Due anziani leoni della scena, ancora affascinanti e carismatici, anche se un po’ stropicciati. Il Terence Stamp scelto da Pasolini come oggetto del desiderio in Teorema e la grandissima Vanessa Redgrave, Oscar per Giulia di Fred Zinnemann, sono i protagonisti del toccante Una canzone per Marion del britannico Paul Andrew Williams, visto al Festival di Taormina e in sala dal 29 agosto con Lucky Red. I due mostri sacri del Free Cinema sono qui una coppia di coniugi settantenni della working class, Arthur e Marion, che si trovano ad affrontare la tragedia della malattia terminale dopo una vita passata insieme. Dai caratteri opposti, burbero fino alla maleducazione e incapace di comunicare i suoi sentimenti il marito, solare e amante della vita e della musica la moglie, che nonostante il cancro in fase ormai avanzata che le toglie le forze ogni giorno di più continua a frequentare un coro amatoriale di arzilli vecchietti tenuto insieme con entusiasmo quasi infantile dalla giovane insegnante Elizabeth (la Gemma Artenton di Tamara Drewe).
Un progetto molto personale per il regista (al suo quarto film), ispirato in parte alla storia dei suoi nonni e del loro amore durato trent’anni. “Mi sono chiesto spesso cosa potrebbe spingere un uomo vecchio e ostinato ad uscire dal guscio e aprirsi. Cosa significa tenersi tutto dentro, non darsi la possibilità di vedere il lato positivo della vita? Volevo capire cosa è in grado di incrinare questa inclinazione facendo riemergere le emozioni”. Così quando Arthur rimane vedovo, dopo un momento di disperazione assoluta che lo spinge anche ad allontanare l’unico figlio (Christopher Eccleston) e la nipotina, la voglia di mettersi in gioco riemerge gradualmente attraverso la frequentazione del coro e l’amicizia con Elizabeth, fino a vincere un radicato senso del ridicolo.
Insieme al produttore Ken Marshall, il regista ha messo insieme un autentico gruppo canoro andando alla ricerca dei giusti personaggi nelle competizioni del Nordest dell’Inghilterra. “La nostra attenzione è stata attirata dalle Heaton Voices, un coro aperto a tutti di Newcastle-on-Tyne creato nel 2000 da Richard Scott”. Ed è stato proprio Scott a curare i singolari arrangiamenti, che spaziano dal jazz al soul all’hip hop. È un vero piacere vedere questo gruppo di anziani pieni di acciacchi ritrovare la verve giovanile non senza qualche allusione sessuale e qualche schermaglia in pieno stile grey pound, rivolte cioè a un pubblico dai capelli grigi, come il recente e molto amato Marigold Hotel di John Madden.
Cuore del film, ovviamente, i due assolo di Marion e Arthur. Vanessa Redgrave non esita a confessare di aver provato un certo nervosismo a girare quella scena. “Mi è sempre piaciuto cantare e mio padre mi ha dato tantissime lezioni di canto, mentre mia figlia Natasha (scomparsa tragicamente in un incidente sulle piste di sci nel 2009, ndr) mi aveva messo in contatto con il suo fantastico maestro che mi ha aiutato a ritrovare la mia voce. Ma cantare True Colors nel film è stata un’emozione molto forte per me, anche perché il senso di quella canzone è che Marion sta donando la vita a suo marito”. Quanto a Terence Stamp per lui è stato soprattutto difficile “invecchiarsi” per il ruolo. “Arthur ha la mia stessa età, ma mentre io sono molto attivo e in forma, lui appare più vecchio e questo, per la mia vanità personale, è stato un po’ fastidioso”.
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