Un incubo francese per aprire la festa


LemmingLo danno per super-favorito per la Palma d’oro, Lemming di Dominik Moll, il film francese che apre questa 58/a edizione di Cannes. Non fuori concorso, come vuole la decennale tradizione del festival, ma addirittura in gara. E’ un sito di scommesse (www.bodog.com) a darlo due a uno, meglio di Jim Jarmusch e David Cronenberg che, pur attesissimi e famosi, seguono a ruota con la quotazione di tre a uno. Lemming è una sorta di thriller psicologico in cui una giovane coppia innamorata e affiatata viene messa in crisi da una coppia arrivata al capolinea delle torture psicologiche e dei tradimenti. Ma il film, che uscirà in Italia nella prossima stagione con la Lucky Red, che l’ha acquistato quando ancora era in fase di scrittura grazie a un’intuizione di Andrea Occhipinti, è soprattutto una sfida di attrici: Charlotte Rampling e Charlotte Gainsbourg, bellezze inquietanti e quasi astratte, che nella finzione sono le rappresentanti di due generazioni distanti eppure unite da una sotterranea complicità che porterà la più giovane a vendicare, in una vicenda che si muove tra manipolazione e incubo, la più matura, morta suicida in una casa abitata dalla presenza inspiegabile di un lemming, roditore originario dei paesi scandinavi che dà il titolo alla pellicola.

LemmingStrana scelta per inaugurare un festival che, secondo le intenzioni di Thierry Fremaux e Gilles Jacob, vuole difendere il cinema d’autore, rinunciando agli sconfinamenti nel documentario o nel cartoon che contrassegnarono le scorse edizioni. Moll, tedesco d’origine, lavora in Francia (come l’austriaco Michael Haneke, un altro beniamino del festival, quest’anno in concorso con Caché). Proprio qui a Cannes si fece conoscere, nel 2000, con Harry, un ami qui vous veut du bien venduto anche in America dalla Miramax.

Un po’ intimidito dalla responsabilità di inaugurare la più grande kermesse cinematografica del mondo nell’anno di Star Wars III, il quarantatreenne Moll ha accettato “perché c’è una tendenza a scegliere film meno commerciali che segna un mutamento di linea”, ma anche perché il suo film esce proprio oggi, in contemporanea con l’anteprima del festival, nelle sale francesi. Così salirà la lunga scalinata rossa del Palais con i suoi attori, oltre alle due Charlotte che sembrano madre e figlia, André Dussollier e Laurent Lucas in una serata che ha come madrina un’attrice belga poco famosa all’estero ma dal nome di buon auspicio per i padroni di casa, Cecile de France. Poi, sotto al poster dove una scala rossa stilizzata sale direttamente fino al cielo stellato, e accanto alle gigantografie di Florence Aubenas, dell’altro ostaggio Hussein Hanoun e di Ingrid Betancourt, rapita in Colombia tre anni fa e mai ritrovata, passeranno anche Emir Kusturica con i suoi giurati, tra cui molte donne illustri, compresa la scrittrice Toni Morrison, ma nessun italiano. Pare che Kusturica, in un incontro a porte chiuse tra i membri delle tre giurie ufficiali svoltosi ieri, abbia distillato così la sua filosofia di regista, spesso premiato ma stavolta chiamato a premiare: “Mi piace pensare a questo festival come una novella Epidauro, il luogo deputato delle arti, in cui si va a mostrare o vedere il nuovo, il talento, l’arte. A Epidauro, segno dei tempi, dominava il teatro; a Cannes impera il cinema”. Mentre il presidente Gilles Jacob ha sottolineato come la politica sia  destinata a restare a casa, almeno per quest’anno, dopo il clamore suscitato dalla vittoria di Fahrenheit 9/11. Tra i 21 del concorso c’è infatti un solo film dai temi dichiaratamente politici: Kilometre Zero del curdo iracheno Hiner Saleem, ambientato nel corso del conflitto con l’Iran del 1988.

autore
11 Maggio 2005

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