Un’esposizione a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri (Reggio Emilia), dal 26 marzo al 3 luglio, ripercorre la storia di Umberto Tirelli, grande sarto del teatro e del cinema che ha vestito divi e divine della Dolce vita romana, vedendo i propri abiti esposti al Louvre, al Metropolitan, a Palazzo Pitti e al Museo del Costume di Tokyo. La mostra Umberto Tirelli. La Collezione d’Arte Tirelli-Trappetti, 1992-2022, a cura di Nadia Stefanel, promossa dal Comune e dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue, non si concentra sul lato pubblico di Tirelli e sulle sue importanti collaborazioni (Visconti, Strehler, Ronconi, Cocteau, Aulenti, Fellini, Zeffirelli, Pasolini e molti altri), ma sul lato privato, sulla figura di un collezionista raffinato capace di costruirsi una raccolta d’arte su misura, a partire da profondi rapporti di amicizia con artisti e costumisti. Tutte le opere esposte sono parte della donazione fatta nel ’92 da Dino Trappetti, successore di Umberto nella direzione della Tirelli Costumi, a favore del Comune di Gualtieri.
La mostra si apre con una serie di foto (che ritraggono, tra i tanti, Maria Callas, Albero Moravia, Ingrid Bergman, Jean-Paul Belmondo, Sophia Loren e Hubert de Givenchy) tratte da un album oggetto di donazione. Il percorso espositivo si sviluppa, quindi, in due sezioni: da un lato schizzi, bozzetti e le opere finite di noti personaggi del mondo del teatro che si cimentavano anche nella pratica della pittura (Bice Brichetto, Yannis Tsaroukis), dall’altro le opere realizzate da nomi del panorama artistico a lui contemporaneo, come Balthus, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Lila De Nobili, Giosetta Fioroni, Renato Guttuso, Mino Maccari, Giacomo Manzù e Marino Mazzacurati. Un corpus notevole è costituito dai lavori di Fabrizio Clerici, tutti legati a episodi di vita e amicizia. Esposti anche due costumi: uno indossato da Romolo Valli nell’Enrico IV di Pirandello, regia di Giorgio De Lullo, l’altro da Romy Schneider in Ludwig di Luchino Visconti. L’esposizione si completa con 15 dipinti e cinque bronzi di Antonio Ligabue.
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