Dura e capace di muoversi in un mondo completamente maschile come quello del carcere conquistandosi rispetto (ma anche subendo continue minacce). Eppure fragile, incapace di superare la perdita dell’uomo che amava, giustiziato dalla ‘ndrangheta per aver rifiutato un “favore” a un boss. È Armida Miserere, che rivive nel bel ritratto di Marco Simon Puccioni, Come il vento, presentato all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma fuori concorso. Valeria Golino si cala con grande partecipazione nel ruolo della direttrice di carcere morta suicida nel 2003. Soprannominata ‘fimmina bestia’ dai detenuti dell’Ucciardone, uno dei tanti penitenziari che fu chiamata a dirigere. “Su di lei si dice di tutto – racconta l’attrice – integerrima o crudele, secondo i punti di vista. Diversa in momenti diversi della sua vita. L’unica cosa certa è che aveva sempre una sigaretta accesa tra le labbra. Penso che vivesse una dicotomia tra pubblico e privato, di certo si muoveva in un ambito maschile e maschilista in cui essere donna e contemporaneamente comandare desta antipatia e ostilità. A Pianosa era addirittura l’unica donna in mezzo a 700 uomini”.
Siamo nella primavera del 1990, Umberto Mormile (Filippo Timi) e Armida si amano. Lui fa l’educatore in carcere usando il teatro come strumento di riabilitazione, sta allestendo il Woyzeck, lei cerca di far rispettare la legge da tutti, anche dalle guardie. Ma un brutto giorno Umberto viene ucciso a bruciapelo mentre è fermo a un semaforo. Armida non ne uscirà più, nonostante un tentativo di rifarsi una vita e nonostante l’affetto degli amici di sempre (Francesco Scianna e Chiara Caselli) o dei poliziotti della scorta (uno di loro è Marcello Mazzarella, ospite fisso del cinema di Puccioni). Il suo forte senso di giustizia, le sue idee di sinistra si sgretolano mentre passa da un carcere all’altro, senza mai rifiutare di servire lo Stato in anni in cui la mafia alza la testa e attacca apertamente magistrati e poliziotti, sono gli anni della strage di Capaci.
E’ stato complesso mettere in piedi questo progetto per Puccioni (già autore di Quello che cerchi e Riparo), un film con molte location girato in cinque regioni e sull’isola di Pianosa, con contributi produttivi di Regioni, del MiBACT, di Rai Cinema, Eurimages. Ed è stato complesso anche convincere Valeria Golino ad affrontare un ruolo così carico di dolore. “Ma ho insistito per due anni, perché Armida non poteva essere un’altra”, dice il regista. A chi gli chiede il perché di questa ossessione e come il film si inserisca nel suo percorso artistico risponde netto che parla di inclusione, di una donna in un contesto maschilista, “perché finché non si risolve la questione femminile, e le donne sono la metà del genere umano, anche i problemi delle minoranze, dagli omosessuali ai migranti, restano aperti”. E poi c’è l’interesse per il carcere. “In sostanza – dice il cineasta – la Legge Gozzini, come molte leggi degli anni ’70, ad esempio quella sui manicomi o il diritto del lavoro, è molto avanzata, perché mette al centro la riabilitazione del detenuto. In prigione può finire chiunque, compreso il presidente della Regione o del Consiglio. Ma per poter adempiere questa missione di recupero, ci vogliono tempo e risorse. Oggi occorre aggiustare le regole e risolvere il problema del sovraffollamento”. Per Valeria Golino “vanno presi provvedimenti al più presto, un paese civile che ha rispetto di sé non può non preoccuparsi del carcere, ne va della nostra coscienza e dignità. Come l’eutanasia o il suicidio assistito, argomenti che ho affrontato quando ho diretto Miele, sono cose che ci riguardano tutti”. Valeria rivela poi di aver conosciuto casualmente Armida Miserere. “La incontrai quando andai a Sulmona a presentare Respiro ai carcerati. Ho ritrovato una foto di quella giornata in cui la abbraccio, come se volessi proteggerla, anche se praticamente non la conoscevo”.
Come il vento sarà distribuito in Italia dal 28 novembre da Ambi Pictures. Valeria, che pensa al suo secondo film da regista, intanto ha girato con Salvatores Il ragazzo invisibile e con Virzi Il capitale umano, mentre ad aprile sarà sul set di Francesca Archibugi per Il nome del figlio.
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