In prima visione tv dal 30 marzo, per 8 serate, arriva la settima stagione di Un passo dal cielo, per la regia di Enrico Iannello e Laszlo Barbo, prodotta da Matilde e Luca Bernabei per produzione Lux Vide, società del Gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction.
Nel cast Giusy Buscemi, Enrico Ianniello, Marco Rossetti, Serena Iansiti, Gianmarco Pozzoli, Leonardo Pazzagli e Giulia Vecchio, con la partecipazione straordinaria di Giorgio Marchesi e Rocio Muñoz Morales.
Nella splendida cornice delle Dolomiti, con uno sguardo alle meravigliose Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Patrimonio dell’Umanità, lo sguardo che si posa sulle montagne è in questa stagione quello di Manuela Nappi (Buscemi), che porta una prospettiva nuova.
Questa stagione si gioca sull’incontro tra femminile e maschile, nelle sue infinite sfumature.
Il commissario Vincenzo Nappi dovrà confrontarsi con un punto di vista diverso: quello più empatico e dolce della sorella Manuela. Il loro rapporto di lavoro e familiare evolverà nel corso delle puntate, introducendo due nuovi personaggi: Nathan, l’uomo degli orsi, e Gregorio Masiero, uno scultore solitario che porta ferite profonde.
Inoltre, un allevatore locale, Luciano Paron, rappresenterà una minaccia per la natura incontaminata del luogo.
Dice Buscemi: “Il rapporto di fratellanza tra Vincenzo ed Emanuela è il cuore e il motore della serie, siamo come poliziotto buono e poliziotto cattivo, inoltre ciascuno è preso dalle proprie vicende amorose. Ma la vera protagonista della serie è la montagna, sono le Dolomiti. Si parlerà tanto di ambiente perché vedremo la natura minacciata, il compito dei protagonisti è di preservare il mistero e la bellezza di ciò che li circonda. Abbiamo lasciato Manuela in un momento in cui cercava di definirsi, ora si prende le sue responsabilità. Arriva con un segreto che la lega al personaggio di Gregorio, ma è cresciuta e ha uno sguardo empatico verso ciò che la circonda, indagini comprese”.
Ianniello invece parla dell’altro grande tema: la famiglia. “Natura e famiglia coincidono – dice – perché l’ambiente si preserva soprattutto per le nuove generazioni, per i propri figli. Ma è un ambiente che rischiamo di rovinare. L’allevatore dice: “quando siamo arrivati qui non c’era niente. Ci siamo presi cura della natura, ma è una medaglia con due facce, perché proprio prendendosene cura si rischia di distruggerla. Tornando in luoghi che già abbiamo battuto, ci siamo accorti che qualcosa era cambiato. Ad esempio alcuni fiumi si sono prosciugati, abbiamo dovuto ricrearli o fingerli. Eppure c’è molta sensibilità alla conservazione del paesaggio, sia da parte dei residenti che dei turisti. Anche noi abbiamo adottato ogni cautela possibile, addirittura cercando di non schiacciare troppo l’erba, creando piccoli sentieri, non lasciano rifiuti, non doveva restare nemmeno un atomo di sostanza che non fosse naturale. Tutta la troupe si preoccupava di portar via ciò che era stato appoggiato”.
Fa seguito Barbo: “Mi avevano detto che la montagna sarebbe stata faticosa, ma di dà anche tanta energia, ti viene voglia di svegliarti due ore prima del set per comporre le immagini, e non sei solo quello che le realizza, ma lo spettatore di quell’immensità. Non senti la stanchezza, o se la senti fai finta di niente, quindi vai avanti a fare quello che devi, anche divertendoti”.
Morales è un grande ritorno: “Eva torna perché ha un forte bisogno di famiglia e natura, due cose essenziali nella sua vita, che aveva erroneamente trascurato. Lei se ne va perché sta male e non è in grado di gestire la sua maternità. Le sue priorità sono l’essenza, la verità, la voglia di recuperare il tempo perso con la sua bambina, che aveva lasciato, e di ritrovarsi a guardare la natura con gli occhi della figlia. Stavolta ha meno bisogno di essere salvata ed è più pronta a dare una mano agli altri. C’è una famiglia allargata che riesce a volersi bene nonostante le difficoltà, c’è un rapporto di aiuto anche tra me, madre della figlia di Vincenzo, e la sua nuova compagna. Le donne non devono necessariamente combattersi, possono essere complici e aiutarsi. Eva se n’è andata che non era nemmeno in grado di allattare o cambiare pannolini, in preda alla depressione post parto, un tema che è stato affrontato anche con grande serietà e rispetto. Ora la ritrova a sei anni, e la bambina la accetta. A volta gli adulti devono farsi da parte. I bambini sono più puri, non giudicano, ma accolgono”.
Inoltre, aggiunge l’attrice “io stessa avevo paura di tornare. Un passo dal cielo ha avviato la mia carriera, ma ero una donna diversa, così ho chiesto agli autori di raccontare una Eva diversa, evoluta, però ho ritrovato casa, delle persone che mi avevano voluto bene in un altro momento della mia vita, in cui ero più persa e necessitavo un appoggio. Ho ritrovato vecchi amici, il regista Enrico conosceva le mie fragilità. La prima stagione l’ho fatta a 24 anni, non avevo figli, ora è del tutto diverso, ho fatto nuove esperienze, ed Enrico le sa, perché le ho condivise con lui”.
La sua controparte è Serena Iansiti: “la complicità tra donne è necessaria, solo grazie ad essa e al volersi veramente bene si può andare avanti, acquisendo sempre più vantaggi, esattamente come capita tra uomini. E’ la forza del nostro futuro. La vita di coppia di Carolina e Vincenzo va benissimo, lei è realizzata e vuole avere la stessa soddisfazione anche sentimentalmente, tende ad allargare ancora di più la famiglia. E’ una figura prorompente, non ha bisogno di alcun aiuto economico, e Vincenzo un po’ si spaventa. Questo crea scompiglio e maretta. In questo caso però Eva aiuta, anche se all’inizio Carolina è spaventata da lei, una bellissima ‘ex’ che irrompe nella sua vita, ma alla fine si innesta un rapporto salvifico”.
Rossetti interpreta Nathan, un personaggio che rappresenta la natura al 100%: “Non sappiamo nemmeno la sua storia, lo chiamano ‘uomo degli orsi’ e forse proprio un’orsa l’ha cresciuto. Ha un rifiuto della civiltà ma poi ci si deve riallacciare, grazia a tutti gli altri personaggi. La montagna mi ha fatto sentire piccolo e mi ha costretto a riguardarmi dentro. Così anche Nathan ha nella solitudine il suo punto di forza”.
Marchesi è invece un villain: “Ma ha diverse sfumature – precisa l’attore – ci siamo basati su personaggi che conosciamo. E’ legato a certi valori tradizionali che non sono sbagliati a prescindere ma ha creato un equilibrio a lui conveniente: temuto, amato, padre padrone. Ho capito che un uomo così sicuro di sé e importante per quella comunità vede qualsiasi cosa che venga dall’esterno come una minaccia, perché mina questo equilibrio che lui ha creato. E’ refrattario al cambiamento, cosa che al giorno d’oggi è problematica”.
Infine, Pazzagli è Gregorio: “un uomo spezzato dalla morte della moglie che non riesce a gestire il figlio e a mettere insieme i cocci da solo. Ma lo cambierà l’incontro con Manuela”. Aggiunge Buscemi: “proprio il rapporto con il bambino fa scattare in Manuela un istinto materno, perché inizialmente vede quello: un figlio e un padre che non è in grado, secondo lei, di occuparsene”.
Riflettori puntati sull’Italia con una mattinata di lavori per illustrare il nuovo tax credit e ribadire la valenza di facilities e associazioni di categoria
L’intervista alla regista italo-francese che ha presentato alle Giornate di Cinema per la Scuola di Palermo il suo nuovo film ambientato a Napoli con protagonista Marco D’Amore. Nel cast anche Marianna Fontana, Alessio Gallo, Maria Esposito e Giuseppe Pirozzi
Il 9 e il 10 novembre si svolgeranno a Roma, presso il Cinema delle Province, le Giornate delle Sale della Comunità
Il festival, si terrà dal 13 al 17 novembre. La madrina Nicol Angelozzi aprirà il festival con una cerimonia presso il Palazzo della Cultura. Presidente di giuria è Stefania Casini, che riceverà anche un premio