Dopo la vittoria dell’Excellence Award per il Miglior Montaggio Europeo agli EFA, gli Oscar del cinema europeo, lo scorso dicembre (conferito alla montatrice Maria Fantastica Valmori), Il Varco, il documentario di Federico Ferrone e Michele Manzolini, arriva in home video dopo la presentazione in prima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2019.
Prodotto da Kiné, in associazione con Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione con Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia e Rai Cinema, con il contributo di Emilia-Romagna Film Commission, il film è distribuito anche nella versione dvd da Istituto Luce Cinecittà ed è disponibile sui principali siti di e-commerce, negozi specializzati e librerie. Il varco nasce dall’ambizioso proposito di Ferrone e Manzolini: costruire un film di finzione attraverso documenti audiovisivi pubblici e privati di origine disparata, fondendoli in un unico punto di vista soggettivo, con una voce narrante che è anche flusso di coscienza.
Il documentario, infatti, è liberamente ispirato ai diari e alle vite di alcuni soldati che prestarono servizio durante le Seconda guerra mondiale, e costruito con filmati di repertorio, ufficiali e amatoriali. È il racconto in prima persona e in soggettiva di un soldato durante la fallimentare campagna di Russia della Seconda Guerra Mondiale. Nel creare la storia di un uomo alla deriva nel “cuore di tenebra” della guerra, i due registi (coadiuvati alla sceneggiatura da Wu Ming 2) hanno attinto a immaginari anche apparentemente lontani tra loro: il romanzo d’avventura, le fiabe popolari russe, la coscienza sporca del colonialismo fascista, e i diari e i memoriali dei soldati italiani sul fronte orientale.
La vicenda narrata nel film prende il via nel 1941: un soldato italiano parte per il fronte sovietico. L’esercito fascista è alleato di quello nazista, la vittoria appare vicina. Il treno procede tra i canti e le speranze e la mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. I desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, tornare a casa.
Nel cofanetto dvd, oltre al film, è presente un libretto con un testo critico di Elena Pirazzoli sulle fonti originali e sulla creazione dell’opera, mentre negli extra, oltre alla galleria fotografica è presente l’edizione critica di Da Bologna a Stalino, documentario di Enrico Chierici sul viaggio verso il fronte russo nel 1942. Il contenuto proviene da uno dei fondi privati maggiormente utilizzati nel film, quello del soldato Chierici che partecipò alla campagna di Russia e filmando il suo viaggio. Proveniente da una famiglia di fotografi, operatore di particolari capacità tecniche, probabilmente Chierici realizzò riprese private parallelamente ad altre realizzate in modo ufficiale per l’Esercito Italiano.
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