fare” per smuovere l’impigrito panorama del cinema italiano e non dimentica la sua prima passione, il teatro (è diplomato in arte drammatica presso l’accademia Teatro Azione di Roma). Sul palco torna dal 19 al 29 marzo con un progetto che lo pone ancora una volta in un ruolo ‘iconico’. E’ infatti protagonista di Cuore di tenebra, al Teatro Studio Uno di Roma (Via Carlo Della Rocca 6), adattamento di Virginia Acqua (che ne cura la regia) del romanzo breve di Joseph Conrad da cui Francis Ford Coppola trasse a sua volta il capolavoro Apocalypse Now.

Nel trailer visibile in rete il testo è di Conrad, ma l’accompagnamento musicale è ‘The End’ dei Doors, proprio come nel film di Coppola. Quanto c’è dell’uno e quanto dell’altro in questa versione?

Il testo è specificamente quello di Conrad, adattato a monologo. In realtà, era sostanzialmente già un monologo, per cui possiamo dire di esserci tenuti molto fedeli all’opera originale. Da Coppola abbiamo mutuato i colori e la faccia di Marlon Brando per Kurtz come riferimento.

Come si è preparato? Ha rivisto il film, o magari qualche adattamento alternativo, come quello del 1994 interpretato da Tim Roth e John Malkovich?

No, ho evitato tutto ciò che potesse essere adattamento. Ognuno mette del suo per cui ho preferito tenere a mente solo la versione originale. Però mi sono ispirato molto a Hugo Pratt e a Gli scorpioni del deserto, con le sue atmosfere calde. Ho ripassato i fumetti del maestro nella recente collezione ristampata dal Corriere.

Ha già interpretato Dylan Dog. Potrebbe fare anche Corto Maltese…

Conosco chi può farlo meglio di me: l’attore Giulio Forges Davanzati. Sarebbe perfetto, sembra Mastroianni da giovane.

Dunque, lei è un appassionato di fumetti. Che rapporto ha con le nuvole di carta?

Morboso-compulsivo. Colleziono di tutto, cerco anche le tavole originali. Sono cresciuto con i manga, gli anime e Ken il Guerriero in tv. Tutti gli elementi citati continuamente da Zerocalcare. Il paradosso è che uno dei pochi fumetti che non leggevo era proprio Dylan Dog. Ho recuperato in seguito. Metto fumetto in tutto quello che faccio.

Sarà per questo che si sta specializzando in ruoli “iconici”. Non le viene l’ansia da prestazione?

No, anche quando ho fatto Dylan, non avevo tutta questa consapevolezza. Rupert Everett e tutto il resto… non ci pensavo. Ogni attore porta la sua esperienza e ognuno ha il suo approccio. Mi fa un po’ ridere quando mi dicono cose tipo: ‘ho scritto una cosa alla Lynch’. Le cose ‘alla Lynch’ le fa solo Lynch. Io ho cercato di portare la mia esperienza personale in tutte le mie prove attoriali.

E qual è stato il suo personale viaggio nel ‘Cuore di tenebra’?

Cuba, dove ho fatto volontariato. Certo non è il Congo dell’epoca coloniale, ma sono venuto a contatto con situazioni particolari, di disagio e svantaggio economico notevole. Mi sono sicuramente portato dietro qualcosa, anche se non saprei spiegare razionalmente cosa. Equivarrebbe quasi a sminuirlo e sarebbe una forzatura.

Che percorso rappresenta per lei questa storia?

Il viaggio alla scoperta dell’”uomo primordiale”. E della verità. “La verità priva del velo del del tempo”, come recita un passo del racconto. Ci riporta alla modalità di un mondo 1.0, alla scoperta dei nostri istinti. E anche attuale, perché alla fine per quanto il colonialismo sia stato denunciato e aborrito tante guerre “per la pace” che si sono condotte dagli anni ’90 in poi non sono poi così distanti da quel tipo di approccio.

Domanda obbligata: preferisce il cinema o il teatro?

Se le condizioni del teatro in Italia fossero diverse, le direi il teatro. Già in Francia le cose stanno diversamente, c’è una maggiore regolamentazione, i colleghi sono più tutelati. Il cinema è sicuramente più redditizio, inutile negarlo, e poi ti permette di spaziare. Però la magia del teatro è indescrivibile, e spesso gli ambienti di lavoro sono migliori. Anche se io sono stato abbastanza fortunato anche al cinema, ho lavorato con produzioni magari medio piccole dove c’era molta voglia di fare, piuttosto che esigenze lucrative particolari. Continuo a non capire perché l’Italia non sfrutti l’arte e la cultura come fonte principale di mercato.

Che ne pensa dei cinecomic attuali? Ha visto Birdman di Inarritu?

In generale i cinecomic mi piacciono. Mi piace ciò che rende tridimensionale qualcosa che nasce su carta. Ci sono i puristi, che non accettano determinati cambiamenti. Ne so qualcosa essendo stato appunto coinvolto in un progetto tratto dai fumetti. Ognuno ha la sua idea, naturalmente i film tratti dai fumetti sono una forma di business notevole e anche questo va considerato. Birdman l’ho trovato meraviglioso, Michael Keaton interpreta quella che potrebbe essere la sua stessa storia dopo il Batman di Burton e si scava dentro in maniera molto profonda. Andrebbe apprezzato solo per questo. C’è chi lo critica come artificioso, per via delle tecniche utilizzate, i piani sequenza eccetera. A leggere certi commenti, soprattutto su facebook e social network, sono tutti espertissimi di cinema. Mi verrebbe da dire: ora fatelo voi. Il film ha vinto molti Oscar, significherà pure qualcosa. Poi, come attore, lo sento molto vicino, racconta una situazione molto specifica da un punto di vista umano e lavorativo. Ti scava dentro e ti mette a nudo. Tutti lo dovrebbero guardare con onestà intellettuale.

Progetti per il futuro? Cosa farà dopo essere uscito dalla Jungla del Congo?

Sto progettando una sitcom muta, con Luca Basile e Sabrina Paravicini. Si chiama Chef Lean. Cerchiamo finanziatori. Poi ho scritto una serie sullo street basket insieme a Fabio Gomiero, e con Basile, amico storico, abbiamo una piccola società di produzione, la Kyo Art Productions, con cui facciamo teatro di strada all’interno di visite guidate. In un momento in cui tutto è un po’ fermo cerchiamo di fare qualcosa di costruttivo e innovativo.  

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16 Marzo 2015

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