VENEZIA. “Ma a me chi m’aiuta, chi mi dà la forza di andare avanti… Io sto sempre in equilibrio, non voglio più l’equilibrio”. Così dice in due momenti diversi Valeria Golino, cioè Anna, la protagonista assoluta del quarto film italiano in Concorso. L’onirico e a tratti visionario, ricco di inserti grafici e di tanta musica popolare napoletana ma anche delle famose voci del Quartetto Cetra, Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, che torna a Venezia dove nel 1997 aveva presentato sempre in Concorso Giro di lune tra terra e mare.
Anna è infatti una donna nel contempo forte e fragile. E’ stata una bambina coraggiosa ma ora che è adulta ha lasciato i sogni, ha accettato che la sua vera natura colorata diventasse tutta in bianco e nero. Il mondo di Napoli che ruota intorno a lei è grigio, tranne il mare, quel mare che ha paura di guardare dalla finestra di casa perché per lei è un oracolo.
Anna per amore dei tre figli, di cui uno sordomuto, non si ribella a un marito violento e coinvolto nella criminalità (Massimiliano Gallo), anzi tenta di non vedere quel che avviene in famiglia. E per amore degli altri accetta di farsi carico di problemi e situazioni insostenibili, come un fratello problematico (Massimo De Matteo) o il collega licenziato (Salvatore Cantalupo). La compensa apparentemente l’insolito lavoro che svolge in uno studio televisivo e che da precario diventa fisso. E’ una suggeritrice apprezzata e professionale che prepara i cosiddetti ‘gobbi’ per una soap opera interpretata da un primo attore, Michele/Adriano Giannini, pieno di sé e galante. Anna ne è affascinata e questo incontro sembrerebbe l’occasione per ritrovare se stessa e liberarsi del marito.
“Con quel bianco e nero dovevamo raccontare un’emozione, non un fatto vero, perciò stare più sospesi, non concreti anche se poi la concretezza alla fine si vede, un sentimento, qualcosa di impalpabile, tutto è stato utilizzato per dare chiarezza a questa nebulosa”, dice Gaudino.
Per amor vostro, in sala con le Officine UBU dal 17 settembre, è una storia tutta al femminile “che ha conosciuto varie vicissitudini, che rischiava di non essere realizzato, poi un po’ alla volta una serie di produttori si sono aggregati al progetto e Valeria Golino ha portato un partner francese”, spiega Dario Formisano che ha prodotto il film con Eskimo, insieme con Gaetano Di Vaio di Figli del Bronx, Gaundri, Buena Onda (di Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Viola Prestieri), Bea Production Company, Minerva Pictures Group con Les films de Tournelles, Rai Cinema e MiBAC.
Valeria Golino, Napoli, sua città natale, torna nella ancora una volta nella sua carriera artistica?
Ho girato 2 film importanti in questa città, dove sono cresciuta da bambina, La guerra di Mario e La kryptonite nella borsa, in cui c’era anche Massimiliano Gallo, ma la Napoli di questo film è un’altra Napoli, quella di Gaudino. Sono entrata in un immaginario di cui Napoli si fa veicolo perfetto, perché è una città recipiente dell’immaginazione, può accogliere tutto e il contrario di tutto e te lo rilancia come fosse una palla. Napoli è un luogo estremamente immaginifico tant’è che ogni volta che appare in un film è diversa. La Napoli di Beppe è un girone dantesco, una città brutta, bella, un luogo assolutamente astratto.
Come ha affrontato la scrittura a tratti visionaria di Gaudino?
Le scene visionarie e fantasmagoriche erano descritte nella sceneggiatura. Le ho assorbite mentre giravamo, ma le ho capite appieno una volta girate. L’immaginazione di Beppe è talmente un’altra cosa che solo vedendola sullo schermo te ne rendi conto, come nel caso delle scene dell’autobus con i passeggeri bagnati dall’acqua. Beppe del resto porta a compimento il suo progetto creativo nel montaggio, con un lavoro di costruzione simile a quello di un artigiano.
Non deve essere stato facile interpretare il personaggio di Anna così schiacciata e compressa dalla dura vita quotidiana.
Sono una donna fragile, ‘capasciacqua’, che però è tante altre cose insieme che convivono e poi esplodono. Anna è una donna buona, che cerca di tenere insieme tutto fino a un certo punto, e che per i figli, con la predilezione per Arturo sordomuto, trova il cambiamento.
Che cosa le ha chiesto Gaudino in scena?
Entrare in quello che noi attori abbiamo denominato “il Beppe pensiero”, non lo si può fare in un solo modo. Di volta in volta come Anna mi ci sono adattata a capire quel che accadeva. Beppe non voleva che noi avessimo dei preconcetti, delle certezze. Sapevo che succedevano tante cose e ho cercato di teorizzare il meno possibile. Mentre ero sul set ero vigile e attenta, ero dentro e anche un po’ fuori il film, ma non sempre capivo quello che stavo facendo. E ora col senno di poi credo che sia stato meglio così.
Insomma è stato un film impegnativo?
Abbiamo avuto il grande privilegio come attori di girare in sequenza, ma all’interno di questo ordine degli eventi il regista scompaginava tutto. Appena c’erano delle certezze lui subito arrivava con i dubbi.
Come è stato apprendere la lingua dei segni?
Quando impari una lingua, un dialetto o la lingua dei segni quello che conta non è impararla bene in assoluto, ma apprenderla in modo giusto per il personaggio. Il personaggio di Anna vive un rapporto privilegiato con il figlio, perciò volevo imparare a fondo la lingua dei segni, ma è talmente ricca che alla fine ho cercato di impararla abbastanza per far sembrare che io madre l’avevo imparata per amore.
Una lingua che è estenuante ricerca di comunicazione con il figlio.
Perciò volevo che fosse soprattutto emotiva, anche per aggiungere al mio personaggio e al film un’atmosfera che quella lingua contiene. Per un attore avere la possibilità di sospendere la parola, di recitare solo con i gesti e le espressioni del viso è un’occasione in più.
Che cosa le ha dato il suo personaggio?
Livide e mazzate (ride) se penso al rapporto con il marito/Massimiliano Gallo. Se avessi risposto 2 o 3 mesi fa avrei risposto che Anna mi aveva reso molto fragile perché ero scontenta di me, mi sembrava di non aver dato al regista quello che avrei voluto. Ora invece provo vera contentezza di far vedere questo film che abbiamo girato contro tutto e tutti. Questo team di persone si è impegnato a realizzare il progetto nonostante le tante porte chiuse trovate, a cominciare dalle location.
Che cosa c’è di Valeria nel personaggio di Anna?
Quando il personaggio che interpreti è così complesso e contraddittorio è inevitabile portare qualcosa di tuo. Accade che cominci ad essere tutte e due, ma ti accorgi delle aderenza tra te e Anna solo strada facendo.
Ha dato la sua adesione alla marcia delle donne e degli uomini scalzi in solidarietà con i migranti?
Abbiamo aderito tutti, sono stata anche fotografata senza scarpe. Purtroppo non potrò esserci fisicamente perché oggi impegnata con il film.
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